Confindustria, Bonomi: «Strategica nostra presenza negli Usa»
Dopo l’apertura degli uffici a Kiev e Singapore, l’associazione degli industriali italiani apre la sede di Washington, al 1025 di Connecticut Avenue
di Nicoletta Picchio
3' di lettura
Rafforzare i rapporti internazionali e consolidare la presenza delle imprese italiane all’estero, in particolare dare un impulso ulteriore alle relazioni transatlantiche e fare da ponte tra le imprese italiane e quelle americane, in una fase complessa come quella attuale, con tensioni geopolitiche in atto e una evoluzione degli equilibri socio-economici.
Sono le premesse del progetto “Confindustria nel mondo”: dopo l’apertura degli uffici a Kiev e Singapore, è la volta della sede di Washington, al 1025 di Connecticut Avenue. «Essere presenti con più forza oltre Oceano è importantissimo e strategico, per la sfida di competitività che gli Usa stanno lanciando agli altri continenti con l’Inflation Reduction Act, che spingerà molte imprese ad investire», ha spiegato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, il giorno dopo l’inaugurazione della mostra «epocale» di 12 tavole del Codice Atlantico di Leonardo che Confindustria è riuscita a realizzare alla Martin Luther King JR Memorial Library, con la Biblioteca Ambrosiana (dove le opere sono custodite), per comunicare anche con la cultura l’ingegno italiano.
Confindustria sempre più internazionale
«L’IRA non è uno strumento protezionistico, gli Usa hanno deciso che alcuni settori e filiere sono strategici e hanno interesse che questi settori e filiere restino negli Stati Uniti o in paesi amici. Hanno una visione molto chiara», ha detto Bonomi, collegato con Sky Tg 24. Per questo l’azione di Confindustria, ha aggiunto Bonomi, è sempre più rivolta in ambito internazionale che nazionale. Incalzando l’Europa: «la Ue non ha dato questa visione, ha l’obiettivo di essere i primi nelle transizioni, ma poi dice arrangiatevi. Non è questa la strada, anche perché le transizioni, ineludibili, hanno bisogno di grandi risorse». Per la transizione green occorrono 3.500 miliardi a livello europeo, 650 in Italia: il Pnrr ne stanzia 60-70. Per Bonomi occorre un fondo sovrano europeo. Ma viste le resistenze nella Ue, ha rilanciato la proposta di utilizzare i fondi del Mes per la politica industriale, per spingere gli investimenti. «Se l’Europa pensa che l’industria sia strategica deve mettere a disposizione le risorse necessarie, per interesse non corporativo, ma dell’Europa stessa».
La Ue deve reagire alla sfida di Usa e Cina. A fine anno scadono gli accordi della Via della Seta: «è un tema politico, che va condiviso con i nostri alleati, dal punto di vista economico non cambierebbe nulla, alla luce di quanto sta accadendo può essere utile mantenere aperto un canale di dialogo».
Gli incontri istituzionali
In questo scenario complesso occorre uno sguardo e un impegno internazionale. Bonomi a Washington ha avuto una serie di incontri istituzionali, accompagnato da alcuni vice presidenti – Barbara Beltrame Giacomello, Internazionalizzazione, Katia Da Ros, Ambiente, Sostenibilità e Cultura, Alberto Marenghi, Organizzazione, Sviluppo e Marketing, Francesco De Santis, Ricerca e Sviluppo, Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria, Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale – e altri membri della delegazione italiana tra cui Mirja Cartia d’Asero, ad del Gruppo 24 Ore, e Sergio Dompé, executive president Dompé Farmaceutici. Ieri ci sono stati colloqui con la Camera di commercio americana, con la Banca mondiale, questa mattina proseguiranno con il Dipartimento del Commercio e altre amministrazioni americane tra cui l’Agenzia governativa per la piccola industria. Martedì, al vernissage della mostra, era presente, tra le varie istituzioni, il segretario di Stato del distretto di Columbia, Kimberly A. Basset.
Dopo gli Usa, il Brasile: altra area geostrategica importante. La sede, ha annunciato Bonomi, potrebbe essere aperta nei primi mesi del prossimo anno.
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