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Boom dell’export in Cina, svelato il mistero: merito delle compresse anti-Covid prodotte ad Ascoli

Nel primo trimestre le compresse anti-covid prodotte ad Ascoli producono un balzo del 92%. del nostro export globale verso Pechino. Farmaci moltiplicati per 15 a 3,7 miliardi.

di Luca Orlando

(anuphadit - stock.adobe.com)

3' di lettura

In genere capita per le navi. Commesse una tantum di elevato importo unitario in grado di spostano le statistiche nazionali, spingendo l’Istat a segnalare l’anomalia. Ma qui il caso è diverso, perché il balzo dell’export di marzo, che vede la Cina come protagonista, è legato in realtà ad una produzione continuativa, per quanto straordinaria.

Nelle statistiche mensili il made in Italy verso Pechino è in assoluto il più brillante, con una crescita delle vendite del 23% che porta il bilancio del primo trimestre a oltre sette miliardi, un progresso monstre del 92,5%.

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Situazione peraltro già verificata a gennaio e febbraio, con valori più che raddoppiati e Cina a sopravanzare ogni altro paese per crescita del made in Italy.

Boom legato ai farmaci che ha una spiegazione univoca, la stessa che ha spinto Ascoli Piceno a diventare la prima provincia italiana per export di questo settore nel 2022. Balzo legato all’impianto di Pfizer, che dallo scorso anno ha iniziato a produrre per tutto il mondo Paxlovid, compressa anti-Covid dal prezzo unitario di svariate centinaia di euro.

Così, se fino al 2021 Ascoli si posizionava al settimo posto tra le province esportatrici di farmaceutica, l’anno successivo è balzata al vertice per distacco, aggiungendo in un solo anno quasi otto miliardi di vendite e moltiplicando per sei il dato precedente.

La produzione di Paxlovid

Nei primi tre mesi del 2023 la produzione marchigiana di Paxlovid è proseguita, con una produzione di sei milioni di confezioni, di cui cinque dirette proprio in Cina. Con risultati in effetti eclatanti: se nei primi tre mesi del 2022 l’export settoriale di farmaci verso Pechino valeva nei farmaci 249 milioni di euro, poco meno del 7% del nostro export totale verso il paese, tra gennaio e marzo del 2023 il valore si è moltiplicato di 15 volte arrivando a 3,7 miliardi.

Origine dello scatto, nel 2022, è rappresentato dalle quindici milioni di confezioni di Paxlovid realizzate nell’impianto lo scorso anno. Dati non eccezionali in quantità, per un sito abituato a produrre volumi sette volte superiori, ma che in valore hanno un significato ben diverso.

Le tre sedi Pfizer

Ascoli, Friburgo e Newbridge (Irlanda) sono le tre sedi che Pfizer ha selezionato nel mondo per produrre il nuovo farmaco antivirale, sviluppato per offrire un percorso di cure in cinque giorni nei primi stadi del Covid. Produzione marchigiana avviata a inizio 2022 e di impatto immediato sull'export provinciale globale. Se Ascoli viaggava in passato nell'intorno dei 200 milioni di vendite estere al mese (2,4 miliardi l'export totale del 2021), da febbraio 2022 è visibile la svolta, con valori moltiplicati per cinque, fino al picco di due miliardi di luglio, quasi quanto il valore dell'intero anno precedente. Come risultato, la farmaceutica arriva ora sul territorio a valere il 90% dell'export totale (dal 62%) e Ascoli, per la prima volta nella sua storia, compare tra le prime 20 province esportatrici, arrivando addirittura a sopravanzare un distretto chiave dell'alimentare made in Italy come Parma.

Vendite di farmaci lo scorso anno concentrate in Europa (3,6 miliardi nell'hub del Belgio, 1 miliardo in Germania, 1,3 a Londra) ma dirette in realtà in tutto il mondo, anche in paesi in passato quasi assenti dai radar. La Corea del Sud, ad esempio, è passata da meno di un milione a quasi 600, Taiwan da due a 530.

La strategia Pfizer sul sito marchigiano si è accompagnata ad investimenti ingenti, 40 milioni di dollari per nuove linee produttive e 200 assunzioni per poter gestire i turni notturni resi necessari. Lavoro impegnativo, quello dell'aggiunta di una produzione “in corsa”, battezzato in effetti all'interno progetto “lightspeed”, velocità della luce, per la necessità di rendere disponibile il prodotto il prima possibile.

Se il “botto” del 2022 forse non sarà ripetibile, le prospettive dell'anno in corso non sono certo cupe, con un target produttivo che si traduce in circa cinque miliardi di export, in buona parte come si è visto già concretizzati.

Del resto, è la stessa Pfizer ad evidenziare l'impatto del farmaco nei suoi conti globali: se la “star” è ancora il vaccino Comirnaty, al secondo posto per incassi 2022 c'è proprio Paxlovid. Che portando in dote quasi 19 miliardi spinge Pfizer per la prima volta oltre la soglia dei 100. Una decina dei quali nel 2022 sono “made in Ascoli”.

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