Boom delle mandorle, se ne vendono in un anno 8,5 milioni di kg per 130 milioni di euro
Damiano punta a diventare la prima azienda bio al mondo in tre anni grazie all’ingresso del fondo Progressio Investimenti III e all'ampliamento dello stabilimento nel messinese
di Manuela Soressi
4' di lettura
Le mandorle in Italia vanno letteralmente a ruba. E non solo sugli scaffali dei supermercati, dove le vendite continuano a crescere, facendone il prodotto di maggior successo dell'ultimo quinquennio. Succede anche nei mandorleti della Puglia, dove le razzie sono diventate tanto frequenti da spingere i coltivatori ad anticipare la raccolta e a organizzare servizi di vigilanza. Dietro questi furti organizzati c'è l'implacabile legge di mercato: una domanda in forte crescita (soprattutto per il prodotto nazionale) e un'offerta insufficiente, in particolare quest'anno in cui il raccolto è crollato a causa delle gelate primaverili. Oggi dall'Italia arriva meno del 2% della produzione mondiale di mandorle mentre, a cavallo tra le due guerre mondiali, eravamo i numeri uno al mondo.
“Dagli anni '50 questa coltivazione è stata via via abbandonata perché poco redditizia – spiega Riccardo Calcagni, amministratore delegato di Besana, il gruppo internazionale specializzato in frutta secca, che ha puntato sui mandorleti moderni fin dagli anni ‘90–. Sono rimasti perlopiù piccoli produttori, con impianti obsoleti, che non hanno investito in tecnologie e rinnovo varietale”. Mentre in Italia gli agricoltori espiantavano i mandorli per dedicarsi a uva da tavola e ulivi, in California accadeva il contrario. Così oggi gli Stati Uniti sono il leader mondiale (e il primo fornitore anche dell'Italia, davanti alla Spagna) e hanno rilanciato questo frutto, studiandone e promuovendone i benefici per la salute.E così dall'America il vento a favore delle mandorle è tornato a soffiare anche in Italia, dove, negli ultimi anni, la coltivazione è tornata ad aumentare sia nelle due regioni culla di questo frutto (Sicilia e Puglia) sia in altre zone vocate, come Calabria e Campania. I nuovi impianti sono più efficienti perché condotti in modo intensivo e superintensivo, con varietà moderne ad alta resa (30-35%), maggior densità degli impianti (fino a 1.800 piante per ettaro), irrigazione controllata ed elevata meccanizzazione, raccolta compresa. Ma, siccome un mandorlo ha bisogno di tre anni per essere produttivo e di sei anni per esserlo pienamente, è ancora presto per vederne tutti i risultati sul mercato.
La crescita della produzione nazionale non regge ancora il passo
con il boom dei consumi
Solo in Gdo si vendono in un anno 8,5 milioni di kg di mandorle, in tutte le forme (intere, sgusciate, pelate, tostate) per un controvalore di 130 milioni di euro. E le vendite crescono a due cifre, in modo costante, da almeno un quinquennio. Ma il Covid ha lasciato il segno anche in questo mercato. “Se negli ultimi anni ad avanzare era stata soprattutto l'area dello snacking e delle barrette, con il lockdown questo segmento è entrato in crisi – afferma Mattia Noberasco, amministratore delegato dell'azienda ligure –. Le famiglie hanno preferito comprare le mandorle intere, da consumare al naturale e da usare in cucina, e i formati scorta. Un trend che continua e che, nell'anno finito a giugno 2020, ha fatto raddoppiare le vendite della linea ‘Che Mandorla!', che realizziamo in esclusiva per Esselunga”. Alle richieste dei consumatori finali si aggiungono quelle dell'industria alimentare per cui le mandorle sono diventate una materia prima molto ricercata, una sorta di “superfood” capace di dare valore e sapore a ogni prodotto trasformato.
Primato all’Italia per innovazione nei prodotti a base di mandorle
Tanto da trainare l'innovazione nel mondo della frutta in guscio: con il 40% dei nuovi prodotti lanciati nel 2019 (oltre 5.400 referenze) per il quinto anno consecutivo la mandorla è il frutto più dinamico nel mondo della frutta secca. E l'Italia guida questo trend, con un +20% di novità “mandorlate” contro il +12% dell'intera Ue (fonte Innova).Il boom in Italia della mandorla come ingrediente è confermato dall'analisi dell'Osservatorio Immagino Nielsen GS1: ben l'1,5% dei 71.725 prodotti alimentari monitorati ne evidenzia la presenza in etichetta. A queste 1075 versioni edibili della mandorla (oltre al frutto sgusciato, pelato, tostato, la si trova anche come latte o pesto e come ingrediente in biscotti, gelati, creme spalmabili, bevande e yogurt) si aggiungono poi bagnoschiuma, shampoo e creme per il corpo: quasi il 3% dei prodotti per la cura personale in vendita in Gdo, infatti, segnala la mandorla come ingrediente caratterizzante.
Gli investimenti di Damiano, prima azienda di mandorle bio
siciliana
La crescente richiesta di mandorle da parte dell'industria ha aperto nuovi spazi per i produttori, tra cui la siciliana Damiano che fornisce le principali aziende alimentari mondiali e che realizza l'80% dei suoi 50 milioni di euro di fatturato con le mandorle, di cui è il riferimento mondiale nel biologico. Una b-company da sempre orientata all'export, presente in 20 paesi dove realizza l'85% dei ricavi e dove possiede tre società (tra cui uno stabilimento negli Usa). Ma l'Italia è al centro dei piani di sviluppo, sia in termini di vendite (Damiano è presente solo in Esselunga e Naturasì) che di produzione. “Dopo essere stati i primi ad avviare la coltivazione di mandorle biologiche in Sicilia, nel 1976, ora vogliamo ampliare la nostra azienda agricola e diventare il primo produttore di mandorle biologiche al mondo” afferma l'amministratore delegato Riccardo Damiano. Un obiettivo raggiungibile nell'arco di 3-4 anni, supportato dall'ingresso nell'azienda, alcuni mesi fa, del fondo Progressio Investimenti III, e dagli 11 milioni investiti nel 2019 per l'ampliamento dello stabilimento di Torrenova, nel messinese.
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