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Bond e certificates per recuperare le minus entro fine anno

Le opzioni in mano agli investitori per sfruttare il credito di imposta degli ultimi 4 anni

di Andrea Gennai

3' di lettura

Mancano poche settimane alla fine dell’anno e questo è il momento ideale per il risparmiatore di valutare l’opportunità di effettuare compensazioni fiscali per ridurre o addirittura azzerare le minusvalenze presenti nel proprio zainetto fiscale e che andranno in scadenza il prossimo 31 dicembre. Skipper Informatica ha selezionato una serie di bond che registrano un potenziale capital gain, in caso di vendita prima della scadenza, da sfruttare per recuperare le minus.

I bond, insieme a certificates, azioni, Etc/Etn e derivati sono gli unici strumenti che consentono questo tipo di operazioni. I bond selezionati non sono solo BTp, ma anche Bei e corporate e finanziarie italiani. Al guadagno in conto capitale (capital gain) lo Stato applica l’imposta del 12,5% prevista per gli strumenti finanziari inseriti nella cosiddetta “white list” (ad esempio titoli governativi e sovranazionali) e del 26% per tutte le altre obbligazioni (corporate, finanziari, ecc.).

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Le tempistiche

«La tassazione derivante - spiega Stefano Meo di Skipper Informatica - può essere ridotta o annullata utilizzando le eventuali minusvalenze generate da precedenti perdite e ancora presenti nello “zainetto fiscale”. A partire dal 1 gennaio 2023 andranno infatti perse le minusvalenze registrate su operazioni d’investimento chiuse in perdita nel 2018. Occorre quindi verificare se nella posizione fiscale collegata al dossier titoli, ci siano ancora perdite che stanno per scadere. Per quest’anno c’è ancora tempo per farlo ma ricordiamo che, tenendo conto del gioco delle date di regolamento delle operazioni, l’ultimo giorno utile è il 28 dicembre». Ma è bene non arrivare all’ultimo istante.

In un quadro di rialzo dei tassi c’è il rischio che le quotazioni scendano e le plusvalenze si riducano. Chi vuol optare per questa scelta ha pochi margini per ottimizzare i tempi. «Nonostante la rapida crescita dei tassi di questi mesi - continua Meo - sono diverse le obbligazioni che generano plusvalenze se comprate all’emissione e vendute al prezzo di riferimento indicato in tabella. Attenzione però che, in caso di acquisti successivi alla data di emissione, i conti vanno fatti sul prezzo medio di carico in portafoglio».

I BOND
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Gli indicizzati

Tra le opzioni non mancano i bond indicizzati all’inflazione, che hanno beneficiato dell’attuale contesto di mercato. Si tratta di titoli complessi che vanno conosciuti bene nei loro meccanismi. «Tra i governativi più scambiati - conclude Meo - è interessante notare il BTPi scadenza 15 maggio 2028 che è indicizzato all’inflazione europea senza tabacco. Il bond, se comprato alla sua nascita nel marzo 2017, presenta in caso di vendita una plusvalenza di 1.268 euro per ogni 10mila euro di nominale acquistato; questo nonostante il prezzo del titolo sia sceso di quasi tre figure rispetto a quello di emissione. Ciò è dovuto al valore del coefficiente inflattivo maturato al momento della vendita che svolge un effetto moltiplicatore sul prezzo di questa tipologia di titoli legati all’inflazione europea».

I certificati

Uno strumento molto gettonato per recuperare le minus è quello dei certificati. Già a partire dalla seconda metà di ottobre scatta il pagamento dei maxi cedolini di alcuni certificati di investimento con l’obiettivo di recuperare le minusvalenze di 4 anni prima. «Bisogna fare però attenzione - sottolinea Pierpaolo Scandurra, analista indipendente - se la cedola è troppo elevata. In passato ci sono state anche cedole condizionate sopra al 30% con sottostanti di azioni Usa molto volatili. Alla fine sono state violate le barriere e il cedolone non è stato pagato. Bisogna intanto verificare che il pagamento del premio sia condizionato oppure no».

I CERTIFICATI
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Per incassare la cedola bisogna leggere attentamente il prospetto e prendere come riferimento il record date. «Il giorno di stacco - continua Scandurra - è quello antecedente il record date mentre due giorni prima del record date si ha l’ultimo giorno utile per l’acquisto. Una volta staccata la cedola io posso vendere subito il certificato incassando il beneficio. Il premio sarà versato materialmente dopo un paio di giorni».

Il dilemma poi è se vendere i titoli dopo lo stacco o tenerli. Non ci sono regole adatte per tutti, molto dipende dalle strategie del singolo risparmiatore, ma ci sono alcune variabili da monitorare. «Molto - conclude Scandurra - dipende dalle caratteristiche dello strumento. Sono certificati a capitale condizionatamente protetto che poi continuano a pagare premi periodici. Se sono allettanti l’investitore può anche restare. Altrimenti se vuol venderli meglio farlo a gennaio che a dicembre in quanto con gennaio si sposta in pratica di un anno la possibilità di recuperare le minusvalenze. È infine sempre consigliabile per l’investitore accertarsi se il proprio intermediario adotta un criterio di compensazione immediata delle minus/plusvalenze prima di acquistare certificati con maxi cedole.

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