Borse e spread, ecco le previsioni dei gestori per la seconda metà del 2019
Secondo gli operatori i mercati europei, con valutazioni meno care rispetto a Wall Street, hanno più spazio per continuare a crescere. Il secondo semestre, comunque, sarà meno brillante del primo. Il rendimento del BTp può calare. Tuttavia c’è l’incognita dell’eventuale escalation tra Bruxelles e Roma
di Vittorio Carlini
5' di lettura
Nella prima metà del 2019 i listini azionari hanno corso parecchio: Piazza Affari, ad esempio, è salita del 16%. Lo stesso mondo dei titoli governativi è stato oggetto di un forte afflusso di acquisti che hanno causato il prolungamento della dinamica ribassista dei rendimenti. Così lo shopping sul BTp decennale ne ha fatto scendere il rendimento dal 2,7 al 2%. A fronte di un simile contesto Il Sole24 Ore ha chiesto ad un panel di esperti ed investitori le attese per l’intero anno.
Quali sono le prospettive per le Borse europee, Milano compresa, nella seconda metà del 2019?
«Il più grande amico di un secondo semestre positivo - afferma Stefano Gianti, analista di Swiss quote- si chiama “politica monetaria ultra-accomodante”». «La Bce - fa da eco Fabio Castaldi, senior multi-asset investment manager di Pictet AM - sta per annunciare ulteriori misure di stimolo in risposta ad un’inflazione al di sotto del 2% previsto dal proprio mandato». Il che, per l’appunto, darà una mano. Anche perchè «le Borse non seguono più i dati macro - spiega Giovanni Cuniberti, responsabile consulenza fee-only di Gamma capital markets - ma sono focalizzate sugli istituti centrali» oltre che sulle vicende economico-politiche quali, ad esempio, la guerra commerciale. Ciò detto «il recente impulso rialzista - dice Gianti - è stato favorito dal calo dei rendimenti sull’obbligazionario che ha reso più conveniente prendere rischi sul fronte azionario. È quasi impossibile», però, ipotizzare il proseguo di questa dinamica con l’attuale velocità. Con il che «nella seconda metà dell’anno - aggiunge Andrea Carzana, gestore azionario europa di Columbia Threadneedle Investments- non potranno registrarsi i brillanti risultati della prima metà del 2019».
Dal punto di vista dell’analisi tecnica «bisogna monitorare - spiega l'esperto indipendente Silvio Bona- alcuni supporti, coincidenti con i minimi di maggio scorso, che sono importanti: l’area 3.250 punti per l'Euro Stoxx 50 e il livello di 19.500 punti per il Ftse Mib». Nell'ipotesi questi valori fossero “rotti” al ribasso si invertirebbe l'attuale positiva impostazione. Diversamente? «Sia per l'indice paneuropeo che per quello italiano- risponde Bona - è probabile un andamento laterale, con alti e bassi, per tutta l'estate. Poi in autunno dovremmo assistere ad uno strappo al rialzo». Il tutto, ovviamente, al netto di eventi imprevedibili. Gli esperti ricordano che l’eventuale escalation tra Bruxelles e Roma sulla manovra finanziaria potrebbe, in ottobre, interrompere l’idillio tra gli investitori e Piazza Affari.
Il rally di Wall Street proseguirà per tutto l'anno in corso?
L’S&P 500, proprio ieri, nell’intraday ha superato per la prima volta la soglia dei 3.000 punti. La spinta è arrivata dalle parole “dovish” del Presidente della Federal Reserve. Jerome Powell di fatto ha confermato che, nella prossima riunone della Riserva Federale (31 luglio), ci sarà l’atteso taglio dello 0,25% del costo del denaro negli Usa. Con il che è dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che siamo di fronte al rally delle Banche centrali. Di là da ciò, gli investitori guardano anche ad altre variabili: tra queste la stessa evoluzione della guerra delle tariffe tra Washington e Pechino. «La tregua negoziata al G20 ha dato una mano. Ma l'imprevedibilità del Presidente Usa Donald Trump non va sottovalutata». «Se dovesse esserci una vera e propria guerra commerciale - aggiunge Carzana- le conseguenze per il mercato Usa sarebbero negative, anche perchè le valutazioni di Wall Street rispetto l'Europa sono significativamente più alte».
«Wall Street, con valutazioni di 16,8 volte gli utili a 12 mesi - concorda Castaldi-, riflettono pienamente l'andamento» delle condizioni finanziarie e dell'allentamento della politica monetaria della Fed. «Quindi gli spazi di apprezzamento, da qui a fine anno, sono limitati». Più ottimista, invece, Bona. «L'S&P 500 dovrebbe, tra una pausa e l'altra, continuare a sviluppare il suo trend finanche a raggiungere in estate area 3.100». Successivamente, in autunno, potrebbe avviare un'ulteriore strappo all'insù. «Analogamente ai listini europei - conclude pero l'analista tecnico - è necessario sempre monitorare i minimi di maggio intorno a 2.700 punti».
Quali mosse di politica monetaria attese dalla banca centrale statunitense?
«Le nostre previsioni - indica Gianti - sono per un duplice taglio dei tassi entro la fine dell’anno. Entrambi del valore di 25 punti base. Il primo nella prossima riunione della Fed del 31 luglio». Certo: il deprezzamento del titolo di Stato a 10 anni americano «è stato molto forte tanto che si è ipotizzato finanche una terza stretta del costo del denaro. Questa, però, secondo noi arriverà nel 2020». A ben vedere, aggiunge Carzana, «il mercato sta prezzando il “linguaggio” della Riserva federale» che punta a sostenere un’economia vista non così forte come in precedenza. «La Fed ha l’intenzione di procedere a scaglioni per valutare come» la congiuntura risponde ad ogni riduzione dei tassi.
L’obiettivo? «Dare stabilità: cambiamenti significativi, e repentini, causerebbero degli shock al sistema». Ciò detto, sottolinea Angelo Drusiani, consulente di Banca Albertini, «non deve dimenticarsi il continuo pressing della Casa Bianca sul Presidente della Fed». Una situazione che influenza la politica monetaria? «Nella prima parte del suo mandato Jerome Powell è sembrato rivedere le sue decisioni forsanche in seguito alle invasioni di campo da parte di Donald Trump. Ora, forte degli stessi dati macro che mostrano un'economia non certo in recessione, si potrà vedere se verrà messa in campo una politica monetaria più coerente con il contesto generale».
Quali sono le prospettive rispetto al rendimento del BTp italiano?
«Il mancato avvio della procedura d'infrazione contro l’Italia, unitamente alla scarsità di rendimenti nel mondo obbligazionario - risponde Toffoli -, ha innescato un forte flusso di acquisti sul BTp». Se il clima rimane questo «è possibile un ulteriore ribasso dello yield -dice Bona- fino all’area 1,3-1,4%». «Si tratta di una tendenza dovuta - fa da eco Drusiani - anche alle aspettative sul nuovo Qe da parte della Bce». Una strategia “ultra-espansiva” rispetto alla quale il prossimo presidente Christine Lagarde «pare non essere intenzionata a discostarsi». Di là da ciò l’ eventuale spread BTp-Bund «sotto 200 punti base - riprende Castaldi -è sostenibile solo in presenza di un atteggiamento responsabile del Governo nell'autunno prossimo». Sia in «sede di discussione della legge di bilancio, sia in termini di disciplina fiscale che, infine, di impegno nei confronti della moneta unica e del progetto europeo».
Nel mondo delle commodity l’oro mantiene il suo appeal? Quali, invece, le aspettative riguardo il petrolio?
Per gli esperti l’oro proseguirà la salita se: il dollaro si deprezza ulteriormente; prosegue la dinamica deflattiva mondiale; c'è un ribasso dei rendimenti dei T-Bond e, infine, il rischio geo-politico assume sempre più rilevanza.
Riguardo al petrolio, invece, tutti gli analisti sottolineano che il prolungamento del taglio alla produzione ne sostiene i prezzi. Per Toffoli «se il clima tra Cina e Usa dovesse mantenersi calmo potrebbero recuperarsi i massimi dell'anno, rispetto al Brent, di 65-66 dollari al barile». Castaldi, dal canto suo, afferma che «l’oro nero, pure in contesto volatile, possa mantenersi in una fascia di oscillazione tra 50 e 65 dollari al barile». Se si guarda al consensus di Bloomberg, invece, il terminale dà le seguenti indicazioni: riguardo al Wti la previsione media per fine 2019 indica circa 60,5 dollari al barile; il Brent, dal canto suo, potrebbe raggiungere i 67,1 dollari.
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