Bonomi,16 miliardi per taglio del cuneo si possono trovare
Per il presidente degli industriali sul salario minimo occorre dire la verità. I settori che pagano poco sono commercio, servizi, cooperative e finte cooperative
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«Bisogna intervenire sulle famiglie sotto i 35mila euro di reddito, con l’inflazione il loro potere d’acquisto è diminuito. Abbiamo chiesto un intervento choc da 16 miliardi, vorrebbe dire mettere in tasca a queste persone 1.200 euro all’anno in modo strutturale col taglio dei contributi al cuneo fiscale. Mi si dice non ci sono le risorse, ma io obietto: c’è una spesa pubblica di 1.100 miliardi di euro, 14-16 mliliardi si trovano. La riconfigurazione della spesa pubblica si può fare». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando a Ustica, nel corso dell’evento “Il Mediterraneo alla sfida delle transizioni”, organizzato da Confindustria Sicilia.
Salario minimo? Fatelo, ma dite la verità
«Si parla di un salario minimo di 9 euro, non si sa da dove sia nato questo dato. Tutti i contratti siglati da Confindustria - ha detto il leader di Confindustria - sono sopra ai 9 euro. Questo dimostra che la contrattazione collettiva è un valore aggiunto, si ottiene di più rispetto alla decretazione. Ci sono settori dove si paga poco? Si, ma quali sono? Avete paura a dirlo. Noi lo sappiamo: commercio, servizi, cooperative e finte cooperative. Perché non si fa? Si ha paura di dire chi paga poco perché quella è una base elettorale. Volete fare il salario minimo? Ma dite la verità». Bonomi ha ricordato che «in Italia ci sono 44 contratti collettivi nazionali di lavoro dei metalmeccanici, 44 modalità di calcolare il valore dell’ora prestata dal metalmeccanico. Io credo che un metalmeccanico debba prendere lo stesso stipendio sia che sia di Confindustria che di un’altra associazione datoriale. E guarda caso non vorrei che in quei 44 contratti firmati ci sia anche qualcuno da parte dei sindacati che ne ha firmato più di uno facendo dumping sui lavoratori. Sarebbe interessante scoprire queste cose».
La salute dei lavoratori è un bene da tutelare
Su caldo e lavoratori «abbiamo subito dato disponibilità a cercate tutte le soluzioni per intervenire su un tema importante. Va affrontato con grande serietà, sul tavolo ci sono molte soluzioni come la Cig e lo smart working. Noi siamo disponibili al confronto perché riteniamo che la salute dei lavoratori sia un bene da tutelare. In tema di sicurezza abbiamo proposto fare comitati paritari per intervenire ex ante sugli incidenti. Da tre anni aspetto che legislatore e sindacati rispondano. Perché non si fa? Qual è il problema? Sembra che alla salute ci pensino solo gli imprenditori».
Le riforme vanno fatte, ma non ne sento parlare
«Bisogna fare le riforme. Sono 30-40 anni che in questo Paese sentiamo parlare di riforme e ci dicevano che non si potevano fare perché non c’erano le risorse finanziarie. Oggi c’è il Pnrr, le risorse ci sono. Le riforme quindi - ha detto Bonomi - vanno fatte perché abbiamo bisogno di un Paese moderno, sostenibile, efficiente, inclusivo».
Spesa Sud, lavorare su divari
«Uno degli obiettivi del Pnrr è intervenire sulle diseguaglianze. Il 40% dei fondi assegnati al Mezzogiorno è una battaglia di Confindustria perché noi riteniamo fondamentale lavorare sui divari», ha detto il presidente di Confindustria Bonomi. «Il Mezzogiorno è fondamentale per questo Paese - ha aggiunto il leader degli industriali - e non si può pensare di lasciare un terzo della popolazione italiana in questa condizione di divario. Si deve guardare la Mezzogiorno come a una grande risorsa. L’imprenditore italiano non è diviso tra Nord e Sud. Confindustria ha sempre fatto una battaglia per l’industrai del Paese considerando il Mezzogiorno una grande opportunità».
Pnrr? Difficile accusare Meloni. Errori di Conte
«Diventa difficile accusare questo governo - ha detto Carlo Bonomi parlando a Ustica - per noi il Pnrr era sbagliato in origine, Avevamo contestato l’impostazione che fu data dal governo Conte. Oggi scontiamo questi problemi, perché dentro ci sono progetti che poco avevano a che fare con la crescita del Paese.
Crescita a rischio senza stimoli
«L’industria italiana - ha detto Bonomi - ha dimostrato di essere forte, perché ha fatto i compiti a casa dopo tre grandi sberle. Abbiamo patrimonializzato le nostre imprese, abbiamo investito nella ricerca e siamo andati nei mercati internazionali. Da qui nasce la ripresa. Oggi siamo messi abbastanza bene. Però stiamo rallentando, motivo per cui chiedevamo alla politica che andasse a stimolare gli investimenti. Nei primi 4 mesi dell’anno la produzione industriale è diminuita, il commercio internazionale sta rallentando. Se interveniamo subito facendo le cose che vanno fatte continueremo a crescere se non facciamo i compiti a casa mettiamo a rischio la crescita».
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