Borghi, luoghi rurali e dimore storiche: boom per il turismo diffuso in Italia, parola di Airbnb
Secondo uno studio del Politecnico di Torino il turismo può frenare lo spopolamento delle aree meno battute. Sulla piattaforma la richiesta per questo tipo di località cresce più velocemente di quella per le grandi città: in cima alle preferenze i centri di Chiusa (Bolzano) e Spello (Perugia)
di Gianni Rusconi
4' di lettura
Il tema, a pensarci bene, è tutt'altro che nuovo. Quante aree della Penisola oggi in cima alle classifiche di gradimento per i vacanzieri nazionali e i viaggiatori internazionali sono state in passato fortemente interessate dal rischio di spopolamento? Parecchie, dalla Sardegna alle Langhe, da alcune aree del Sud Italia a diverse località dell'arco alpino. La scelta di puntare sul turismo per contrastare la fuga dei residenti e delle nuove generazioni da territori lontani dalle città e privi di un'economia sostenibile spesso ha pagato (pensiamo ad alcune destinazioni dell'Alto Adige, ma anche dell'Umbria o dell'Abruzzo) e si riflette nei dati che emergono da un nuovo studio condotto dal Politecnico di Torino, nonché dai dati delle prenotazioni sui Airbnb, piattaforma che offre strutture di tipo rurale (come gli agriturismi e le fattorie) e oltre 12mila dimore storiche aperte all'ospitalità (sulle 45mila complessivamente accessibili in tutta Europa) e situate in zone scarsamente popolate.
Gli affitti brevi fanno bene ai borghi
Secondo lo studio, la presenza su Airbnb di annunci relativi ad offerte di alloggio in centri che sì appartengono all'elenco dei “Borghi più belli d'Italia” (270 quelli oggetto di indagine), ma sono localizzati in zone caratterizzate da una situazione economica in declino, può infatti portare benefici sia alle microimprese del territorio (quantificabile in una crescita del 23% dei redditi in un periodo di quattro anni) sia alla popolazione locale, diventando un fattore di contrasto al fenomeno dello spopolamento. Il turismo legato al patrimonio storico-culturale e alla riscoperta delle aree rurali, insomma, può funzionare sfruttando a dovere un veicolo come la piattaforma della società americana, i cui effetti tangibili sulle comunità locali si riflettono nelle potenzialità di crescita dell'hospitality (nei piccoli borghi la media di posti letto disponibili per km quadrato è di 5,2) e dei settori dei trasporti e dell'intrattenimento, oltre che di quello delle agenzie di viaggio.
Alla scoperta dei piccoli comuni
Guardando al 2023, come conferma al Sole24ore.com l'amministratore delegato di Airbnb in Italia, Giacomo Trovato, la domanda di affitti sulla piattaforma è rimasta costante nel primo trimestre ed ha evidenziato tra i principali trend l'interesse per le destinazioni rurali e i borghi. Le richieste per le località al di fuori dei circuiti più battuti crescono infatti molto più velocemente (nell'ordine del 75%) delle grandi città (dove l'incremento si ferma al 40%) e in cima alla lista delle preferenze ci sono piccoli centri come Chiusa, in provincia di Bolzano, che quest'anno sta registrando una crescita di oltre il 500% rispetto al 2019, oppure Spello in provincia di Perugia, (richieste in salita del 250%) o ancora piccoli borghi come Bard, il comune più piccolo della Val d'Aosta con poco più di 100 abitanti, che nel 2019 non aveva avuto nessuna prenotazione e adesso registra flussi turistici importanti.
Le prenotazioni per le dimore storiche, invece, sono aumentate di oltre l'80% nel 2022 rispetto al 2019 e del 37% nei primi tre mesi del 2023 rispetto all'anno passato. Le stime dell'ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) parlano di oltre 37.700 edifici storici presenti sul territorio nazionale, visitati nel 2019 da più 45 milioni di persone. Numeri che costituiscono a pieno titolo un'opportunità concreta per le economie locali (in Italia il 54% di queste residenze si trova in comuni sotto i 20mila abitanti e di queste l'8% in centri con meno di 5mila abitanti), con un indotto che parte dall'organizzazione di eventi e dalle visite private e arriva fino ai pernottamenti e alle esperienze in ambito enogastronomico.
Cosa vogliono i viaggiatori
La buona notizia per gli operatori del turismo dei piccoli borghi è innanzitutto una: anche all'estero c'è tanta voglia di Italia, come conferma in proposito Trovato, e su Airbnb l'interesse per un viaggio nel Belpaese si riflette in prenotazioni che al momento sono state confermato nell'80% dei casi dagli stranieri. Quanto alle componenti di offerta (prezzo e posizione della struttura, servizi, attrazioni…) maggiormente apprezzate, in cima alla lista delle preferenze c'è l'esperienza a 360 gradi, partendo dalla possibilità di visitare destinazioni meno affollate per finire con la sensazione di respirare la storia di luoghi unici, spesso raccontata dagli stessi host. «Non a caso – aggiunge ancora Trovato - il tipico ospite di una dimora storica esprime in media un'altissima soddisfazione per il proprio soggiorno, con il 94% di recensioni a cinque stelle per questa tipologia di alloggi».
Smartworking e vita “low cost” per diventare più attrattivi
Essere più attrattivi verso il turista medio è naturalmente un obiettivo per tutto il mondo del turismo diffuso ma spesso, come evidenzia infine l'Ad di Airbnb, “nei piccoli o piccolissimi centri l'infrastruttura dell'ospitalità tradizionale è scarsa se non addirittura inesistente, e per questo il soggiorno in casa rappresenta una risorsa concreta”. Un altro aspetto da considerare è inoltre la diffusione dello smartworking e del lavoro in modalità ibrida: secondo un sondaggio condotto dall'Associazione italiana Nomadi Digitali in collaborazione con Airbnb, chi lavora da remoto cerca (nel 65% dei casi) alloggi con una buona qualità della connessione a Internet, destinazioni con costi della vita adeguati alle proprie esigenze (lo dice il 61% dei rispondenti) e la possibilità di sperimentare le tradizioni locali (il 37%). Un intervistato su due, invece, ha espresso il desiderio di poter trovare in un unico portale “ufficiale” tutte le informazioni specifiche di una destinazione.
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