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Boom di followers su Threads ma la sfida con Twitter finisce in pareggio

Buono il debutto per l’app di Mark Zuckerberg che promette di rivoluzionare i social. In Europa però non è arrivata: ci sono problemi di privacy

di Luca Tremolada

4' di lettura

Zuck e Musk non si amano ma si assomigliano moltissimo. Il primo giorno di Threads l'app anti-Twitter lanciata ieri dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg contro il rivale Elon Musk è finito sostanzialmente con un pareggio. Un pareggio all'italiana, di quelli dove hanno vinto tutti. Avrebbe vinto Meta perché in sole quattro ore ha superato i cinque milioni di utenti. «Dieci milioni di persone si sono registrate in sette ore», ha twittato il patron di Meta su Twitter, giusto per dare fastidio al suo competitor. Ma ha vinto anche il fondatore di Tesla perché come spesso accade sui social le migrazioni, quando ci sono, sono lente, lentissime.

Il duello del passato

Anche per questo quello tra Meta e Twitter rischia infatti di essere un duello del passato. Il vero social emergente si chiama TikTok ma gioca un campionato a parte. Ha fatto il pieno di adolescenti e Millennials ma del social ha davvero poco. Si guarda con il pollice ma si interagisce poco, pochissimo. Twitter è il passato, resta un luogo dove sostanzialmente si scrive, si legge e si litiga. Una rete sociale testuale amatissima da politici, star dello spettacolo, atleti e intellettuali, che spesso viene usata in modo compulsivo e tossico ma resta l'unica piattaforma dove trovare notizie, dichiarazioni e commenti di rilevanza pubblica. Piace ai giornalisti ma non ha mai sedotto inserzionisti e sponsor. E infatti da anni è in forte e apparentemente inesorabile declino.

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Il declino di Twitter

Soprattutto da quando Elon Musk l'ha acquistata e ribaltata con l'obiettivo di rilanciarla. Rilancio che non c’è stato. La spunte blu a pagamento per ora non hanno funzionato, anzi hanno allontanato alcuni Vip. Poi i licenziamenti dello staff, i numerosi dietrofront e in ultimo la decisione di venerdi di bloccare l’accesso alla lettura dei tweet per i navigatori non ’loggati’, ossia senza accesso con la motivazione di contrastare gli «elevati livelli di manipolazione del sistema e di data scraping». I paletti prevedevano per gli account verificati un massimo di 6.000 post da leggere al giorno mentre per gli account non verificati la soglia scende a 600 post al giorno, fino a toccare i 300 post per gli account nuovi non verificati. Usiamo il verbo all'imperfetto perché proprio ieri Musk è tornato sui suoi passi. Forse per frenare la fuga di utenti ha cambiato per l’ennesima volta idea. Come afferma il sito Engadget, uno dei motivi potrebbe anche essere che, a seguito delle recenti modifiche, Google ha smesso di indicizzare, tra i risultati di ricerca, i link che riportano a Twitter. Il portale Search Engine Land ha stimato un crollo del 62% di contenuti indicizzati, con un conseguente calo delle entrate pubblicitarie del servizio.

La fine dei social network

La verità però è che la scelta di Zuck di lanciare Threads non è solo per approfittare della debolezza del suo rivale. È anche il sintomo della fine dell'era dei social così come l'abbiamo conosciuta. Come ha scritto David Pierce su The Verge l’ascesa dell’intelligenza artificiale ha mandato in tilt tutte le reti sociali. I grandi modelli linguistici di aziende come OpenAI e Google sono costruiti sulla base dei dati raccolti dal Web aperto. Vuole dire che mentre prima pubblicare tutto e rendersi accessibile significava aumentare followers, visibilità e catturare pubblicità adesso questi dati possono essere monetizzati e venduti a chi di mestiere allena gli algoritmi di Ai. Si è capito insomma che soldi non si fanno mettendo in contatto le persone ma tornando a fare intrattenimento. Come scrive Pearce, “l’era dei “social media” sta lasciando il posto all’era dei “media con una sezione di commenti”. In questo scenario Threads appare particolarmente interessante.

La novità di Threads

La nuova piattaforma rivale di Twitter si presenta come la versione testuale di Instagram. Si integrerà con ActivityPub, che è un protocollo di reti sociali aperto e decentralizzato. Ciò consentirà teoricamente agli utenti della nuova app di portare con sé i propri account e follower su altre app che supportano ActivityPub, incluso Mastodon. Come viene spiegato sul loro blog: le persone che utilizzano app compatibili saranno in grado di seguire e interagire con le persone su Threads senza avere un account Threads e viceversa, inaugurando una nuova era di reti diverse e interconnesse. Vuole dire creare un luogo dove non dobbiamo vivere dentro un modello di business di una azienda. A lungo termine quello che viene chiamato Fediverse è una buona idea e cambierebbe il funzionamento dei social. Ma per ora non esiste.

La questione europea

Il vero ostacolo di Threads è il fatto di appartenere a Meta e di essere connesso con la sua galassia social. L'utilizzo di un account Instagram come sistema di accesso che se da un lato renderà rapida l'adozione a chi è già su Instagram, dall'altro potrebbe non essere gradito agli utenti di Twitter. Sicuramente non sembra gradita ai garanti della privacy europei. Come ha dichiarato il Garante per la privacy irlandese al sito Irish Independent la nuova applicazione non sembra ancora essere in linea con la normativa sulla gestione dei dati degli utenti. Probabilmente la gestione dei dati di Threads prevede ancora una delle informazioni personali su server situati negli Stati Uniti. Risultato? Qui Threads è arrivata ieri in 100 Paesi del mondo ma in Europa non ce ne siamo accorti. Per Zuckerberg e Musk finisce in pareggio.

Per approfondire

Twitter, la spunta blu a pagamento non è un errore ma rischia di creare più privilegi


Riproduzione riservata ©
  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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