Bologna, parte la grande riqualificazione
Primo protocollo di intesa con le Ferrovie per la rigenerazione urbana dei primi 20 ettari tra aree ed edifici ferroviari dismessi - Investimenti per oltre 90 milioni di euro
di Ilaria Vesentini
3' di lettura
Lo aveva annunciato nel suo programma elettorale e poco prima dello scoccare dei sei mesi alla guida di Bologna, il sindaco Matteo Lepore mette il primo, importante tassello di quella “via della conoscenza” con cui mira a fare del capoluogo emiliano un modello diffuso di innovazione tecnologica, urbanistica sostenibile, sperimentazione sociale, alternativo all'Innovation district Mind di Milano perché non confinato in un hub, ma in grado di abbracciare un quadrate di 500 ettari in tutta l’area metropolitana. Si parte con il protocollo di intesa firmato con le Ferrovie dello Stato per la rigenerazione urbana dei primi 20 ettari tra aree ed edifici ferroviari dismessi, dal Dopolavoro di via Serlio all’ex scalo del Ravone, che saranno restituiti ai bolognesi, con investimenti per oltre 90 milioni di euro e interventi di riqualificazione che permetteranno di risparmiare ogni anno oltre 280 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio).
Il progetto Grande Bologna
Dei progetti candidati ai fondi del Pnrr, questo della “Grande Bologna”, presentato ieri con l'Ad di FS, Luigi Ferraris, e il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovanni, è sicuramente il più rilevante, non solo per importi impegnati ma per significato, perché tocca il crocevia del Paese e aree abbandonate da 15 anni, che saranno trasformate in spazi del mutualismo e dell'economia collaborativa (all'ex area Ravone, 57,9 milioni di euro di cantieri), in un Polo della memoria democratica, lo Smithsonian italiano con il più grande archivio sulla storia contemporanea della città e del Paese (ristrutturando parte degli edifici della stazione centrale 2 agosto 1980, 21,1 milioni di euro di opere) e in un grande parco verde con strutture culturali e sportive (all'ex Dopolavoro Ferroviario, altri 11,1 milioni di euro).
La partenza dei lavori
L’accordo tra il sindaco Lepore e l'Ad di FS aspetta ora il via libera da parte del ministero delle Finanze, previsto entro aprile, i lavori potrebbero partire nel giro di pochi mesi, fatte le gare e aggiudicati i lavori e vanno conclusi entro marzo 2026, per non perdere le risorse europee.«Si tratta del primo step del Piano integrato da 157 milioni di euro finanziato dal Pnrr che darà forma alla Via della conoscenza, con gli altri tre progetti di riqualificazione centrati sul Polo della ricerca e della scienza di Imola, sul Centro di ricerca Enea del Brasimone e sull'ex Cartiera Burgo di Marzabotto – spiega Lepore -. Quattro luoghi di una rete metropolitana che racchiude e mette a sistema l'eccellenza che già esiste, perché a Bologna ci sono oltre 100 luoghi di innovazione e 100mila tra ricercatori e studenti in una città di 400mila abitanti e presto, con l'arrivo del supercomputer Leonardo, concentreremo qui il 95% della capacità di calcolo dell'intero Paese». In 15 minuti a piedi si andrà dalla stazione Alta velocità - snodo del Paese - al Tecnopolo di via Stalingrado, da qui al Cineca, al Cnr, alle sedi universitarie, al Fiera district, tra corridoi verdi, piste ciclopedonali, cohousing, spazi condivisi per attività aziendali e professionali, «e tutto è a un’ora da Milano, due da Roma, mezz’ora da Firenze e a pochi minuti dall'aeroporto ora che il People Mover ha ripreso a funzionare», rimarca il sindaco. Che ha ribaltato i vecchi progetti per le aree dismesse puntando «alle missioni future della città: attrarre e supportare talenti, ricercatori, imprese innovative» adottando un modello nuovo: un terzo delle aree FS dismesse sono state acquistate dal Comune, altre affittate e saranno rigenerate direttamente, gli altri due terzi sono stati candidati al bando internazionale Reinventing Cities promosso da C-40, puntando a raccogliere progetti e finanze di sviluppatori internazionali. Entro fine anno inizieranno anche i lavori per la prima linea rossa del tram di Bologna, che collegherà Borgo Panigale a ovest e il Caab a est (opera da 500 milioni) ed entro il 2026, per non perdere i fondi Pnrr, dovrà essere conclusa anche la seconda linea verde verso nord, altri 222 milioni. Cantieri che si dovrebbero incrociare con quelli del Passante di mezzo, rivisto in chiave green dalla Giunta Lepore inserendo 50 MW di fotovoltaico, il più grande parco d’Italia.
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