ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI dati Unioncamere-Anpal

Boom di assunzioni nel Lazio Ma il mismatch raggiunge il 39%

In programma 379mila inserimenti, il 70% in sostituzione di lavoratori in uscita. La difficoltà di reperimento è stata quantificata in 2-12 mesi, con una perdita di 38 miliardi

di Claudio Tucci

I più gettonati.Il mercato del lavoro cerca - senza trovarli - fabbri ferraI, operati addetti alle rifiniture delle costruzioni, saldatori, lattonieri, montatori di carpenteria

3' di lettura

Da qui al 2027, vale a dire nei prossimi cinque anni, nelle regioni “centrali” sono previste oltre 1,2 milioni di assunzioni, il 32,3% dei circa 3,8 milioni di ingressi stimati in tutt’Italia. Insomma, parliamo di un ingresso su tre. Nel Lazio, scorrendo i dati che hanno fornito, in anteprima, Unioncamere-Anpal, sistema informativo Excelsior, sono programmati 379.300 inserimenti, in Emilia Romagna 335.900, in Toscana 265.100, nelle Marche 103.100, in Abruzzo 68.100, in Umbria 58.100 e nel Molise 16.300. Non tutta è nuova occupazione: circa il 70% di queste assunzioni programmate dai datori sostituirà occupati in uscita dal mercato del lavoro, il restante 30% sono invece legate all’espansione economica spinta soprattutto dagli investimenti del Pnrr (di cui beneficeranno un po’ di più quattro filiere, costruzioni e infrastrutture, turismo e commercio, servizi avanzati, formazione e cultura).

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza intensificherà anche la richiesta di competenze per affrontare i processi di transizione verde e digitale: tra il 2023 e il 2027 saranno ricercate competenze green a circa 2,4 milioni di lavoratori (il 65% del fabbisogno complessivo del quinquennio) e competenze digitali a poco più di 2 milioni di occupati (il 56% del totale). Insomma, non solo Nord. Ma anche il Centro inizia a muoversi, spinto anche da una ripartenza del turismo, e da migliori performance nei servizi alle persone e nei trasporti e logistica.

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Il punto è che su questi numeri pesa molto forte il mismatch, vale a dire la difficoltà di trovare le risorse occorrenti: ad aprile, ultimo dato mensile disponibile, nel Lazio si fa fatica a trovare il 39% dei candidati. In Emilia Romagna saliamo al 50,6% di mismatch, in Toscana siamo al 47,1%, si sfiora il 46% in Umbria e Marche; è oltre il 49% in Abruzzo e Molise. I numeri, purtroppo, sono in aumento. Nel 2022 il mismatch è si attestato, a livello nazionale, al 40%.

Per rendersi conto del “peso” del disallineamento delle competenze Unioncamere-Anpal hanno evidenziato che, considerata una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra i 2 e i 12 mesi, lo scorso anno si è stimata una perdita di valore aggiunto fino a 37,7 miliardi di euro, pari al 3,1% di quanto generato complessivamente dalle filiere dell’industria e dei servizi.

Alla base del mismatch c’è l’assenza di candidati e una preparazione non in linea con le richieste imprenditoriali. Tra le figure di più difficile reperimento svettano sempre le professioni tecniche e ad elevata specializzazione, i tecnici della salute, i tecnici della gestione dei processi produttivi, i tecnici in campo ingegneristico, gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni. Tra le figure degli operai specializzati si va a caccia (con fatica) di fabbri ferrai costruttori di utensili, operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni, fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica.

«Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia Romagna sono il gruppo di testa delle regioni per fabbisogno di occupati nei prossimi 5 anni - ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Fa piacere però constatare una vivacità, sotto il profilo occupazionale, anche di altre regioni del Centro, oltre al Lazio che si posiziona al secondo posto della classifica. Certo fa pensare il dato del mismatch che si mantiene sempre molto alto, come mostrano i dati di aprile: 45% a livello nazionale, con alcune regioni, come l’Emilia Romagna, che addirittura superano il 50% della domanda di lavoro. Un nodo che va risolto per evitare che questo gap incida sulle opportunità di sviluppo delle imprese e del nostro Paese».

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