Bonus casa, Parlamento alla carica sulle cessioni per infissi e caldaie
Martedì 7 marzo scade il termine per gli emendamenti al Dl 11. Tra i correttivi le compensazioni in F24, lo sblocco sul sismabonus e la riscrittura del calendario
di Marco Mobili
I punti chiave
3' di lettura
L’appuntamento è fissato per mezzogiorno di martedì 7 marzo in commissione Finanze alla Camera. Entro quell’ora maggioranza e opposizioni dovranno depositare i loro correttivi al decreto legge con cui il governo ha bloccato le cessioni e gli sconti in fattura per i bonus edilizi a partire dal 17 febbraio.
Le attese e le richieste di associazioni, imprese e semplici cittadini, rappresentati dagli esodati del Superbonus, sono tante e con molta probabilità saranno tradotte in almeno 400/500 emendamenti. Non proprio dello stesso avviso il governo che è pronto a gestire alcune correzioni soprattutto per gestire il periodo transitorio e alcune situazioni particolari come quelle venutesi a creare per sismabonus, Iacp e Onlus, o ancora per chi ha scelto lo sconto in fattura ma l’installazione di caldaie, condizionatori o infissi non è avvenuto entro il 16 febbraio, ossia il giorno precedente alla data di entrata in vigore del decreto legge 11.
Ampia convergenza su sismabonus e compensazioni
Gli emendamenti che saranno depositati dai gruppi politici martedì si muoveranno, principalmente, su quattro direttrici. Due di questi hanno raccolto ampie convergenze. Uno coincidente con le intenzione del governo e che riguarda le cessioni e gli sconti in fattura del sismabonus. L’idea di fondo punta a riattivare il meccanismo per sostenere gli interventi di ricostruzione nel cratere dell’Italia centrale. L’altro grande tema è quello delle compensazioni con F24. Tutte le associazioni lo richiedono, dall’Abi ai costruttori, dalle imprese agli autonomi e agli artigiani.
La possibilità di utilizzare la compensazione tra imposte dovute dai clienti delle banche e la cessione da parte degli istituti dei crediti incagliati alle imprese è presente di fatto in tutti gli emendamenti con una percentuale che varia dall’1 al 3% a seconda delle proposte dei singoli partiti. Una strada che però per il Governo presenta più di qualche ostacolo.
C’è ad esempio il fattore tempo a giocare contro: adattare le procedure per compensare imposte e crediti incagliati richiede qualche mese per poter arrivare a definire con chiarezza alla Ragioneria quale sarà il corretto flusso di cassa delle imposte dovute dai contribuenti. C’è poi proprio la cassa ad agitare i pensieri del governo. Il rischio di sbilanciare gli incassi dell’Erario necessari per garantire servizi, stipendi e pensioni potrebbe essere altissimo.
Cartolarizzazioni e Soa
Altri due temi caldi e particolarmente gettonati dai gruppi parlamentari sono le cartolarizzazioni per sbloccare i crediti incagliati e la modifica alle certificazioni Soa per poter effettuare gli interventi di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici. Per le cartolarizzazioni l’idea avanza è quella di far scendere in capo Cdp con lo Stato che diventa garante dei crediti.
Ipotesi comunque subito scarta dal governo e in particolare dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per la concreta possibilità di andare ad alimentare il debito. Sulle certificazioni Soa, invece, l’ipotesi è quella di ridurre l’attuale soglia dei lavori per l i quali diventa obbligatoria, pari a 516mila euro, così da ampliare l’accesso alle imprese. Una delle ipotesi più ricorrente è quella di ridurre la soglia di accesso a 250mila euro. In questo caso la decisione appare esclusivamente politica.
Periodo transitorio
Tutti i partiti chiedono di riaprire i termini da cui far scattare il blocco delle cessioni e degli sconti in fattura. I casi più ricorrenti sono quelli legati all’edilizia libera ossia tutti quegli interventi privi di titoli autorizzativi come Cila o altro e che riguardano gli interventi soprattutto di efficientamento energetico. Stiamo parlando di infissi, caldaie o condizionatori. Per questi il blocco dello sconto in fattura decorre dal momento dell’esecuzione dei lavori. Purtroppo però l’esecuzione di lavori avviene molto tempo dopo il pagamento dei lavori stessi o magari del primo acconto, così a rimanere esodati dai bonus casa sono stati in molti.
Per ovviare il Governo più che far scivolare in vanti la data del blocco delle cessioni punterebbe ad agganciare il diritto allo sconto in fattura al pagamento dei lavori anche dell’acconto. Un momento facilmente riscontrabile dal fisco anche grazie ai bonifici parlanti. C’è poi l’ipotesi dei contribuenti rimasti incastrati tra sottoscrizione del preliminare di acquisto effettuata prima del decreto legge 11 e l’avvenuta registrazione del contratto da parte del notaio in data successiva al blocco delle cessioni e degli sconti in fattura. Ma il diritto alle agevolazioni è legato alla registrazione e quindi per molti, soprattutto in tanti casi di sismabonus l’effetto esodati è stato immediato dal 17 febbraio.
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