Wall Street chiude in rosso. Milano la peggiore d'Europa (-1,8%)
La banca centrale americana ha lasciato invariato il costo del denaro, come atteso. Ma le indicazioni per il futuro preoccupano il mercato. Ferma anche la Bank of England sui tassi, scende la sterlina. La banca centrale turca alza il costo del denaro al 30%. In risalita il prezzo del petrolio, torna ad apprezzarsi il dollaro che schiaccia l'euro verso quota 1,06
di Paolo Paronetto e Stefania Blasioli
Le ultime da Radiocor
Borsa: inflazione tedesca e pil Usa danno la carica, Milano chiude al top dal 2008
Piaggio: presidente Repubblica Ceca Pavel in visita a sito Guzzi a Mandello
Zurich Investments Life: Renato Antonini nuovo AD dal 1 gennaio
6' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - La prospettiva di tassi di interesse più elevati per un periodo di tempo prolungato ha zavorrato le Borse europee, tutte in deciso ribasso all'indomani della decisione della Federal Reserve. La banca centrale americana ha lasciato invariato il costo del denaro al 5,25%-5,5%, ma ora l'aspettativa è per un nuovo rialzo di 25 punti base entro fine anno e per un taglio di soli 50 punti nel 2024. Al momento, in ogni caso, i tassi sui Fed Funds considerano probabile al 73,7% il mantenimento dello status quo nel prossimo vertice Fed in calendario il primo novembre. Le nuove aspettative sui tassi, intanto, hanno messo le ali ai rendimenti dei Treasury, con il saggio sul decennale ai nuovi massimi da 16 anni al 4,472%. Sempre sul fronte delle banche centrali, in giornata quelle di Svizzera e Regno Unito hanno lasciato i tassi invariati, rispettivamente all'1,75% e al 5,25%, mentre quella norvegese li ha alzati di un quarto di punto al 4,25%. A Piazza Affari, il FTSE MIB ha così terminato la giornata in calo. Nel resto d'Europa, perdite per Francoforte (DAX 40), Parigi (CAC 40), Londra (FT-SE 100) e Amsterdam (AEX).
Wall Street in rosso, rendimenti Treasury ai massimi da 2006
In calo Wall Street, in scia ai ribassi della vigilia. A fine giornata il Dow Jones chiude in calo dell’1,08%, l’S&P 500 perde l’1,64% e il Nasdaq perde l’1,82%. La Federal Reserve, come atteso, ha deciso di mantenere i tassi d'interesse al 5,25%-5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni, facendo registrare la seconda pausa dal marzo 2022 nella battaglia contro l’inflazione. C'era attesa, poi, per le previsioni contenute nel grafico 'dot plot', pubblicato ogni tre mesi: i banchieri pronosticano un altro rialzo dei tassi d'interesse di 25 punti base nel 2023, come a giugno, ma ora immaginano soltanto un taglio di 50 punti base nel 2024, contro i 100 punti di giugno. Insomma, tassi elevati più a lungo perché l'inflazione è ancora troppo alta, nonostante i passi avanti compiuti, come poi sottolineato anche dal presidente della Fed, Jerome Powell, in conferenza stampa. Il rialzo del prezzo del petrolio, +11% nelle ultime tre settimane, potrebbe però complicare la lotta delle Banche centrali contro l'inflazione. Dopo le decisioni della Fed e le parole di Powell, il rendimento del titolo del Tesoro a due anni è salito ai massimi dal 2006, oltre il 5,1%, il rendimento del decennale ha toccato nuovi massimi dal 2007: al 4,474%.
Sul fronte macro, i sussidi alla disoccupazione nell'ultima settimana sono scesi sui minimi dal gennaio scorso. A settembre, le condizioni del settore manifatturiero nell'area di Philadelphia sono tornate in contrazione, sorprendendo gli analisti. L’indice calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia è sceso da 12 a -13,5, contro attese per 0 punti; si è trattato del 14esimo dato negativo negli ultimi 16 mesi.
Frena la sterlina dopo la Bank of England
Frenata della sterlina e movimenti contenuti per i rendimenti dei titoli di Stato inglesi: questa la reazione dei mercati finanziari alla decisione della Banca di Inghilterra di mantenere invariati i tassi di interesse al 5,25%. L'indice Ftse100, che perdeva lo 0,7% prima dell'annuncio, ha recuperato fino a passare in positivo per poi frenare nuovamente. La sterlina, che trattava a 1,23 dollari, è scivolata in area 1,224 per poi portarsi a 1,227. Il rendimento dei titoli di stato a 10 anni si è spinto temporaneamente al 4,30% per poi rientrare al 4,275-4,280%.
Attenzione venerdì sulla Bank of Japan, che chiuderà la settimana delle banche centrali. Intanto, la banca centrale svizzera ha lasciato invariati i tassi all'1,75% mentre quella svedese ha alzato il costo del denaro dello 0,25% al 4%, come previsto, e prevede ulteriori rialzi.
Turchia: Banca centrale alza tassi al 30%, record dal 2003
La Banca centrale turca ha aumentato il tasso di riferimento per il quarto mese consecutivo, ora fissato al 30%, con un aumento di 5 punti, il più alto dal 2003. Di fronte a un'inflazione in piena ripresa, prossima al 60% in un anno, la banca centrale «ha deciso di proseguire il processo di stretta monetaria per consentire la disinflazione il più rapidamente possibile», spiega un comunicato stampa.
A Piazza Affari pesanti i titoli oil. Sul Ftse Mib bene Unicredit
Tra i principali titoli milanesi, Recordati ha lasciato sul terreno il 5,27% colpita dai realizzi e dalla debolezza dell'intero settore farmaceutico europeo in scia alla francese Genfit dopo i conti semestrali peggiori delle attese. Il settore utility ha risentito delle ipotesi politiche di rinvio della completa liberalizzazione del mercato: in discesa Hera e A2a. Ha invece tenuto il settore bancario, che vede nei tassi di interesse elevati un sostegno ai ricavi e ha approfittato del nuovo rialzo di Unicredit dopo l'annuncio dell'anticipo del piano di buyback e la conferma dei target di distribuzione del capitale ai soci. In progresso anche Banco Bpm e Banca Mps. Gli acquisti hanno sostenuto Amplifon. Hanno limitato i danni Banca Pop Er, Iveco Group, Pirelli & C, Unipol e Generali. Resta sotto i riflettori Mediobanca all'indomani della presentazione della lista del cda per il rinnovo dei vertici e in attesa delle mosse del primo azionista Delfin. In rosso Ferrari, Interpump Group, Cnh Industrial e Saipem. Al di fuori del paniere principale si sono messi in evidenza Portobello, Ecosuntek e Redelfi. Male Illa, Agatos e Fenix Entertainment. Bioera non è riuscita a fare prezzo con una variazione teorica del 50,3% all'indomani della richiesta di fallimento, da parte della Procura di Milano, del gruppo che comprende Ki Group, Ki Group Holding e Bioera. Tra gli altri titoli in evidenza, Safilo Group ha festeggiato l'accordo con Amazon per il lancio dei nuovi occhiali smart Carrera.
Passando agli altri listini europei, a Parigi Genfit ha perso il 7,28% sulla scia dei conti semestrali peggiori delle attese che hanno visto il raddoppio della perdita netta a causa dell'aumento delle spese operative e finanziarie. Si è invece messa in luce Inventiva (+6,72%) dopo avere annunciato un accordo di licenza esclusiva con la giapponese Hepalys Pharma su un suo farmaco. Nel Cac 40 bene Renault, mentre hanno perso terreno i titoli del lusso, con Hermes a -5,85%, Essilorluxottica e Lvmh. A Londra tonfo del titolo Ocado (-19,9%) dopo che gli analisti di Exane Bnp Paribas hanno declassato il supermercato online britannico a "underperform". Bene invece Jd Sports Fashion (+8,16%) dopo l’annuncio dei conti semestrali in crescita, del forte aumento dell’acconto di dividendo e della conferma della guidance dell’esercizio, nonostante il difficile contesto macro-economico. Sul Ftse 100 gli ordini di acquisto hanno premiato Next (+3,43%) e Capita Group (+3,08%), mentre hanno perso terreno i minerari, con Antofagasta in calo del 3,16%, Rio Tinto del 2,73% e Anglo American del 2,66%. A Francoforte, infine, sopra la parità Munich Re, in rosso Basf, Hellofresh (-4,71%) e Airbus Group.
Dollaro in corsa dopo la Fed, euro punta a quota 1,06
Sul mercato valutario le indicazioni emerse dal meeting della banca centrale americana hanno spinto il dollar index (che misura l'andamento del biglietto verde contro un paniere di divise) ai massimi da inizio anno in area 105 mentre il cambio con la divisa unica europea è tornato ai minimi dal marzo scorso. «A questi livelli molto se non tutto sul fronte della politica monetaria sembra prezzato», dicono gli analisti di Mps. Venerdì attesi gli annunci della Bank of Japan sulla politica monetaria: da capire se l'istituto sorprenderà il mercato portando i tassi a zero o avviando un percorso di normalizzazione.
Petrolio torna a salire. Giù il gas
Dopo una seduta e mezza in calo, torna a salire il prezzo del petrolio. La posizione hawkish della Fed e la forza del dollaro hanno messo pressione i prezzi, nonostante il calo delle scorte Usa. Wti e Brent, però, hanno ripreso la via del rialzo. Sul gas Ttf in calo pesano anche le maggiori probabilità di un accordo in Australia tra Chevron e i sindacati che potrebbe far terminare lo sciopero al terminal GNL già venerdì. Inoltre, è previsto un aumento della produzione norvegese.
Spread chiude in rialzo a 180 punti, rendimento al 4,55%
Chiusura in rialzo per lo spread tra BTp e Bund sul secondario telematico Mts con un forte balzo dei rendimenti. A fine giornata il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005518128) e il titolo tedesco di pari durata viene indicato a 180 punti base rispetto ai 175 della vigilia. Sale anche il rendimento del decennale benchmark italiano: al 4,55% dal 4,45% dell'ultimo riferimento della vigilia.
loading...