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Spettro stagflazione agita le Borse che chiudono in calo. Dati lavoro Usa deludono

Pesano le preoccupazioni per l'inflazione e la crescita. Oro ai massimi da due mesi, Piazza Affari perde un altro 0,6%. Acquisti sui difensivi (utility e pharma), giù i ciclici

di Andrea Fontana

La Borsa, gli indici del 5 aprile 2023

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - I timori sul rallentamento dell'economia e un'inflazione ancora non domata a livello globale preoccupano i listini azionari europei, con gli investitori che si spostano sui beni rifugio a partire dall'oro. Alla vigilia dell'atteso rapporto mensile sul mercato del lavoro americano (dati di marzo su nuovi posti creati e tasso di disoccupazione), i dati sul lavoro nel settore privato e il rallentamento dell'attività dei servizi negli Stati Uniti hanno alimentato i timori sull'andamento dell'economia Usa soprattutto perché accompagnati da posizioni ancora aggressive di alcuni rappresentanti della Federal Reserve sui tassi. Inoltre un segnale che non è piaciuto ai mercati è stata la decisione della banca centrale neozelandese di alzare i tassi oltre le previsioni.
Lo Stoxx600 Europe ha ripiegato così dai massimi dell'ultimo mese toccati nella seduta della vigilia e gli indici azionari europei sono stati contrastati in chiusura: in calo il FTSE MIB di Milano, il DAX 30 di Francoforte e il CAC 40 di Parigi, in controtendenza Madrid, Londra e Zurigo.

Wall Street contrastata, calo rendimento Treasury

Wall Street chiude contrastata. Il Dow Jones sale dello 0,24% a 33.482,72 punti, il Nasdaq perde l’1,07% a 11.996,86 punti mentre lo S&P 500 cede lo 0,25% a 4.090,38 punti. In netta discesa i rendimenti dei titoli di Stato Usa con il 10 anni sotto il 3,3% e il 2 anni sotto il 3,8% dopo i nuovi segnali di rallentamento del mercato del lavoro, emersi dai dati Adp sul settore privato, sotto le attese. Nella seduta della vigilia, ad alimentare le preoccupazioni i dati mensili sulle domande vacanti di lavoro e quelli sugli ordini industriali.

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«I dati statunitensi sulle posizioni lavorative aperte (cosiddetti Jolts) e gli ordini industriali sono scesi più del consenso hanno di fatto confermato le attese di una Fed prossima alla fine del ciclo di rialzo dei tassi e con gli OIS (overnight index swap) che sono tornati a prezzare tre tagli entro la fine dell’anno. Questo si è tradotto in un deciso calo del rendimento USA a due anni (sceso di ben 14pb) con forte rialzo dello spread sul 2-10 anni. Nonostante questi segnali, i banchieri Fed continuano a mostrare la volontà di alzare ancora i tassi (si sono espressi in questo senso Mester e Cook)» è il commento di Mps Capital Services.

Usa, deludono i dati Adp sul lavoro. Ism servizi in calo

A rafforzare la serie di dati che mostrano segnali di debolezza, sono arrivati anche i dati relativi agli occupati Adp sotto le attese: secondo il rapporto mensile redatto da Automatic Data Processing (Adp), l'agenzia che si occupa di preparare le buste paga, lo scorso mese sono stati creati 145.000 posti di lavoro rispetto a febbraio, mentre le previsioni erano per la creazione di 210.000 posti di lavoro. Il dato di febbraio è stato rivisto da 242.000 a 261.000.

L'attività economica nel settore servizi è rimasta in espansione negli Stati Uniti, a marzo; solo a dicembre era stata in contrazione, interrompendo una serie di 30 mesi consecutivi di crescita. L'Ism servizi, l'indice - redatto dall'Institute for Supply Management - che misura la performance del terziario negli Stati Uniti, è tuttavia sceso a 51,2 punti dai 55,1 di febbraio, contro attese per un dato a 54,3. Da segnalare che un valore al di sopra dei 50 punti indica una fase di espansione della congiuntura e dicembre è stato solo il terzo mese in contrazione negli ultimi 156 mesi.

S&P, in Eurozona economia in ripresa a marzo

L'economia dell'eurozona ha concluso il primo trimestre registrando un'espansione dell'attività del settore privato per il terzo mese consecutivo, indicando il valore più forte di crescita da maggio 2022 e un forte miglioramento rispetto all'ultimo trimestre 2022. Lo sottolineano gli analisti di S&P commentando l'indice destagionalizzato S&P Global PMI della Produzione Composita dell'Eurozona, salito al più alto valore da maggio 2022. Posizionandosi su 53,7, ha indicato un rialzo da 52 di febbraio e per il terzo mese consecutivo ha riportato un valore superiore alla soglia critica di 50, che separa la crescita dalla contrazione.

Acquisti sull'oro che sale oltre i 2.000 dollari l'oncia

Tornano gli acquisti sui beni rifugio, a partire dall' oro che sale sui massimi da oltre un anno spinto dai timori su un possibile rallentamento dell'economia Usa. Il metallo prezioso ha superato i 2mila dollari l'oncia, sui massimi da oltre un anno. I massimi precedenti erano a 2.070, rispettivamente visti nel 2020 e 2022.

«Nonostante la crescente diffusione dell’opinione secondo cui l'economia globale potrebbe avviarsi verso una grave contrazione, le banche centrali continuano a ignorare tali preoccupazioni, scegliendo di concentrarsi sulla lotta all'inflazione, persistentemente elevata, attraverso tassi di interesse sempre più alti. In questo contesto, potrebbe esserci spazio per ulteriori aumenti del prezzo dell'oro», osservano gli analisti di ActivTrades.

Petrolio, scorte Usa in netto calo

La scorsa settimana, le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono diminuite piu' delle attese. Registrato un ribasso di 3,739 milioni di barili a 469,952 milioni di unita', secondo i dati diffusi dal dipartimento dell'Energia, contro attese per un ribasso di 1,5 milioni di barili. Gli stock di benzina sono diminuiti di 4,119 milioni di barili a 222,575 milioni di barili, contro attese per un calo di 1,2 milioni. Il prezzo del greggio è poco movimentato con il Wti sopra gli 81 dollari al barile e il Brent sotto quota 85 dollari al barile.

BTp, spread in calo a 184 punti, rendimento 10 anni al 4,01%

Chiusura in lieve calo per lo spread tra BTp e Bund in una giornata caratterizzata da una forte correzione dei rendimenti sulla curva euro dopo i dati Usa che fanno sperare in una frenata nell'inasprimento della politica monetaria Usa. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005518128) e il pari scadenza tedesco e' indicato a fine seduta a 184 punti base, rispetto ai 186 punti della chiusura di ieri. In netta flessione il rendimento del BTp decennale benchmark che ha terminato in calo al 4,01% dal4,12% del riferimento precedente.

Mossa a sorpresa della banca centrale della Nuova Zelanda

Male anche i listini della Nuova Zelanda dopo che la banca centrale ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto base, più delle attese, per combattere l'inflazione, spingendo il dollaro neozelandese ai massimi da metà febbraio. Nello statement si legge che il board prevede che la domanda interna possa ancora rallentare, così come l’inflazione che però è ancora su livelli che potrebbero richiedere ulteriori interventi. Sulle banche, si legge che sono ben capitalizzate e redditizie e con molta liquidità disponibile. Reazione importante del dollaro neozelandese che è schizzato al rialzo di circa l’1% per poi consolidare appena sotto questa percentuale a 0.6350.


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