Bologna, minacciati i dirigenti. Saputo: "Episodio disgustoso e inammissibile, si è superato il limite"
a cura di Datasport
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Attraverso una nota ufficiale, il presidente del Bologna Joey Saputo ha condannato l'atto deprecabile di alcuni tifosi che hanno apposto delle croci in quel di Casteldebole con i nomi di Di Vaio, Fenucci e Bigon, tre dirigenti del club rossoblù: "Desidero per prima cosa ringraziare tutti i bolognesi, gruppi organizzati e singoli tifosi, che in queste ore hanno condannato pubblicamente la messinscena allestita ieri davanti ai cancelli di Casteldebole. Claudio Fenucci, Riccardo Bigon e Marco Di Vaio sono persone perbene che godono della mia piena stima professionale: a loro va la mia personale solidarietà", ha scritto in una nota ufficiale il presidente del Bologna."Resta la gravità del fatto: mai avrei pensato che in una città come Bologna potessero verificarsi episodi del genere, che non posso in alcun modo collegare alla passione genuina dei veri tifosi rossoblù. Non concepisco e non concepirò mai che per uno sport, che dovrebbe essere motivo di divertimento e aggregazione, si arrivi a minacciare tre persone. Ora si è superata la misura e giustamente la condanna è unanime. Ma io penso che questo episodio disgustoso debba rappresentare l’occasione per una riflessione approfondita da parte di tutti: non è ammissibile che il calcio diventi il pretesto per dare sfogo agli istinti più beceri", prosegue Saputo che poi conclude il suo intervento così: "Sono arrivato a Bologna quattro anni fa investendo immediatamente più di 50 milioni per salvare e ricostruire il Club. Un lavoro lungo e difficile che abbiamo iniziato e stiamo portando avanti con altri importanti investimenti di capitali. Siamo pronti a presentare alla città un progetto di riqualificazione che farà del Dall’Ara uno stadio all’avanguardia. Siamo consapevoli noi per primi che i risultati sul campo in questo momento non sono soddisfacenti, ma abbiamo sempre detto che la scalata a piazzamenti che ci tengano al riparo dalla possibilità di dover lottare per la salvezza avrebbe richiesto tempo e una crescita organica della società dalle fondamenta". Un fatto deprecabile che purtroppo non sappresenta l'eccezione quando le cose si mettono male: serve un cambio di mentalità e una cultura diversa, con un approccio più soft allo sport che, per alcuni, pare diventato questione di vita o di morte.
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