digital bros academy

Boom per i videogame nel lockdown: la formazione non si ferma e si digitalizza

Un mercato da 1,7 miliardi di euro per l’Italia, che richiede profili altamente specializzati. Sempre maggiore integrazione con l’automotive

di Marco Trabucchi

4' di lettura

Se c'è un comparto che in tempi di coronavirus ha aumentato la domanda è quello dell'entertainment e dei videogame. Per questo anche il mondo della formazione, quello dei corsi che insegnano a fare videogiochi, non si ferma e rivoluziona la didattica con gli strumenti digitali

Il lock down e il tempo liberato dal lavoro e scuola ha contribuito ad aumentare la fruizione di videogame, anche online. Parliamo di best-seller milionari, titoli come Fifa, Call of Duty e Fortnite (solo quest'ultimo ha fruttato alla Epic Games, lo sviluppatore, circa 3 miliardi di dollari solo nel 2018), il cui sviluppo necessità di tempi e budget che ormai superano abbondantemente le produzioni cinematografiche hollywoodiane.

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Una gallina dalle uova d'oro che solo in Italia vale un giro d'affari pari a 1,7 miliardi di euro. Stime compilate da IIDEA, ex Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, che nell'ultimo rapporto del 2018 registra per i videogame, la benzina della “game economy”, un mercato in costante crescita (+ 19% rispetto al 2017) alimentato da professionalità

altamente specializzate: dal programmatore e gli ingegneri del software, al game designer, che studia e analizza le meccaniche di gioco, passando all'Artist & Animator 2D/3D, che modella i personaggi e gli ambienti. Ma anche sceneggiatori e sound designer.

Un mercato affamato che necessita costantemente di reclute, formate nelle numerose scuole titolate a preparare i professionisti del settore, dalle Università alle scuole specializzate. Tra queste la Digital Bros Academy di Milano è l'acceleratore di talenti dell'omonimo colosso mondiale del digital entertainment. Sono quattro i corsi della durata di un anno: Game Designer, Game Programmer, Game Artist 3D e Concept Artist. L'Accademy, con base a Milano, utilizza un approccio concreto e partecipativo, anche sviluppando progetti con i partner.

«Fin dal primo momento in Academy, cerchiamo di imprimere agli studenti il concetto che non siamo un'industria marginale fatta di nerd asociali, ma al contrario siamo protagonisti di un mondo in costante evoluzione», spiega il direttore e co-fondatore Geoffrey Davis.

«Stiamo vivendo una convergenza sempre più marcata tra il settore dei videogiochi, intrattenimento digitale e industria. Penso all'automotive che implementa esperienze di guida in VR, Gucci che ha sviluppato un gioco per mobile e così via. Le case history sono molteplici, sia in termini di inserimento di brand all'interno di giochi, ma – cosa più interessante – di brand che utilizzando il gaming per sviluppare il business e veicolare acquisti e decisioni», continua Davis.

È indubbiamente un buon momento per l'industria dell'intrattenimento, come dimostra la percentuale di studenti che trovano lavoro dopo gli studi nell'Academy, pari al 78%. «Nel campo della programmazione la domanda è superiore all'offerta e la figura del Game Programmer è quella attualmente più richiesta. Parliamo di programmatori con competenza nel linguaggio C++, che sanno anche usare engine come Unit, programmatori VR (Realtà Virtuale) ed esperti di AR (Realtà Aumentata). Ma abbiamo buoni numeri anche per i Game Artist, colui che si occupa della creazione e produzione di contenuti in 3D, e di Game Designer il corso più richiesto, il progettista del gioco, che parte dall'idea e la sviluppa con il team».

A dimostrazione del forte appeal che i videogiochi hanno tra le nuove generazioni c'è il fatto che i 90 posti disponibili per i corsi della Dbga sono nettamente inferiori alle richieste. «Tutti gli studenti sono spinti da una passione sfrenata e tanti vogliono sviluppare il videogioco che rivoluzionerà il gaming. Arrivano dal diploma e dalla laurea, ma anche persone tra 32 e 45 anni che hanno abbandonato contratti indeterminati per seguire un sogno. Un'eterogeneità – dice Davis – che è il valore aggiunto dell'Accademy».

E in tempi di lockdown forzato la formazione in Academy si fa da remoto. «Già il 24 febbraio ci siamo messi in moto per organizzare online tutto il calendario accademico, iniziando con il fornire agli studenti i software e le tavolette grafiche per chi ne era sprovvisto. Con Google Hangout gestiamo le video conference e le spiegazioni frontali, mentre con Cisco Webcasts interveniamo sul lavoro degli studenti grazie alle numerose feautures di condivisione che ci permette il programma».

Un momento di difficoltà che potrebbe rivelarsi un'opportunità in più per formatori e studenti. «Da quando l'esperimento è iniziato sto chiamando tutti gli studenti per chiedere feedback e tastare il polso di questa esperienza. Per il momento la risposta è buona e gli studenti hanno accolto con favore alle nuove modalità di studio. Certo non è la stessa cosa, molti lamentano la mancanza del contatto, ma questo spirito di adattamento che stiamo dimostrando ci farà bene e renderà le cose più facili quando si ricomincerà ad insegnare in sede».

Il 15 aprile si è aperta la campagna iscrizioni per il prossimo ciclo formativo in partenza a settembre e per l'occasione Dbga arricchisce la propria offerta formativa con l'attivazione di un nuovo percorso formativo, Concept Art per videogiochi, che va ad aggiungersi agli altri consolidati corsi.

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