Borse, in agenda Brexit, economia cinese e fiducia tedesca
Venerdì prossimo l’ultimo Consiglio europeo prima della scadenza della Brexit. In focus anche il Pil e la bilancia commerciale cinese. In Europa attesa la fiducia tedesca.
di Marzia Redaelli
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Le borse europee ripartono dall’ottimismo sulla Brexit e sulla guerra commerciale. Entrambe le dispute, infatti, sembrano aver trovato una composizione. Sul fronte inglese il negoziatore di parte europea Michel Barnier ha dato via libera a un round decisivo di negoziati, in modalità “tunnel”, cioè riservata. Però i tempi sono stretti, perché l’ultimo Consiglio europeo utile prima della data del divorzio (31 ottobre) è fissato giovedì 17.
Inoltre, in caso di mancata intesa entro il 19, il premier britannico Boris Johnson dovrebbe chiedere un’altra estensione della Brexit. Sul fronte dazi, invece, il disgelo tra stati Uniti e Cina annunciato giovedì scorso dal Presidente Usa Donald Trump ha permesso ai listini azionari di rimbalzare.
Viceversa, la propensione al rischio ha tarpato le ali alle obbligazioni: i prezzi sono scesi e i rendimenti saliti. Il tasso del BTp decennale ha varcato di nuovo la soglia dell’1%, anche per via della disponibilità di nuove emissioni e del nuovo titolo preso a riferimento che ha una scadenza più lunga (all’aprile 2030). Lo spread con il Bund tedesco resta però intorno ai 150 punti base, perché anche il rendimento del Bund tedesco si è alzato a -0,44% dal -0,587 di inizio ottobre.
Il quadro economico
Sia l’economia cinese sia quella americana (e in maggior misura) hanno accusato segnali di rallentamento. Gli investitori guardano dunque alla Cina dove venerdì 18 sono in arrivo il Pil del terzo trimestre atteso al 6,1% (un decimale sotto l’ultima rilevazione), la produzione industriale di settembre, stimata in aumento al 5% dal 4,2% e le vendite al dettaglio, anch’esse previste in crescita al 7,8% dal 7,5%.
Anche dagli Stati Uniti le principali indicazioni giungono dai consumi, una parte importante del ciclo a stelle e strisce, con le vendite al dettaglio di mercoledì 16 (0,4% il dato di agosto). Poi ci sono i sondaggi regionali dal mondo produttivo: martedì 15 l’Empire manufacturing, calcolato dalla Fed di New York e giovedì 17 il Philly Fed dall’area operosa di Philadelphia. Infine, il Leading Index di venerdì 18, un “superindice” che sintetizza dieci indicatori (tra cui le richieste di sussidi, gli ordinativi alla manifattura, i permessi edilizi e pure l’andamento di Wall Street) ed è stato storicamente considerato un anticipatore del ciclo.
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Lo scenario in Europa
Del sollievo degli operatori hanno beneficiato pure le azioni europee. Piazza affari ha goduto del traino delle banche, sostenute dall’aumento dei tassi (i bassi rendimenti penalizzano i margini dell’attività creditizia), mentre a Francoforte è andato forte il settore auto, che immagina un futuro libero dal giogo delle barriere commerciali.
Il clima più roseo potrebbe essere in parte registrato dall’indice Zew sulla fiducia degli investitori tedeschi (calcolato dall’omonimo istituto basato a Mannheim), diffuso martedì 15 (il termine per le risposte al sondaggio era venerdì 11, il giorno seguente alle buone nuove sulle trattative tra Stati Uniti e Cina).
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Altre statistiche dal vecchio continente potranno condizionare l’umore sui parterre: oltre alla produzione industriale europea lunedì 14 (-0,4% ad agosto), per l’Italia ci sono mercoledì 16 il fatturato e gli ordini dell’industria (rispettivamente -0,6% e -1% ad agosto) oltre alla lettura finale dell’inflazione di settembre (+0,2% annuo la prima stima); venerdì 16 la bilancia commerciale e il bollettino economico della Banca d’Italia.
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