Bollicine di montagna: l'autunno è tempo di festival
Eventi, degustazioni e visite guidate per scoprire un territorio, i suoi vigneti e i suoi sapori. Con 200 etichette, 6 distretti produttivi e 64 cantine.
di Barbara Sgarzi
5' di lettura
Trentodoc never fails to amaze!”. Continua a meravigliare e stupire lo spumante trentino, anche nelle parole ammirate di Tom Stevenson, fondatore e presidente del concorso Champagne & Sparkling Wine World Championship. Un complimento di peso che arriva da uno dei massimi esperti mondiali di bollicine, nell'edizione 2021 del suo concorso, che ha premiato il marchio collettivo con ben 72 medaglie. Risultato tanto più impressionante se pensiamo alla regione che lo ha guadagnato: 1.154 ettari di vigne strappati con pazienza e dedizione alla montagna (il 70 per cento del territorio trentino si trova al di sopra dei mille metri), fazzoletti di terra difficili da coltivare, con lavorazione quasi esclusivamente manuale, vitigni che toccano i 900 metri e pratiche sostenibili che sono di casa da ben prima che fossero di moda. Un mondo affascinante e complesso dove le sensazioni nel calice si fondono alla perfezione con il territorio, in una sinestesia tra profumi e paesaggio. Un mondo, ancora, che sta funzionando sempre di più: i dati dell'Osservatorio dell'Istituto Trento Doc evidenziano per il 2021 una crescita a volume e a valore, con un'accelerazione del 40 per cento rispetto al 2020 (dopo la flessione della pandemia) e del 23 per cento sul 2019. Le vendite hanno superato i 12 milioni di bottiglie e il fatturato complessivo ha raggiunto i 150 milioni di euro. «Trentodoc è una denominazione storica: risale al 1993. Il rigore delle 64 case spumantistiche nel perseguire la qualità e il rispetto del territorio sono i suoi elementi differenzianti. Trentodoc vede nella montagna – caratterizzata da varietà climatica e da altitudini diverse – il suo aspetto peculiare, apprezzato da un crescente numero di consumatori in tutto il mondo», ha dichiarato Enrico Zanoni, Presidente dell'Istituto Trento Doc. Una realtà che si prepara a mettersi in mostra in un festival dedicato, a Trento, dal 7 al 9 ottobre. Tre giorni ricchi di eventi, degustazioni, masterclass, visite guidate per capire che dietro allo slogan “bollicine di montagna” c'è sostanza, e quella sostanza si chiama territorio.
Una stagione in fermento
Trentodoc Festival , prima edizione di un appuntamento voluto dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Trentino Marketing con Istituto Trento Doc, è una festa declinata in cinque direttrici: Wine Talks, Cooking Tales, Sparkling Stories, Trentodoc Tasting e Trentodoc in Cantina. Una festa che conterà su nomi come Diego Cusumano, Vittorio Frescobaldi, Davide Longoni, la scrittrice premio Pulitzer Jhumpa Lahiri e la cantante Malika Ayane.
E che coinvolgerà in primis la città di Trento, le sue piazze, i palazzi storici, i ristoranti e le enoteche, ma anche tutta la provincia, dove le case spumantistiche organizzeranno eventi e degustazioni per gli appuntamenti di Trentodoc in Cantina. Lo spumante trentino è infatti prodotto in sei distretti: Rovereto e Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Trento e Valle dell'Adige, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana. Una varietà di territori per un caleidoscopio di possibilità – sono circa 200 le etichette create – ottenute grazie a quattro vitigni: Chardonnay, Pinot Nero, Meunier e Pinot Bianco e che, pur nelle differenze di vinificazione, assemblaggi, affinamenti e dosaggi, hanno in comune due tratti essenziali: la freschezza e la sapidità. La chiave è l'escursione termica, tipica delle zone montuose. Grazie al caldo vento dell'Ora, che arriva dal lago di Garda e mantiene i grappoli sani e asciutti, e al freddo delle notti, lo spumante trentino sviluppa caratteristiche organolettiche e aromatiche peculiari, che non si riscontrano in nessun altro spumante italiano.
Giocare con gli abbinamenti
Conferma Roberto Anesi, miglior sommelier Ais del 2017 e uno degli ambasciatori delle bollicine trentine: «È un vino verticale, tutto altezze, freschezza e salinità, come la montagna dalla quale ha origine; in questo senso è uno specchio perfetto del territorio». Nato a Trento, Anesi queste bollicine le conosce da sempre. E ci regala degli abbinamenti inconsueti: «Con la selvaggina, quando è servita in ricette delicate. Ad esempio, un controfiletto di cervo cotto al perfetto punto di rosa abbinato a un Trentodoc Rosé Riserva, uno degli ultimi arrivati nella gamma, con soste sui lieviti più lunghe e dosaggi zuccherini più bassi, regala un'armonia di sapori e di gusto straordinaria. Ma c'è un pairing più prosaico, quasi un piacere proibito che mi concedo dopo una pesante giornata di lavoro: una porzione di patatine fritte. Il sale e la ricchezza del piatto lo rendono un compagno perfetto per un calice di queste bolle!».
Fa eco un altro ambasciatore dello spumante trentino, Simone Loguercio, miglior sommelier Ais 2018: «Il rosato, magari affinato in legno, lo vedo bene su una grigliata di carne all'aperto, circondati dalle montagne. Gli spumanti a base Chardonnay invece sono perfetti con burro e acciughe, anche se il mio abbinamento del cuore è con la pizza». Anesi e Loguercio, insieme agli altri sommelier che hanno vinto il titolo di miglior sommelier d'Italia (Maurizio Filippi, Valentino Tesi, Stefano Berzi), grazie alla partnership tra Ais e Trentodoc, sono ambasciatori delle bollicine di montagna e saranno i protagonisti delle degustazioni e masterclass del Trentodoc Festival d'ottobre, con possibilità di assaggiare anche preziose magnum. Ci saranno momenti per tutti, dai neofiti ai degustatori più esperti, con particolari focus sui vari distretti territoriali dei vini e una guest star d'eccezione: Gabriele Gorelli, il primo Master of Wine italiano.
Volete prepararvi? Loguercio offre qualche suggerimento di degustazione: «A chi si avvicina a questo spumante suggerisco di cercare la freschezza e di ritrovare le sensazioni olfattive di una passeggiata tra i monti: il profumo delle erbe, i sentori balsamici, la fragranza dei fiori… La spumantizzazione, in generale, è soprattutto tanta tecnica, infatti ormai la fanno ovunque. Qui, oltre alla tecnica, c'è un vero contatto con il territorio e lo si sente nel calice. Per i degustatori già esperti, stiamo preparando tasting per mettersi alla prova con Chardonnay e Pinot Nero di alta quota, zone particolari e magari vecchie annate da recuperare nelle cantine. Ci sarà da divertirsi per tutti».
Dal rosé al rosa
Le bollicine? Un lavoro anche da donne e negli ultimi tempi sempre di più. Che siano eredi di famiglie storiche o arrivate alla vigna dopo altre esperienze, le quote rosa degli spumanti trentini sono sempre di più e stanno uscendo dagli ambiti solitamente riservati a loro in azienda – la comunicazione, l'enoturismo, il marketing – per entrare in vigna e in cantina. Come Lucia Letrari, enologa, figlia d'arte, cresciuta tra botti e bottiglie, che ha studiato enologia all'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, oggi Fondazione Mach, in una classe di soli maschi, ed è in azienda da oltre trent'anni. «È un lavoro che richiede uno sforzo fisico in cantina che lo lega inevitabilmente al mondo maschile, ma l'enologo non lavora soltanto con le mani. Questo mestiere mi ha abituato a ragionare su quello che accadrà tra cinque anni, a tener conto del ritmo della natura, del vino e delle tante variabili. E questo le donne lo sanno fare bene, credo che abbiano in dono una sensibilità maggiore», chiarisce. Una bellissima storia al femminile quella di Maddalena Nardin di Villa Corniole, che per conciliare il lavoro in azienda e la famiglia, andava alle fiere di settore con le tre figlie Sabina, Linda e Sara; le iniziali dei loro nomi si ritrovano nell'etichetta della casa Salísa e due di loro, oggi, sono coinvolte in azienda. Chiude Giulia Pedrini di Pravis: «Il mondo femminile ha tanto da dare a Trentodoc. Rispetto ad anni fa le donne del vino sono molte di più: si occupano soprattutto di marketing e vendite. Risulta meno naturale avere donne in cantina perché il lavoro è faticoso a livello fisico, però, se una donna ha le giuste competenze, ottiene il riconoscimento di tutti, anche in vigna». E il ringraziamento dei molti fortunati che a ottobre a Trento, e poi nelle loro case, stapperanno una bottiglia di bollicine di montagna.
loading...