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Borsa, come puntare alla doppia cifra nell’era dei tassi bassi

Mentre il mercato dei bond è in bolla e le azioni sono care nel mercato ci sono delle nicchie che, statistiche alla mano, continuano a offrire rendimenti interessanti. Come quella delle utilities con business anticiclico e totalmente regolamentato

di Vito Lops

3' di lettura

Il mondo dei tassi è capovolto. Un quinto delle obbligazioni in circolazione esprime tassi negativi, vale a dire che il debitore riceve interessi dal creditore. In circolazione ci sono circa oltre 16mila miliardi di dollari (in controvalore) di obbligazioni sottozero. Non si tratta di una situazione momentanea ma di un tema strutturale se consideriamo che gran parte di questi bond proviene da Europa e Giappone, due aree economiche che sono in piena espansione monetaria. Proprio le politiche accomodanti delle banche centrali - e la Bce la scorsa settimana ha confermato questa direzione lanciando il quantitative easing 2 - è la principale causa del paradosso dei bond a tassi negativi.

Va da sé che in questo contesto estrarre rendimento dagli asset finanziari è diventato più complicato. Le Borse, indirettamente, hanno beneficiato delle politiche espansive perché gran parte della liquidità è finita proprio sugli asset azionari. Non a caso Wall Street è un passo dal record storico mentre le Borse di Francoforte e Londra sono lontane dai rispettivi massimi meno di 10 punti percentuali.

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Insomma il mercato delle obbligazioni è in bolla mentre le azioni in questa fase non sono certo a sconto. Va da sé che per un investitore estrarre valore dagli asset finanziari è diventato decisamente più complicato in questa nuova era dei tassi ultrabassi, quando appunto non negativi.

Nel mercato però ci sono delle nicchie che, statistiche alla mano, continuano ad offrire rendimenti interessanti che in media negli ultimi anni hanno sono risultati a doppia cifra.

«E ci sono tutte le ragioni per credere - spiega Stefano Reali, vicedirettore di Pharus Management Sa - che il trend rimarrà lo stesso anche nei prossimi anni».

Di che ambito stiamo parlando? « Ci muoviamo all’interno delle utilities attive nel trasporto energetico (gas, acqua, ndr) - continua Reali -. La seconda caratteristica è che il settore deve essere completamente regolamentato. Nel loro fatturato non ci devo essere variabili che non siano stabilite dalle regole. Terzo aspetto: deve trattarsi di monopoli di fatto. Quarto: il business deve essere anticiclico e i ricavi non devono dipendere da elementi variabili come possono essere i volumi e/o l’andamento del prezzo della materia prima trasportata. Queste condizioni ci portano ad escludere settori ugualmente regolamentati, come autostrade e aeroporti il cui business però dipende dai volumi e quindi dall’andamento ciclico dell’economia».

Come è possibile che il fatturato sia svincolato da elementi variabili? «Il guadagno delle società che rispondono a queste caratteristiche - continua l’esperto di Pharus - viene definito in partenza dallo Stato con delle formule matematiche in base alle quali remunera le società per gli investimenti che devono fare per sviluppare e mantenere le reti che hanno in gestione. Questi investimenti vengono remunerati in anticipo secondo formule matematiche che coprono anche dal verificarsi di variabili esterne negative, come può essere l’impennata dell’inflazione o il calo del prezzo dei titoli di Stato. In sostanza il fatturato di queste società dipende nella totalità dal meccanismo regolatorio ed è basato sul fatto che vengono remunerate dallo Stato per gli investimenti che queste società, monopoliste, effettuano su reti che gesticono e che sono asset strategici nazionali. I guadagni sono stabiliti in anticipo dalle autorità indipendenti regolatorie».

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Quali società rispondono a queste caratteristiche in Italia? «Nel basket di 30 titoli internazionali, che abbiamo individuato fra Europa, Canada, Usa e Australia e che fanno parte del nostro fondo che abbiamo lanciato a fine marzo rientrano ad esempio Terna, Snam e Italgas. A nostro avviso sono titoli molto simili a delle obbligazioni, perché garantiscono stabili dividendi nel tempo, ma si tratta di azioni. Si tratta di titoli difensivi che crescono in maniera molto stabile e lineare. Per certi versi “noiosa”. Questo settore a nostro visto può rappresentare una buona risposta, nell’ottica di un investimento di medio-lungo termine, alla nuova era dei tassi bassi».

Ovviamente va ricordato che si tratta sempre di azioni e come tali di strumenti finanziari che teoricamente espongono l’investitore alla perdita del capitale.

(Questo articolo non costituisce una sollecitazione al risparmio)

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