Bonomi lancia il patto per la crescita
Il presidente propone un'intesa ai sindacati e ringrazia Draghi per il lavoro svolto: «Ci auguriamo continui a lungo nella sua attuale esperienza». E sulle riforme: «Occorre farle adesso, basta rinvii, basta giochetti, basta veti. No alle bandierine dei partiti»
di Nicoletta Picchio
I punti chiave
3' di lettura
Conclude a braccio, guardando a Mario Draghi: «Signor presidente, ci faccia realizzare i nostri bellissimi sogni». Carlo Bonomi li ha spiegati nelle ventisei pagine di relazione, all’assemblea di ieri 23 settembre, a partire dalle riforme strutturali che «l’Italia aspetta da troppo tempo». Un appello al governo e poi uno al sindacato per realizzare quel Patto per l’Italia che il presidente di Confindustria chiede dall’assemblea del 2020: «Facciamolo almeno noi, non perdiamo altro tempo». Il presidente del Consiglio lo dice subito dopo, nel suo discorso: serve un patto tra le forze economiche e sociali. «Era una nostra convinzione già dall’anno scorso che servissero relazioni industriali forti, il fatto che Draghi abbia dato l’avallo ci richiama alle nostre responsabilità, andare al tavolo con convinzione», ha incalzato Bonomi nella conferenza stampa dopo l’assemblea.
Riforme per cogliere l’occasione del Pnrr
«Scegliere di cambiare», è lo slogan dell’assemblea. Riforme, quindi, per cogliere l’occasione del Pnrr: «Basta rinvii, basta veti, basta giochetti». E ai partiti, davanti al rischio che il cronoprogramma possa slittare, dice: «È una strada profondamente sbagliata quella del gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero». Confindustria si opporrà a chi intralcia il processo di riforme, a chi «flirta con i no vax invece di pensare alla sicurezza dei cittadini e lavoratori». Proprio ricordando le vittime del Covid Bonomi ha chiesto, in apertura, un minuto di silenzio.
Draghi: «Uomo delle necessità»
È alla «mano ferma» di Draghi che il presidente di Confindustria rende merito. Lo definisce «l’uomo della necessità, come prima di lui De Gasperi, Baffi e Ciampi». Il premier, appena Bonomi lo cita, è accolto da un applauso di oltre un minuto e una standing ovation. Draghi ha fatto recuperare al paese credibilità internazionale, ha sottolineato Bonomi, è interesse dell’Italia e dell’Europa che sia un punto di riferimento delle future riforme europee. «Ecco perché noi imprese non esitiamo a dire che ci riconosciamo nell’esperienza di questo governo e ci auguriamo che continui a lungo e oggi torniamo a esprimergli con forza raddoppiata tutto il nostro apprezzamento», senza che i partiti «attentino alla coesione del governo pensando alle amministrative o al Quirinale», ha detto Bonomi, ringraziando il Capo dello Stato «per l’eccezionale servizio che rende ogni giorno al paese».
Lavorare insieme ai sindacati
I leader sindacali sono seduti in una platea di oltre mille ospiti, tra imprenditori, cariche istituzionali, gran parte del governo, che hanno applaudito per tredici volte Bonomi. Bisogna lavorare insieme: «Non si tratta di venire meno agli interessi che rappresentiamo, ma servirli meglio, con soluzioni concrete da proporre alla politica». Non serve l’antagonismo, serve più compartecipazione, ha scandito Bonomi.
Le riforme da realizzare riguardano anche il mercato del lavoro: serve la riforma degli ammortizzatori sociali e la proposta di Confindustria, ha denunciato il presidente, è ancora nei cassetti. Politiche attive, coinvolgendo i privati, smart working, sicurezza sul lavoro sono tre aspetti da affrontare al tavolo. «Il blocco dei licenziamenti è stato una sciocchezza, la corsa a licenziare non c’è stata affatto», anzi servono lavoratori.
Poi la previdenza: «Quota 100 è stata un furto ai danni dei soggetti fragili, può e deve bastare così», piuttosto va avviato un confronto sui lavori usuranti per affrontare il problema dello scalone di fine anno.
Le preoccupazioni sul fisco
Sul fisco è preoccupato Bonomi nel leggere che ci sono a disposizione solo 3 miliardi, per una riforma da cui dipende la competitività del paese. Serve un intervento complessivo, «non solo sulla tagliola del 38% dell’Irpef», via l’Irap, e un taglio al cuneo tra i 10 e 13 miliardi di euro. E Bonomi sarebbe disposto a mettere sul piatto parte dei 15 miliardi Irap se andassero a cofinanziare politiche attive efficaci, aperte ai privati. Infine riforma della concorrenza, senza quei conflitti istituzionali, senza le difese corporative. «Noi ci battiamo per gli interessi del paese, prima che dell’industria».
Bene che l’Italia quest’anno cresca al 6%, ma il problema è consolidarla nei prossimi dieci anni. Ecco perché bisogna agire subito, e bene la decisione del governo sul green pass nei luoghi di lavoro. E anche la transizione energetica va affrontata con una «governance mondiale»: Confindustria condivide gli obiettivi, ma servono «chiare strategie di politica industriale». Sul decreto bollette, per Confindustria l’intervento dovrebbe essere su Iva e accise: «Non siamo d’accordo che vengano utilizzate le risorse delle aste dei certificati verdi, andrebbero usate per la sostenibilità». E sul risiko bancario, per Bonomi c’è spazio per un terzo polo.
loading...