Boom di investimenti per l’insurtech italiano, ma si allarga il gap con l’Europa
L’Europa accelera con Francia, Germania e Gran Bretagna con volumi superiori ai due miliardi di euro, l’Italia si ferma a 100-120 milioni per il 2021
di Pierangelo Soldavini
3' di lettura
«Ora o mai più»: all'insegna di questo slogan che è una vera e propria call to action il settore dell'insurtech lancia un appello per il rilancio dell'innovazione digitale in campo assicurativo.
«I prossimi dodici mesi saranno decisivi per colmare il gap con il resto d'Europa e del mondo in termini di investimenti, di sperimentazione e di servizi - mette in guardia il presidente dell'Italian Insurtech Association, Simone Ranucci Brandimarte -: in caso contrario rischiamo un ridimensionamento definitivo di quote di mercato a favore di attori esterni».
In linea con il resto del mondo, dagli Usa all'Europa, anche l'Italia ha registrato un boom di investimenti nell'insurtech che nel primo semestre hanno raggiunto i 60 milioni di euro, superando già l'intero 2020, con la previsione di arrivare a un valore compreso tra 100 e 120 milioni entro la fine del 2021, sulla base della fotografia dell'Insurtech Investment Index, messo a punto dall'associazione che raggruppa i player italiani insieme all'Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano.
Ma il volume di investimenti risulta decisamente insufficiente rispetto alla media europea: Gran Bretagna, Germania e Francia da inizio 2020 fino a giugno 2021 hanno numeri su scale ben diverse, rispettivamente 2,8, 2,5 e 2,2 miliardi di euro.
La frontiera di un mercato sempre più digitale che ha registrato una forte accelerazione della trasformazione anche sotto la spinta dell'emergenza pandemica apre anche nuove opportunità: il settore è il secondo in Italia come volume d'affari alle spalle del turismo, può già contare sull'esperienza disruptive di altri comparti e, soprattutto, offre la possibilità di un ampliamento delle dimensioni del mercato.
Una potenzialità che emerge chiaramente alla luce di un mercato che vede l'Italia tra i Paesi più indietro con una penetrazione di polizze diverse dall'Rc auto farmo all'1,5% al 2018: la previsione è di arrivare al 3,5% al 2025 e attorno al 10% al 2030. Lo sviluppo del mercato viene favorito dalla semplificazione e dalla flessibilità nella distribuzione e nell'offerta delle polizze frutto della crescente digitalizzazione dei consumatori e dell'innovazione frutto della tecnologia e della pressione dei nuovi player.
«Serve una maggior ambizione a livello di ecosistema, perché c'è da guadagnare tutti, anche a livello di distribuzione», prosegue Ranucci Brandimarte indicando un obiettivo decisamente ambizioso: «Arrivare a un miliardo di euro di investimenti entro due anni».
È l'intero ecosistema che deve mettersi in moto insieme agli investimenti, a partire dal rapporto tra compagnie assicurative e startup, che in Italia è ancora a uno stato embrionale rispetto al resto d'Europa. Mentre nel primo semestre del 2021 in Germania le compagnie assicurative hanno investito 900 milioni di euro in startup e in Francia 300 milioni, l'Italia si ferma a 60 milioni.
D'altra parte le compagnie in Italia difficilmente si dotano di un braccio di Vc interno. Fa eccezione Reale Mutua. Andrea Birolo, head of corporate venture capital, sottolinea come il ruolo delle compagnie sia cruciale per lo sviluppo di un ecosistema sano: «L'investimento non è puramente finanziario, ma sta nel valore che nasce dall'unione delle attività con le startup».
La concorrenza si fa pressante. Come sottolinea il World Insurtech Report di Capgemini ed Efma, insurtech e Big tech spingono sull'offerta con servizi sempre più personalizzati e una miglio customer experience. La pandemia è stata un catalizzatore per quanto riguarda la propensione dei clienti a sottoscrivere una polizza assicurativa rivolgendosi a compagnie che offrono un customer journey con il migliore approccio “Care” (Convenience, Advice, Reach, ovvero praticità, consulenza e prossimità).
Oggi i clienti del comparto assicurativo non sono più titubanti quando si tratta di abbandonare una compagnia per rivolgersi a un fornitore di soluzioni Care più adatto: anzi, per la prima volta, il 50% dei clienti è disposto a prendere in considerazione la possibilità di stipulare una polizza assicurativa presso un operatore di nuova generazione.
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