Bomba sporca, così l’Italia si prepara con le misure della Difesa
In allerta massima «H 24» l’Aise (agenzia informazione e sicurezza esterna) e lo Stato maggiore Difesa
di Marco Ludovico
3' di lettura
A Roma ci sono alcuni uffici classificati dello Stato con i gradi massimi di riservatezza al lavoro ormai giorno e notte da quando Vladimir Putin ha paventato il ricorso eventuale a una «bomba sporca» nel conflitto Russia-Ucraina. In questi casi scatta un allerta specifico, di livello molto alto, simile a quello di una minaccia nucleare. Al di là della concretezza effettiva dell’annuncio, difficile da stimare ma sotto osservazione ininterrotta, vanno fatte tutte le valutazioni «info-operative» per usare il gergo degli addetti ai lavori. Al lavoro per l’Italia sono due i bracci operativi al servizio delle decisioni politiche finali: Aise e Stato Maggiore Difesa. Coinvolti in linea diretta il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il titolare della Difesa Guido Crosetto.
Il ruolo dell’Aise
Fin dagli annunci sulla guerra tra Mosca e Kiev l’agenzia d’intelligence guidata dal generale Gianni Caravelli ha riversato a palazzo Chigi tutte le informazioni acquisite in azioni dirette o condivise con i cosiddetti «servizi collegati». Parliamo di notizie riservate, compresi livelli molto alti di segretezza, in grado di mettere i vertici di palazzo Chigi e dell’esecutivo nella piena conoscenza della situazione «in teatro» come dicono gli addetti ai lavori. Un patrimonio essenziale per le decisioni politiche come quelle dei cosiddetti «decreti armi» poi approvati con il via libera del Parlamento. I livelli di riservatezza delle informazioni sulla cosiddetta bomba sporca sono altissimi. Info preziose, se le notizie sono specifiche, in vista delle scelte politiche prossime future.
L’osservatorio di Smd
Allo Stato maggiore Difesa, organo di comando e coordinamento operativo delle forze armate, il II reparto Ris (informazioni e sicurezza) svolge le funzioni di intelligence militare sul conflitto russo ucraino. A maggior ragione, ora, sulla cosiddetta bomba sporca. Il Ris è guidato da un generale di brigata dell’Esercito ma le informazioni arrivano da tutti i flussi info-operativi delle forze armate. «Poi queste notizie sono messe a sistema con il J2 della Nato, la cosiddetta intelligence della coalizione» spiega Andrea Margelletti, presidente del Cesi (Centro studi internazionali). Ogni elemento informativo essenziale, se non strategico, va subito condiviso. Non solo sulla linea gerarchica per l’Italia, ma anche sul piano dell’Alleanza Atlantica. Un processo irrinunciabile, decisivo. In queste ore, continuo.
Il confronto nella Nato
Se si parla di una minaccia nucleare da parte di Putin, anche nella versione della bomba sporca, il livello di valutazione e decisione tecnica-politica non può che essere Nato. Già sul tema ci sono state diverse riunioni di ufficiali delle diverse nazioni alleate. A livelli riservati, non ufficiali, su piani tecnici specifici. Si tratta, poi, di mettere a fuoco la concretezza delle dichiarazioni ufficiali come quelle fatte da Putin. Ma anche, profilo ancor più delicato, testare la disponibilità ed effettività dell’Alleanza di fronte a una reazione ipotizzata. Tutte procedure, inutile dirlo, supersegrete per motivi evidenti. Una riunione ufficiale Nato a Ramstein resa nota per questo motivo sarebbe già di per sé una risposta ufficiale. Una contromossa gravida a sua volta di conseguenze.
Mosse da studiare
«Il Ris contribuisce all’immagine, la cosiddetta picture, dell’intelligence Nato» aggiunge Margelletti. La convisione tra gli alleati della coalizione Atlantica di tutte le informazioni tattiche e strategiche è un percorso essenziale, decisivo, sia per la difesa sia per la reazione alla bomba sporca. «Fondamentale alla Difesa è il monitoraggio delle comunicazioni - aggiunge Margelletti - a cominciare dalle posture assunte nel teatro operativo. Se arrivasse la notizia della decisione russa di sgomberare una certa area, quella può essere considerata una “postura” per l’utilizzo della bomba sporca». È uno dei dossier più caldi sul tavolo del nuovo ministro Crosetto.
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