Le tensioni su tassi e Cina frenano l'Europa, Milano tiene (+0,27%) con Tim e banche
Gli investitori temono che la disoccupazione Usa ai minimi da 53 anni convinca la banca centrale a non allentare il ritmo del rialzo del costo del denaro. Spread BTp/bund chiude a 186 punti base
di Flavia Carletti e Andrea Fontana
4' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le tensioni tra Stati Uniti e Cina, che hanno portato all'annullamento del viaggio del segretario di Stato Antony Blinken nella Repubblica Popolare, e i nuovi timori sulla traiettoria di politica monetaria alla luce di una disoccupazione Usa scesa ai minimi da 53 anni hanno frenato le Borse europee. Debole anche Wall Street. Dopo aver superato indenni la settimana delle banche centrali, i listini ora si interrogano se il dato migliore delle attese sul mercato del lavoro americano, diffuso venerdì, convincerà la Federal Reserve a portare i tassi di interesse a un livello più alto del previsto. A Piazza Affari, il Ftse Mib ha chiuso in controtendenza (+0,27%) grazie al buon andamento di Tim (+3,17%), in attesa di sviluppi sull'offerta Kkr per la rete e dei bancari. A Parigi il Cac40 ha perso l'1,34% e a Francoforte il Dax40 lo 0,84 per cento.
Per quanto riguarda Tim, secondo le ultime indiscrezioni di stampa la valutazione della rete, che per Kkr è di circa 20 miliardi, potrebbe essere ritoccata al rialzo nel caso in cui il governo concedesse incentivi o nel caso in cui venisse realizzata una fusione con Open Fiber. Sempre secondo indiscrezioni, inoltre, Cdp e Macquarie starebbero valutando di presentare un’offerta alternativa a quella di Kkr. «La possibilità di avere due offerte per la rete rimane lo scenario a nostro avviso più probabile e a nostro avviso più interessante per il titolo, aumentando il potere negoziale di Tim da un valore di partenza che sembrerebbe risultare coerente con le nostre ipotesi», spiegano gli analisti di Equita, che consiglia un "buy" sui titoli di Tim.
Intesa inverte la rotta, mercato scommette su rialzo target
Tra le banche in luce Banco Bpm (+2,73%), che si è chiamata fuori dalla partita per Mps, e Intesa Sanpaolo (+2,69%) protagonista di un immediato riscatto dopo la performance negativa seguita a conti brillanti e alla guidance conservativa per il 2023, Unicredit +1,58 per cento. Bene le utility e l’healtcare: Amplifon +2,37%, Italgas +1,83% e Terna +1,49 per cento. Giù Moncler (-2,2%), St (-2,2%) e Finecobank (-1,9%). Guardando in particolare a Intesa Sanpaolo, dopo aver digerito i numeri, migliori delle attese, sullo scorso esercizio, il mercato è sempre più convinto che l'istituto, pur non avendolo ancora formalizzato, alzerà i target del Piano. Per il 2023 l'istituto ha indicato di attendersi un utile ben al di sopra di 5,5 miliardi: «Una guidance - commentano gli analisti di Equita - che, alla luce delle dichiarazioni della società e della forte sensibilità ai tassi, riteniamo particolarmente conservativa». Giudizi positivi anche da Banca Akros, Intermonte, BofA e Societè Generale.
In calo Wall Street
Chiusura in calo per Wall Street. Il Dow Jones cede lo 0,11% a 33.889,63 punti, il Nasdaq perde lo 1,00% a 11.887,45 punti mentre lo S&P 500 arretra dello 0,62% a 4.110,98 punti. Andamento debole per gli indici a Wall Street. Il Nasdaq è reduce da cinque settimane consecutive in rialzo, la serie più lunga dal novembre 2021, e lo S&P 500 ha raggiunto i massimi degli ultimi cinque mesi, superando i 4.100 punti. Molti investitori stanno così passando all'incasso, dato che lo S&P 500 sta guadagnando oltre il 7% dall'inizio dell'anno. I mercati, in settimana, attendono altre trimestrali e un importante discorso del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che domani parlerà all'Economic Club di Washington. Al momento, con circa la metà delle società quotate sullo S&P 500 che ha pubblicato i conti, i ricavi sono in calo nel quarto trimestre del 2,7% rispetto al trimestre precedente, secondo i dati di Refinitiv. Dopo il rapporto sull'occupazione di gennaio, che venerdì ha mostrato un mercato del lavoro ancora molto forte (creati 517.000 posti di lavoro, contro attese per 187.000), si teme che la Fed possa alzare il picco dei tassi d'interesse ben oltre il 5% e che possa mantenerli a quei livelli più a lungo di quanto finora previsto.
Spread chiude a 186 punti, rendimenti in risalita
Chiusura in lieve rialzo per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di aumento generalizzato per i titoli di Stato sulla curva europea. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005518128) e il pari scadenza tedesco è indicato a 186 punti base dai 184 punti del closing della scorsa settimana. Decisamente più sostenuto l'aumento del rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un'ultima posizione al 4,13% dal 4,03% del closing della vigilia.
Dollaro in rafforzamento, in calo il petrolio
Sul mercato valutario, dollaro in rimonta: il cambio con l’euro, che la scorsa settimana aveva toccato anche quota 1,10, si è riportato a 1,0737 dollari per un euro (ai minimi da tre settimane). In discesa lo yen giapponese: i rumors secondo cui il successore di Kuroda alla guida della Bank of Japan sarà il suo vice Masayoshi Amamiya fa ipotizzare al mercato una continuità con l’attuale politica monetaria ultra espansiva e ha portato lo yen a trattare a 132,7 per un dollaro e a 142,5 per un euro.
La forza del dollaro ha pesato sul petrolio in calo a 72,6 dollari al barile nel Wti marzo e a 79,5 dollari al barile nel Brent aprile. Gas stabile a 58 euro al megawattora ad Amsterdam.
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