Settimana da dimenticare per le Borse, Milano perde il 2,3%
Il Ftse Mib si appresta comunque a chiudere il primo semestre dell'anno da prima della classe. Da inizio 2023 segna un bilancio positivo del 14,8%
di Flavia Carletti e Andrea Fontana
4' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Settimana da dimenticare per le Borse europee: le scelte delle banche centrali sul rialzo dei tassi per frenare l'inflazione continuano a farsi sentire sull'umore degli investitori anche perché si accompagnano con una congiuntura economica in peggioramento. Lo Stoxx600 è arretrato del 2,9% e, tra i principali listini, Francoforte e Parigi hanno ceduto almeno il 3 per cento. Piazza Affari è scesa complessivamente del 2,3% ma si appresta a concludere il primo semestre da prima della classe: da inizio 2023 infatti il Ftse Mib è salito del 14,8 per cento. In Europa le vendite sono state piuttosto trasversali ai vari settori economici con i titoli delle società delle materie prime e del real estate a essere tuttavia i più colpiti. Nessun comparto è andato in controtendenza anche se assicurativo, alimentare e telecomunicazioni hanno contenuto la flessione. Pesante la settimana del barile di petrolio: i prezzi sono scesi del 4% circa. Banche centrali e inflazione saranno i due principali fattori in grado di orientare i listini nell'ultima settimana di giugno. Il Forum dei banchieri centrali di Sintra in Portogallo che vedrà presenti innanzi tutto i governatori di Bce, Federal Reserve, Banca d'Inghilterra e Banca del Giappone potrebbe essere l'occasione per fornire ai mercati nuove indicazioni sulle rispettive politiche monetarie che gli istituti adotteranno nella seconda parte dell'anno. Venerdì prossimo invece il calendario macroeconomico del mese di giugno di Eurostat si chiuderà con la diffusione dei dati sull'inflazione a cui seguirà, negli Usa, l'indice Pce che misura l'andamento dei pezzi in relazione alla spesa per i consumi.
Venerdì Milano -0,7%, pesa frenata della zona euro a giugno
La contrazione dell'attività economia nell'Eurozona nel mese di giugno, con dati in peggioramento sia nel manifatturiero sia nei servizi, pesa sull'ultima sessione settimanale delle Borse europee già appesantite nei giorni precedenti dalle preoccupazioni per ulteriori strette monetarie da parte delle banche centrali necessari a contenere l'inflazione. Le vendite hanno colpito soprattutto i titoli dell'energia, dei minerari, delle banche e del tech. Francoforte, complice il crollo di Siemens Energy che ha ritirato le stime per il 2023 a causa dell'andamento delle attività spagnole, è stata la più penalizzata (-1%) insieme a Madrid, mentre Piazza Affari è arretrata dello 0,73 per cento. Nell'intera settimana il listino milanese ha perso circa il 2,3%, lo Stoxx600 europeo il 2,8% circa.
A Piazza Affari si salvano le utilty, in forte calo Saipem
A Milano si sono salvati i titoli difensivi come Recordati (+0,82%) e Inwit (+0,77%) e le utility, bene anche Ferrari (+0,9%). Male Saipem (-4,4%) vista la discesa del petrolio e alcuni industriali come Prysmian (-2,53%) ed St (-2,44%). Limita il passivo Eni (-0,7%) che ha acquisito la britannica Neptune Energy per 4,9 miliardi di dollari, in tenuta Tim (-0,5%) che negozierà con Kkr la cessione della rete infrastrutturale.
In Germania Pmi manifattura e servizi sotto le attese
A giugno l'indice Pmi manifatturiero tedesco, secondo i dati preliminari diffusi in queste ore, è sceso dai 43,2 punti di maggio a 41 punti. L'indice Pmi servizi è sceso dai 57,2 di maggio scorso a 54,1 punti. Si tratta di risultati largamente sotto le attese: l'indice dei servizi era previsto a 56 punti; quello della manifattura a 43,6 punti. L'indice composito, sintesi dei due indici, è sceso dai 53,9 punti di maggio a 50,8 punti, sotto le stime rispetto ai 53,5 punti attesi. Una lettura sotto 50, come avviene per i servizi, indica contrazione del settore.
Luci e ombre per gli indici Pmi negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, luci e ombre per l'indice Pmi servizi e quello manifatturiero. Mentre il primo è sceso ma si è mantenuto sopra le attese e sopra i 50 punti, il Pmi manifatturiero ha fatto peggio delle previsioni. Nel dettaglio, la lettura preliminare dell'indice servizi Pmi, redatto da Markit, è scesa dai 54,9 di maggio a 54,1 punti di giugno; le attese erano per un dato a 53,8 punti. Il dato si è dunque mantenuto a un livello associato a un'espansione, ovvero superiore ai 50 punti. L'indice Pmi manifatturiero è sceso a giugno a 46,3 punti dai 48,4 punti di maggio. Le attese erano per un dato a 49 punti.
Venerdì, a fine seduta, Wall Street chiude negativa. Il Dow Jones perde lo 0,64%, il Nasdaq cede l’1,01%, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,76%.
Deludono gli indici Pmi dell'Eurozona
A giugno scendono anche gli indicatori economici calcolati da Ihs Markit per l'Eurozona. L'indice Pmi manifatturiero è calato dai 44,8 punti di maggio a 43,6 punti, il minimo da 37 mesi. Quello dei servizi è sceso dai 55,1 punti di maggio a 52,4 punti. L'indice composito, sintesi dei due indici, è quindi sceso da 52,8 punti di maggio a 50,3 punti, il minimo da cinque mesi. I dati sono peggiori delle attese: l'indice manifatturiero era atteso a 44,8 punti; quello dei servizi a 54,5 punti.
Euro sotto 1,09 dollari, ancora in calo il petrolio
Sul mercato valutario, l'euro scende a 1,088 dollari da 1,0955 ieri in chiusura. La moneta unica vale anche 156,42 yen (156,49 ieri), mentre il rapporto dollaro/yen è a 143,70 (142,86). Ancora in calo il prezzo del petrolio: il contratto consegna agosto sul Brent scivola dell'1,2% a 73,2 dollari al barile e quello di pari scadenza sul Wti dello 1,5% a 68,48 dollari. Ad Amsterdam il prezzo del gas perde il 4% a 32,7 euro al megawattora.
Spread chiude stabile a 163 punti, rendimento al 3,99%
Chiusura su livelli invariati per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di forte contrazione dei rendimenti sulla curva euro. I dati economici di oggi hanno alimentato le attese per una recessione più rapida e forte del previsto nella Zona Euro, con un conseguente rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi da parte della Bce. A fine seduta il differenziale tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005518128) e il pari scadenza tedesco si è attestato a 163 punti base, lo stesso livello del closing di ieri. Calo più netto per il rendimento del BTp decennale benchmark, che ha terminato gli scambi a 3,99% dal 4,11% del closing precedente.
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