Le Borse Ue superano la prova Bce, Milano +1,3% nella settimana delle dimissioni di Draghi
Nell'ottava maglia rosa per gli indici di Parigi e Francoforte, che hanno guadagnato tre punti percentuali con il Cac40 e il Dax40. Tra i titoli, bene il lusso con Moncler, in calo Saipem
di Flavia Carletti ed Enrico Miele
4' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - I listini europei superano di slancio la settimana “calda” della Bce sui tassi. In realtà, si è trattato di un'ottava a due facce per le Borse del Vecchio Continente: nelle prime sedute, infatti, complice la febbrile vigilia per le decisioni dell’Eurotower sul costo del denaro e l’ottimismo sulla riapertura del gasdotto Nord Stream 1 - come poi è effettivamente avvenuto - i listini hanno accumulato punti, salvo poi spegnere leggermente gli entusiasmi dopo la decisione della Bce e la fine anticipata del governo Draghi in Italia, che ha pesato in particolare sul Ftse Mib (ma lasciando in positivo il suo bilancio della settimana). Tirando le somme, in questa ottava le Borse migliori del Vecchio Continente sono a pari merito quelle di Germania e Francia, con il Dax40 e il Cac40 che hanno guadagnato entrambe un rotondo 3 per cento. Segue Londra (+1,6%), con Milano (+1,3%) fanalino di coda, ma che comunque registra un progresso. Quanto ai singoli titoli di Piazza Affari, nel segmento principale brillano il lusso con Moncler (+8,8%), gli energetici con Prysmian (+8,6%) e l’auto con Iveco Group (+7%). In fondo al Ftse Mib finiscono Saipem (-13%) alle prese con un complicato aumento di capitale, Enel (-5,5%) e Tim (-4,5%) su cui pesa più degli altri titoli la crisi di Palazzo Chigi che potrebbe mettere in "stand by" diversi dossier caldi (a partire da quello sulla rete unica).
Chiusura piatta venerdì 22 luglio, Milano +0,07%
Dopo la “stangata” da 50 punti della Bce, torna la calma sui listini europei che chiudono piatti l’ultima seduta della settimana, all’indomani del rialzo dei tassi più alto delle attese da parte dell’Eurotower. Gli investitori hanno dovuto fare i conti con i timori per l’inflazione galoppante, la crisi del governo italiano e il rebus sulle effettive forniture russe di gas dopo il riavvio di Nord Stream 1 al 40% della sua capacità (con la Ue che ha varato un piano di emergenza che però non trova il consenso di tutti i Paesi membri). A pesare anche la contrazione dell'economia dell'Eurozona a luglio, come certificato dagli indici Pmi su manifattura e servizi, con i previsori della Bce che hanno rivisto al rialzo le loro aspettative sull’inflazione per il 2022 a +7,3 per cento. A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso praticamente invariato (+0,07%), in linea con l'Aex di Amsterdam (+0,06%), il Dax40 di Francoforte (0,05%) e il Ftse100 di Londra (+0,08%), quando il Cac40 di Parigi ha fatto leggermente meglio (+0,25%), come l'Ibex35 di Madrid (+0,37%). Soffre Wall Street, soprattutto sul Nasdaq, dopo le deludenti trimestrali di Twitter e Snap.
Spread BTp/bund chiude a 238 punti, rendimento a 3,43%
Spread stabile dopo la seduta di ieri all'insegna delle tensioni legate alla caduta del Governo Draghi e al rialzo dei tassi da parte della Bce. Nel finale lo spread base tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005436693) e il pari scadenza tedesco è indicato a 238 punti dai 237 della vigilia. Il rendimento dei decennali italiani scende al 3,43% dal 3,58% di ieri.
Wall Street debole, conti Snap e Twitter deludono
Dopo tre rialzi di fila, Wall Street si muove sotto la parità, a causa dei conti deludenti di alcune società tech: Snap è crollata del 29% nel pre-mercato dopo che i risultati di ieri non sono stati all'altezza delle aspettative degli analisti e si prevede un rallentamento nelle assunzioni: l'andamento delle vendite è stato piatto e ha registrato una perdita netta di oltre 400 milioni di dollari nel secondo trimestre. Deludono i conti di Twitter, che ha riportato ricavi per 1,18 miliardi contro attese degli analisti per 1,32 miliardi. Per quanto riguarda i dati Pmi negli Stati Uniti, a luglio quello manifatturiero è sceso a 52,3 punti (meno di quanto previsto), mentre quello servizi è calato a 47 punti (facendo peggio delle stime).
A Milano bene Terna, in calo Unicredit e Tim
A Piazza Affari, in cima al segmento principale hanno chiuso Terna (+2,45%), Inwit (+2,39%) e Banca Generali (+2,18%) e Prysmian (+2,12%). Vendite sui bancari, che scontano più degli altri comparti lo scenario di instabilità politica, da Unicredit (-2,36%) a Bper (-1,6%). Chiusura in rosso per Tim (-2,04%), dopo che Moody's ha ridotto il rating "B2" da "Ba3", con outlook negativo, per l'elevato leverage, il peggioramento del contesto macro e un Fcf che dovrebbe rimanere negativo nel 2023. Sul dossier rete unica da registrare le indiscrezioni riportate da La Repubblica sulla nuova valutazione della rete infrastrutturale Tim fatta da Vivendi in vista del riassetto: una valutazione ben al di sopra delle valutazioni fatte dagli advisor della società.
La crisi di governo pesa sui bancari italiani
La debolezza ha colpito, come detto, in particolare i bancari: se da un lato, infatti, le decisioni della Bce e l'uscita dallo scenario di tassi negativi, con il primo rialzo dal 2011 e prospettiva di ulteriori incrementi alle prossime riunioni, sono elementi positivi per gli istituti di credito, dall’altro lato la crisi di governo solleva diverse ombre. A cedere terreno sono infatti anche Banco Bpm (-0,3%) e Intesa Sanpaolo (-0,2%). Poi c’è il tema dello scudo anti-spread: «In uno scenario che si preannuncia volatile a causa del contesto geopolitico, il mercato sconta ulteriori incrementi di 100 punti base da qui a fine 2022. L'uscita dallo scenario di tassi negativi, in un contesto economico non recessivo, costituirà un elemento di supporto per la redditività del settore bancario», dicono gli analisti di Equita, sottolineando che occorrerà «valutare inoltre le future decisioni che verranno prese per quanto riguarda la remunerazione della liquidità in eccesso in un contesto di tassi in rialzo».
Euro torna sopra 1,02 dollari, gas in rialzo
Sul fronte dei cambi, l'euro scambia in leggero rialzo a 1,0224 dollari (da 1,0199 ieri in chiusura) mentre cala verso lo yen a 139,14 (140,92). Dollaro/yen a 136,12. Le tensioni sul fronte energetico fanno salire i prezzi del gas del 3,2% a 160,6 euro al megawattora. Il petrolio, infine, ritorna a salire: i future sul Wti con consegna a Settembre valgono 96,8 dollari al barile (+0,5%) e quelli sul Brent pari scadenza 104,6 dollari (+0,8 per cento).
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