Borsa, utili verso i 76 miliardi. Ecco cosa si prevede per il 2023
Dai conti in arrivo si attendono progressi annui del 18% in Europa e più che doppi in Italia, dove il monte utili viaggia verso i 76 miliardi. E nel 2023 si delinea una conferma (settore energetico escluso) nonostante il prevedibile rallentamento
di Maximilian Cellino
I punti chiave
4' di lettura
Navigare sull’onda lunga della ripresa economica post pandemia e affrontare al tempo stesso i primi venti della tempesta scatenata da inflazione e confitto fra Russia e Ucraina non era certo impresa semplice. Nel suo complesso il 2022 si è però alla fine rivelato un altro anno record per i bilanci societari, come si avviano a confermare i conti del trimestre conclusivo dell’anno che le aziende quotate europee e italiane stanno per pubblicare. Le cifre relative a ricavi e profitti mostreranno per il momento progressi in quasi tutti i settori e le aree geografiche del Continente, lasceranno tuttavia in eredità al 2023 appena iniziato la moltitudine di incertezze che caratterizza l’attuale scenario, sia sotto l’aspetto economico e finanziario, sia dal punto di vista geopolitico.
In termini puramente numerici, secondo il consensus I/B/E/S pubblicato da Refinitiv, le società che appartengono all’indice paneuropeo Stoxx 600 dovrebbero registrare nel quarto trimestre 2022 un incremento degli utili rispetto ai dodici mesi precedenti pari al 10,7%, che le porterà a concludere a chiudere l’intero anno con un’avanzata del 18,2 per cento (753 miliardi di euro contro i 637 precedenti). Che il dato complessivo sia fortemente influenzato dall’exploit realizzato dal comparto energetico (+40% trimestrale e soprattutto +119% annuo) sulla spinta dei prezzi delle materie prime da loro prodotte e commercializzate è ormai risaputo.
Sì riduce la forbice fra analisti e «realtà»
Vale forse invece la pena notare come le stime degli analisti si siano progressivamente ridotte negli ultimi mesi, dimezzando la portata complessiva degli utili dell’ultimo trimestre rispetto ai picchi indicati all’inizio di ottobre (e riducendo quindi di quasi 2 punti percentuali il risultato complessivo del 2022). La questione che si apre su questo punto è interessante: il divario fra le previsioni di mercato e le indicazioni macroeconomiche derivanti dai dati effettivi e soprattutto da quelli prospettici (che segnalano da tempo l’arrivo di una recessione) si sta in parte ricomponendo.
Al minore ottimismo degli analisti, che aveva sollevato seri dubbi sulla sostenibilità del rimbalzo avviato dai listini azionari proprio lo scorso autunno, si aggiunge anche la tenuta fino a questo momento migliore delle attese mostrata dall’economia europea che contribuisce anche al riavvicinamento dell’altra parte della forbice. Su quest’ultimo aspetto «ha influito la decisione della Cina di riaprire la propria economia mettendo fine alla politica zero-Covid, che riporta sullo scenario globale un attore cresciuto nel 2022 al di sotto della tendenza di lungo termine e che ha quindi voglia di rivincita, ma anche la dinamica dei prezzi energetici, in particolare quelli del gas, che sono dimezzati rispetto a un anno fa», conferma Alberto Villa, responsabile dell’ufficio studi di Intermonte.
Le incertezze per il 2023
Il quadro generale per il 2023, che inserisce nel computo anche le reazioni delle banche centrali (in questo caso la Bce) all’ondata inflattiva, resta tuttavia ancora avvolto nella nebbia, tanto che dalle stime attuali non appare ancora chiaro se l’andamento dei bilanci potrà seguire anche in misura marginale la dinamica favorevole degli anni precedenti o registrare una contrazione, se pur contenuta. Le stime I/B/E/S estendono per il momento anche ai primi tre mesi dell’anno il periodo di grazia (+4,9%) ma i venti di recessione non tarderanno probabilmente a farsi sentire nei trimestri successivi.
Le prospettive italiane
L’Italia non fa eccezione rispetto all’ambito europeo, accentuando nel caso specifico alcuni aspetti. Le previsioni che gli esperti di Intermonte basano su un paniere di circa 120 aziende quotate a Piazza Affari (pari ad oltre il 90% della capitalizzazione complessiva di Borsa italiana) proiettano l’ipotetico monte utili a 76 miliardi per l’intero 2022. Il valore sopravanza del 37% i livelli già raggiunti l’anno precedente e deve anche in questo caso il suo primato in primo luogo ai risultati del comparto energetico (più che quadruplicati nel giro di dodici mesi), oltre che della buona lena mostrata dagli industriali (+32%).
Una performance difficilmente ripetibile però, che finisce per condizionare le proiezioni a questo punto più interessanti per l’anno appena iniziato. Ragionando in termini generali, nel 2023 si rischia di assistere infatti a una contrazione degli utili di Piazza Affari (-4,9% a 72,3 miliardi secondo Intermonte), che non si materializzerebbe però se si togliesse dal computo la frenata (-26% le attese) che gli energetici che dovranno mettere in conto proprio per l’andamento calante dei prezzi petroliferi rispetto all’anno precedente.
«Alcuni settori che hanno sofferto in misura elevata la situazione creatasi lo scorso anno per le tensioni congiunte sui prezzi del gas e anche sui tassi, come per esempio le utility, potrebbero tornare interessanti» nota al contrario Villa, aggiungendo che «a questi dovrebbero unirsi banche e società finanziare perché in grado di sfruttare a proprio vantaggio la dinamica dei tassi». È soprattutto per effetto di queste inversioni di tendenza che il complesso degli utili ex-energy generati dalle società del listino milanese potrebbe crescere leggermente da 59,4 e 60,4 miliardi. E probabilmente a spingere soci e investitori e a considerare «mezzo pieno» il bicchiere che dovranno bere nel 2023.
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