Borse: le banche nel mirino spingono in rosso i listini, Milano chiude a -1%. A Wall Street stop a First Republic
L'istituto Usa pronto a vendere 100 miliardi di asset per far fronte alla fuga di capitali. Intanto sale l’attesa per i risultati di Microsoft e Alphabet
di Eleonora Micheli e Andrea Fontana
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Chiusura in calo per le Borse europee, fatta eccezione per Francoforte che ha difeso le posizioni. Le trimestrali a luci e ombre, i timori sulla tenuta di banche medio piccole americane, dopo che First Republic ha ammesso la fuga di capitali dai propri conti, e soprattutto la prospettiva che le banche centrali americana ed europea continueranno ad alzare i tassi hanno incoraggiato gli investitori ad alleggerire le posizioni. Così, nel giorno della festa della Liberazione, Milano ha terminato in ribasso dell'1%, mentre lo spread è salito a 189 punti (da 187 della vigilia) anche se il rendimento dei Btp a dieci anni è sceso al 4,24% (dal 4,36%).
Stop a titolo First Republic Bank a Wall Street
A Wall Street - che chiude negativa, con Dow Jones -1,01%, Nasdaq -1,98% e S&P500 -1,58% - sono state fermate le azioni di First Republic. La banca starebbe valutando la possibilità di vendere fino a 100 miliardi di dollari in asset, come parte di un piano di ristrutturazione, secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg.sarebbe pronto a cedere tra i 50 e i 100 miliardi di dollari in bond a lunga scadenza e mutui in suo possesso. Dall'ultima trimestrale è emerso che la banca ha 173 miliardi di dollari in prestiti e 70 miliardi in depositi (al netto dei 30 miliardi che ha ricevuto da un consorzio di banche accorse in suo aiuto). Il titolo era arrivato a perdere il 38% al Nyse. La notizia che ha creato più allarme, però, è stata quella relativa alla fuga di capitali: nel primo trimestre First Repubblic ha registrato un crollo dei depositi del 40% a 104,5 miliardi di dollari. Il detonatore sono stati i crack di Svb e Signature Bank, entrambi chiuse nelle scorse settimane.
E' focus su banche, tra conti di Ubs e fuga di depositi da First Republic
Le Borse europee sono partite deboli e sono rimaste in territorio negativo per tutta la seduta. Del resto nel pomeriggio anche Wall Street ha aperto in ribasso. I timori che in Cina aumentino di nuovo di casi di Covid e le trimestrali poco convincenti di alcuni big mondiali hanno finito per indurre gli investitori a sposare un atteggiamento cauto e quindi a portare a casa i guadagni registrati con i recenti rialzi. In particolare hanno deluso i numeri di Ubs, il gruppo che è in procinto di integrare Credit Suisse. La banca svizzera ha archiviato il primo trimestre del 2023 con un utile netto di 1,03 miliardi di dollari, dimezzato rispetto ai 2,14 miliardi di dollari dello stesso periodo dell'anno precedente. L’istituto ha comunque spiegato che la performance dei primi tre mesi del 2023 è stata influenzata dagli effetti negativi dei contenziosi legali aperti, in parte compensati dall'afflusso di nuovi capitali netti nella sua attività di gestione patrimoniale globale legato all'acquisizione di Credit Suisse. Sempre in Europa il gruppo bancario Santander non ha scaldato gli animi, annunciando di avere archiviato il primo trimestre del 2023 con un utile netto in aumento dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2022 a 2,57 miliardi di euro grazie a maggiori proventi sul mercato europeo che hanno compensato una performance più debole in Brasile e negli Stati Uniti. Negli States, poi, First Republic Bank ha fatto tremare i polsi con l'annuncio della fuga di capitali. Oltreoceano, intanto, sale l’attesa per la pubblicazione delle trimestrali di Microsoft e Alphabet, in calendario questa sera a mercati chiusi.
E' scattato il conto alla rovescia per le mosse di Fed e Bce
Intanto è scattato il conto alla rovescia per le decisioni che la prossima settimana adotteranno sia la Fed, sia la Bce. Il Fomc, il braccio operativo della banca centrale Usa, si riunirà il 2 e 3 maggio, mentre il 4 maggio sarà la volta del consiglio direttivo della Bce. Gli investitori si sono convinti che le banche centrali alzeranno ancora i tassi e forse con decisione, nonostante l’inflazione abbia mostrato un rallentamento. Un dato che influenzerà le decisioni della Fed sarà quello in programma giovedì relativo all’andamento del pil Usa del primo trimestre. Intanto il capoeconomista della Bce, Philip Lane, ha preannunciato un ritocco del costo del denaro. «Per la nostra prossima riunione del Consiglio direttivo del 4 maggio, i dati attuali indicano che dovremmo alzare nuovamente i tassi. Non è ancora il momento giusto per fermarsi», ha detto, pur sottolineando che l’entità del rialzo sarà determinata dai dati economici. Ad ogni modo, ha evidenziato, «l'analisi suggerisce che sarebbe inopportuno lasciare il nostro tasso sui depositi all'attuale livello del 3%». In più senza tanti giri di parole, Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo Bce, ha dichiarato che «un nuovo rialzo di 50 punti base a maggio non è escluso», considerando che sebbene l’inflazione stia scendendo, quella core continua a sorprendere al rialzo, mostrando uno slancio molto forte.
Banche sotto pressione a Milano, ancora debole Tim
A Piazza Affari, come nel resto d’Europa, sono andate male le azioni delle banche, con Unicredit (-2,7%) e Banco Bpm (-3%) che hanno registrato le performance peggiori, dopo la buona performance delle ultime sedute. Non si sono arrestate le vendite su Telecom Italia (-2,37%), che così si è riportata sui valori di fine gennaio. Hanno arginato le perdite al -0,2% le Moncler, mentre è scattato il conto alla rovescia per la trimestrale dell’azienda, in calendario la prossima settimana. Fuori dal paniere principale, la Juventus Fc ha lasciato sul parterre il 7,6%, risentendo del dubbio che la Uefa possa decidere la sua esclusione per un anno dalle coppe europee per il così detto caso plusvalenze.
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Euro torna sotto 1,10 sul dollaro
Sul mercato valutario, il dollaro e titoli di Stato Usa hanno recuperato terreno, dopo l'apertura di Wall Street e la pubblicazione dei dati americani che hanno evidenziato un dinamismo nel settore residenziale (sia come vendite sia come prezzi) e segnali in peggioramento per il manifatturiero e per la fiducia dei consumatori. Il cambio tra euro e dollaro è scivolato sotto 1,10, esattamente in area a 1,098 (1,102 nel primo pomeriggio e 1,1048 questa mattina), mentre il dollar index, che misura l'andamento della valuta Usa nei confronti di un paniere di monete, guadagna mezzo punto percentuale. Lo scenario attuale dell'euro/dollaro è comunque per Riccardo Evangelista, analista di Activ Trade è ribassista «perché, a differenza della Fed, si prevede che la Bce continuerà a inasprire la politica monetaria da maggio: l'inflazione rimane un problema, in Europa, con la banca centrale che rimane impegnata a domare l'aumento dei prezzi al consumo». Per l'esperto la Bce potrebbe ritoccare il costo del denaro a maggio di 50 punti base e poi potrebbe anche aggiungere altri due aumenti di 25 punti base a giugno e luglio, se l'inflazione dovesse rimanere elevata. «Con le politiche monetarie delle due banche centrali che sembrano divergere, potremmo assistere a ulteriori guadagni dell'euro rispetto al dollaro, anche se va considerata una certa incertezza poiché l'intera situazione dipende da prossimi dati economici». Intanto i rendimenti dei titoli di Stato Usa a dieci anni sono tornati al 3,4% sulla scadenza decennale.
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