Luoghi letterari

Borghi, torri misteriose, periferie: viaggio in Italia con Pierpaolo Pasolini

In occasione dei 100 anni della nascita del poeta, un itinerario da Casarsa, paese della sua infanzia, a Roma, l’amata Tuscia e la Basilicata

di Luca Bergamin

Pierpaolo Pasolini con Enrique Irazoqui a Matera sul set di “Il Vangelo secondo Matteo” (1964)

4' di lettura

Questo viaggio nei luoghi toccati da Pier Paolo Pasolini, in occasione del centenario della sua nascita (a Bologna, il 5 marzo 1922) comincia in Friuli lungo il fiume Tagliamento, prosegue in Lazio, e fa una tappa, un po' cinematografica, a Matera. Le tracce lasciate dal poeta, scrittore e regista possono magari sembrare scarne a tanti decenni di distanza e questi luoghi sono ovviamente cambiati, ma in realtà la forza spirituale del suo passaggio non si è diradata del tutto.

A Casa Colussi a Casarsa, dove iniziò a manifestarsi il suo pensiero

Anche se Pasolini, fra i più importanti e discussi intellettuali del Novecento italiano, era nato a Bologna, la sua infanzia è legata a Casarsa della Delizia, il paese friulano della madre. In quella che era la dimora materna, Casa Colussi, è allestito il Centro Studi Pier Paolo Pasolini dove si è toccati subito dai ricordi che zampillano da ogni stanza: ci sono, tra le altre memorabilia, la scrivania e le fotografie di quando giocava a pallone.

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Casa Colussi a Casarsa (foto: Pasolini in Friuli)

Ne “La meglio Gioventù”, ispirandosi proprio al borgo dove visse tra il 1942 e il 1950, scrive: «Fontana di aga dal me país. / A no è aga pí fres-cia che tal me país. / Fontana di rustic amòur». Paese di caserme che adesso sono quasi tutte vuote (c'era persino un aeroporto per l'atterraggio dei dirigibili), Casarsa sfoggia rogge - specialmente a Runcis -, vigne rubiconde, austere dimore rurali come Palazzo Burovich, luoghi sacri e profani, tutti più o meno legati al culto di PPP.

La Chiesa neogotica di San Giovanni Battista in stile veneziano sfoggia una loggia famosa anche perché Pasolini, segretario del partito comunista locale, vi attaccava i manifesti scritti a mano, mentre nella chiesetta di S. Antonio Abate di Versutta il poeta aveva organizzato una scuola per i ragazzi del posto: insieme, usando le cipolle per strofinare le pareti, fecero riemergere gli antichi affreschi delle pareti. I fiumi Sile e Tagliamento, oggi come allora, disegnano a mo' di sismografo la pianura, fotografati tante volte dai maestri Ciol, padre e figlio. Nel cimitero locale si può dare un saluto alla tomba di Pier Paolo, sentendolo proprio vicino.

La tomba di Pierpaolo Pasolini e di sua madre nel cimitero di Casarsa

L'amore lento per la Torre di Chia, Bomarzo dei mostri e la Tuscia

Quello per la Torre di Chia fu un innamoramento a prima vista che richiese, però, qualche anno perché diventasse amore vero. Sorge sulla riva sinistra della cascatelle di Fosso Castello, alla confluenza con il Fosso Fontana Vecchia, nel territorio di Soriano nel Cimino, di cui Chia costituisce una frazione. Pasolini ne intuì subito le potenzialità narrative: lì, immerso nella verzura selvatica, avrebbe potuto scrivere bene, dipingere indisturbato e poi sarebbe potuto sempre andare a scoprire le numerose vestigia etrusche e dell'antica Roma sparse nei dintorni. Acquistò quei ruderi nel 1970, dando incarico allo scenografo e amico Dante Ferretti di creare ambienti in cui potesse dare libero sfogo al proprio spirito creativo. Maria Callas qui era di casa.

La Torre di Chia, in provincia di Viterbo

Pasolini nel “Poeta delle Ceneri” così scrive: «Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti, che io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti, dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e lì comporre musica l'unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà». Qui accanto si trova Bomarzo, con quel suo Sacro Bosco che Vicino Orsini, appassionato di esoterismo, a metà del Cinquecento volle popolare di sculture mostruose come orchi, draghi, elefanti, orsi. Intorno al borgo medioevale questo spicchio di Tuscia regala passeggiate tra boschi di noccioli e grossi uliveti, in cui ci si imbatte in sorprendenti monumenti rupestri etrusco-romani come la piramide del Sasso del Predicatore, risalente all'VIII secolo a.C.

Il Sacro Bosco di Bomarzo

A Matera, Barile e Lagopesole dove volti e luoghi sono gli stessi

Se è vero che a Chia furono girate alcune scene del suo iconico “Il Vangelo secondo Matteo”, è soprattutto in Basilicata che questo film prese forma, così come si materializzò un legame forte con quella Lucania dove i paesaggi e le atmosfere non sono poi tanto cambiati rispetto al 1964, anno delle riprese. I Sassi di Matera fanno capolino più volte e già si conosce bene la loro ruvida, poetica bellezza, perciò, dopo la visita nella città del pane - i fornai vi appongono ancora i propri timbri, ad esempio al Forno Cifarelli -, si può andare a ritrovare il sigillo di PPP nel Vulture, in borghi aspri e toccanti quali Lagopesole, dove si ammira il castello normanno fatto erigere da Federico II di Svevia, personaggio altrettanto illuminato.

I Sassi di Matera

Anche Barile mantiene intatta quella bellezza solinga che tanto piacque al regista friulano: si possono visitare proprio quelle grotte di tufo sulla collina denominata Sheshe, dove vennero effettuate tante riprese. E soprattutto girando per questo paese dalla marcata impronta culturale arbëreshë, entrando nelle sue cantine per assaggiare il vino aglianico, si riconoscono nei volti delle persone gli stessi tratti somatici delle comparse del Vangelo secondo Matteo.

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