Bonomi: la guerra in Ucraina e i prezzi dell’energia impongono di riscrivere il Pnrr
Per il numero uno di Confindustria è a rischio la ripresa italiana. «Ora si deve riscrivere il Pnrr e allungarlo temporalmente» oltre che «spostare gli obiettivi della transizione ecologica»
di Cl.T.
I punti chiave
3' di lettura
«L’Italia stava già rallentando, prima della guerra, così come il problema energetico era già presente. Il conflitto ha accentuato la crisi energetica, fattore che mette più a rischio la ripresa, che è fondamentale per rispondere a debito pubblico emergenziale che questo Paese ha contratto». Lo ha detto Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ospite della puntata di “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata, su Rai 3, parlando delle conseguenze del conflitto russo-ucraino della crisi energetica sulla ripresa e sulle imprese italiane.
Il rallentamento della produzione
L’impatto del caro-energia sull’attività economica italiana ha causato un forte rallentamento produttivo dell'industria: «La produzione industriale italiana è stimata in forte caduta a gennaio -1,3%, dopo -0,7% a dicembre», ha ricordato il 5 marzo il Centro studi di Confindustria indicando che «la contrazione è dovuta al caro-energia (elettricità +450% a gennaio 2022 su gennaio 2021) e al rincaro delle altre commodity che comprimono i margini delle imprese e, in diversi casi, stanno rendendo non più conveniente produrre».
Ora riscrivere Pnrr e transizione ecologica
In quest’ottica, ha aggiunto Bonomi, la nuova situazione creata con il conflitto in Ucraina e il balzo dei prezzi dell’energia impone di «riscrivere il Pnrr e allungarlo temporalmente» oltre che «spostare gli obiettivi della transizione ecologica». Confindustria chiederà al governo una serie di misure per una «strategia di medio lungo periodo» nell’energia fra cui «la sospensione del mercato Ets, nuovi impianti gnl magari in mare, l’aumento della produzione nazionale di gas e rinnovabil». Bonomi ha spiegato come non c’è ancora in agenda un incontro con il premier Draghi «ma ci sentiamo costantemente al telefono», «lui ha la situazione ben chiara».
Essenziale sbloccare burocrazia su rinnovabili
Entrando nel dettaglio, il numero uno di Confindustria ha detto che «dobbiamo cambiare il nostro mix energetico, importare gas da altre nazioni, fare nuovi accordi come quello con l’Algeria, incentivare le rinnovabili. Soprattutto, dobbiamo sbloccare la burocrazia sulle rinnovabili: non è possibile metterci dieci anni per un impianto. Serve una strategie di indipendenza, è fondamentale per noi e per tutta l’Ue. Dobbiamo cambiare investimenti».
Su sanzioni tutti giochino stessa partita
Nel sottolineare, poi, che «come industria non possiamo che riconoscerci nelle parole di Papa Francesco: un fiume di lacrime e sangue», Bonomi ha parlato anche di sanzioni, evidenziando come tutti debbano giocare «la stessa partita o avremo problemi. L’Italia ha nesso in atto 490 interventi, la Svizzera 371, il Canada 417, l’Australia 403 e l’Inghilterra invece 16. Credo che tutti sappiamo come il Regno Unito sia la residenza di molti oligarchi russi: o giochiamo la stessa partita o sarà difficile giustificare alle nostre imprese che in Russia investono 11 miliardi di euro che devono accettare questo pacchetto di sanzioni quando qualcun’altro non gioca la stessa partita».
Catasto va rifatto, non è vero che aumenta tasse
Il presidente di Confindustria ha parlato anche del tema (oggetto di scontro politico nei giorni scorsi) del catasto. «Il catasto non è congruo ed equo, è dell’800 e va rifatto», ha detto Bonomi, secondo cui «non è vero che aumenteranno le tasse, ci sarà un aumento fra 5 anni se il governo lo deciderà». Bonomi ha stigmatizzato la polemica politica sorta sul tema in questi giorni di conflitto, «abbiamo sicuramente dei problemi più importanti da affrontare» e ha comunque ricordato come la riforma fosse inserita fra gli obblighi del «Next generation Eu». «Purtroppo - ha chiosato Bonomi - vediamo che il governo che dovrebbe avere in questo momento il supporto di tutti per fare scelte determinanti per i prossimi 20-30 anni del nostro paese, invece si trova alle prese con battaglie politiche che non consentono di mettere in campo quel riformismo competitivo di cui necessita il Paese. Noi dobbiamo fare quelle riforme che sono 30 anni che aspettiamo e che non si sono mai potute fare per mancanza di risorse».
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