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Borse, cresce il partito dei cauti. Operatori promuovono "immobilismo" Bce sui tassi

La continua corsa dei prezzi, le strozzature delle catene di approvvigionamento e le tensioni internazionali rendono più incerto lo scenario macro-economico dei prossimi mesi e inducono a un atteggiamento di maggiore prudenza ma resta alta la fiducia nella guida della banca centrale europea

di Corrado Poggi

(Julien Eichinger - stock.adobe.com)

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Si fa più incerto l'outlook dei mercati finanziari con vista sul primo semestre 2022. Questo il sentiment che emerge dal sondaggio di gennaio realizzato da Assiom Forex tra i suoi associati, in collaborazione con il Sole 24 Ore Radiocor, in occasione del 28esimo Congresso annuale di Assiom Forex che si terrà l'11 e 12 febbraio a Parma, in modalità ibrida. Rispetto a un mese fa, infatti, scende dal 50% complessivo al 37% la percentuale di quanti devono all’orizzonte delle borse nuovi rialzi, che per il 4% (dal 6% di dicembre) potrebbero essere in doppia cifra. Sul fronte opposto balza da 17% al 35% il campione di quanti invece mettono in preventivo ribassi, che per il 4% potrebbero essere molto forti. Si assottiglia infine al 28% dal 33% la percentuale di quanti ritengono invece che i mercati rimarranno sostanzialmente stabili nell’attuale fascia di oscillazione. “Il mese di gennaio ha riportato in superficie alcuni temi potenzialmente ribassisti per le Borse mondiali come un possibile avvitamento dell’economia - qualora l’inflazione si rivelasse più duratura del previsto - rialzi dei tassi dopo anni di politiche monetarie accomodanti e un’imprevedibilità di fondo che sconta la possibilità di nuove varianti del Covid e di crescenti tensioni geopolitiche quali la crisi in Ucraina – spiega il presidente di Assiom Forex Massimo Mocio - Si tratta a ben vedere di uno scenario profondamente diverso da quello di dodici mesi fa, quando la ripresa economica - innescata da imponenti misure monetarie e fiscali per combattere la pandemia - si è poi rivelata molto forte, con evidenti benefici per i mercati azionari. Da quello che emerge dal nostro sondaggio, prevedere l’andamento dei mercati finanziari in questo inizio di anno non si dimostra un’equazione di facile risoluzione, come dimostrano i nuovi picchi raggiunti in queste settimane dalle misure di volatilità sulle varie asset class; pertanto non sorprende che - dal moderato ottimismo che traspariva dal sondaggio dello scorso dicembre - si sia passati ad una view del panel degli intervistati ben più articolata”.

Spread: operatori vedono rischio di allargamento con inflazione alta

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Cambia sensibilmente con l’inizio del nuovo anno lo scenario del mercato dello spread. Gli operatori vedono infatti la possibilità di un aumento del differenziale nel corso dei prossimi mesi. Se un mese fa solo il 13% di quanti avevano preso parte al sondaggio riteneva possibile uno sforamento della soglia dei 150 punti base (contro i 136 dell’apertura odierna) ora questa percentuale è balzata al 35% con un 2% che vede lo spread in maniera stabile sopra quota 200 punti. Di converso cala dall’11% al 6% la percentuale di quanti vedono lo spread scendere sotto quota 100 punti e dal 76% al 59% la rappresentanza di quanti ritengono che il differenziale rimarrà in maniera stabile nell’attuale fascia di oscillazione compresa fra 100 e 150 punti. “Il possibile peggioramento delle condizioni di politica monetaria anche in Europa, qualora l’inflazione si dovesse rivelare più alta del livello desiderato, - spiega Mocio - portano poi a considerare un allargamento dello spread BTP-Bund nella fascia di 150-200 punti mentre si riducono le aspettative di tornare stabilmente sotto quota 100, previsto solo dal 6% degli intervistati”.

Cambi: outlook a 6 mesi bilanciato dopo indebolimento euro ultimi mesi

Torna a essere più bilanciato l’outlook del mercato dei cambi per i prossimi sei mesi. Risale infatti sensibilmente al 30% dal 17% di un mese la percentuale di quanti vedono nelle carte un rafforzamento dell’euro dopo il trend ribassista degli ultimi mesi che lo ha portato da un rapporto di parità di circa 1,20 sul dollaro all’1,125 dell’apertura di questa mattina. Scendono di conseguenza le altre due componenti. Cala dal 46% al 38% il campione di quanti vedono un rapporto di sostanziale stabilità nel corso del primo semestre del rapporto euro/dollaro e scende contestualmente dal 37% al 32% la percentuale di quanti prevedono un nuovo indebolimento dell’euro che per il 2% degli operatori potrebbe essere molto forte. “Gli associati manifestano grande incertezza nel prevedere l’andamento dei mercati nei prossimi mesi, a cominciare dall’orientamento espresso sul cambio euro/dollaro – spiega Mocio - al punto che, a fronte della medesima percentuale di intervistati con opinioni divergenti, troviamo una maggioranza relativa (38%) che vede negli attuali livelli un punto di stabilità”.

78% operatori approva linea Bce del timone saldo sui tassi

La stragrande maggioranza degli operatori Assiom Forex approva infine la linea della Bce di mantenere saldo il timone sui tassi di interesse resistendo alle pressioni che le giungono da più parti di alzare il costo del denaro per frenare la corsa dell’inflazione come si appresta a fare la Fed negli Usa. Secondo il 78% degli operatori infatti è da condividere la posizione del consiglio direttivo perché l’inflazione è destinata a scendere progressivamente e un aumento dei tassi rischia di frenare la crescita. Secondo il rimanente 22% invece la Bce dovrebbe agire perché l’inflazione si sta ormai radicando nel corpo dell’economia e occorre agire con tempestività per evitare che si traduca in aumenti generalizzati. “Non stupisce – conclude Mocio - che il 78% dei nostri associati abbia dichiarato fiducia in un’azione ancora accomodante da parte della Bce, con una “stance” di politica monetaria che non preveda rialzi dei tassi in Europa nel corso dell’anno per non rischiare di danneggiare le prospettive di crescita economica”.


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