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Bonomi: l’Europa recuperi uno spirito unitario. Occorre un Fondo sovrano. L’industria asset stretagico

Il presidente di Confindustria: Germania e Francia zoppicano, non ci aiuta. Serve fondo sovrano europeo, ma alcuni stati fanno guerra interna

di Nicoletta Picchio

3' di lettura

Esordisce con una constatazione: «l'industria italiana è forte, più dei nostri competitor». Gli ultimi dati del pil stanno dimostrando che l'Italia sta crescendo più della Francia e della Germania, che è in forte rallentamento ed è entrata in recessione tecnica. Carlo Bonomi passa subito ad una successiva riflessione: «questo scenario non ci fa stare tranquilli perché sappiamo quanto l'Italia sia inserita nelle catene del valore aggiunto. Avere due partner europei che in questo momento stanno zoppicando non ci aiuta, l'industria italiana ha dimostrato di aver fatto i compiti a casa ma non è uno stato di grazia che ci è garantito, abbiamo le necessità di interventi di politica industriale, europei e nazionali».

Il presidente di Confindustria parla in collegamento al Festival dell'Economia di Trento, nell'evento di chiusura. «L'Europa ha fatto l'Europa solo con la crisi pandemica, una crisi simmetrica che ha colpito tutti gli Stati membri, attuando il Next Generation Eu. Dopo si è tornati a pensare ognuno a se stessi, di fronte alle sfide di competitività che ci hanno lanciato Stati Uniti e Cina». Transizione green e digitale: l'Europa ha fissato gli obiettivi, ha detto Bonomi, ma non ha messo in campo una politica di accompagnamento. «Il problema non sono la Cina e gli Stati Uniti, il problema siamo noi che non stiamo accompagnando l'industria europea, ed è un tema strategico, con strumenti di politica industriale».

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Serve fondo sovrano, ma alcuni stati fanno guerra interna

Cina e Usa stanno ponendo all'Europa e alla sua industria una sfida di competitività. «Dobbiamo fare i compiti a casa nostra, capire che il nostro è un Continente di trasformazione. Non abbiamo imparato la lezione del passato: se non ci siamo fermati come paese con la pandemia grazie all'industria della logistica, degli alimentari, dei farmaci. Se non capiamo che l'industria è un tema di strategia nazionale ed europeo, non faremo mai gli strumenti necessari per essere competitivi», ha detto il presidente di Confindustria che ha rilanciato la proposta di un Fondo sovrano europeo, criticando l'atteggiamento della Germania a favore degli aiuti di Stato, che premia chi ha più spazio fiscale creando asimmetrie e penalizzando gli altri: «alcuni paesi pensano di risolvere i problemi facendo una guerra interna».

In questa dimensione internazionale «ormai ineludibile» Bonomi ha ricordato le sue visite a Kiev, nel 2022 e a febbraio 2023, con l'apertura di un ufficio di Confindustria nella capitale Ucraina, la recente apertura di una sede a Singapore, un'altra di prossima apertura a Washington, oltre alla costante presenza a Bruxelles.

La Ue deve accompagnare le transizioni: per raggiungere gli obiettivi prefissati occorrono 3.500 miliardi in Europa, 650 in Italia, il Pnrr stanzia circa 60 miliardi, il resto, ha spiegato Bonomi è sulle spalle di imprese e famiglie. Senza risorse, ci saranno costi sociali «non vorrei che poi si dicesse che è colpa delle imprese».

Un argomento che si incrocia con la riforma del Patto di stabilità e crescita: «premesso che si dovrebbe chiamare Patto di crescita e stabilità, è nostro interesse che si faccia entro l'anno, con il debito che abbiamo, anche se spalmato su un lungo tempo, non è nostro interesse restare esposti ai mercati finanziari. E dal momento che l'Europa ci spinge a realizzare certi investimenti nelle transizioni, dovrebbero essere scomputati».

Pnrr, cinque Paesi lo hanno già modificato

Il governo sta lavorando alle modifiche da presentare in Europa sul Pnrr: «cinque paesi lo hanno già fatto, le condizioni di scenario sono cambiate da quando il Pnrr è stato pensato. Bisogna avere il coraggio di dire cosa possiamo fare nei tempi previsti», ha detto il presidente di Confindustria, sottolineando che sono si tratta di un debito sulle spalle delle future generazioni e che vanno realizzati i progetti che creano crescita potenziale.

Sulle riforme: non ci sono più scuse, le risorse ci sono

Sono le riforme il valore più profondo del Pnrr: «ora le risorse ci sono, non abbiamo più scuse. Non si stanno realizzando le riforme che vanno fatte senza indugio, come quella della giustizia, quella fiscale, è stato fatto un primo passo, ma non è la riforma organica che auspicavamo, serve una riforma del mercato del lavoro a 360 gradi concentrata sulle politiche attive di cui non si vede traccia, nemmeno nell'ultimo decreto».

Non diamo voti ai Governi

Bonomi, rispondendo a una domanda, non ha dato voti sul governo: «non spetta a noi, valutiamo i provvedimenti, se ci convincono lo diciamo, altrimenti li critichiamo». E sul ponte sullo Stretto di Messina: «siamo a favore delle infrastrutture, quindi anche al ponte, ma deve far parte di un piano molto corposo». Infine il nucleare: «va fatta una riflessione seria, 13 paesi europei su 27 hanno centrali, la Francia ne ha 53, serve una governance europea».

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