Nella settimana dell’inflazione Usa Milano si difende con +2,4%, vola Unicredit
Positivo il bilancio dell'ottava. I titoli della banca di piazza Gae Aulenti sono saliti del 17,8%, dopo aver annunciato l'avvio di un piano di buyback da 1,58 miliardi di euro e l'iter per la vendita delle attività in Russia
di Flavia Carletti
5' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Settimana ad alta tensione ma alla fine con un bilancio positivo per le Borse europee. Nell'ottava dell'inflazione Usa, dato chiave per i mercati per valutare le prossime mosse della Federal Reserve sui tassi, il Ftse Mib ha guadagnato complessivamente il 2,4%, in linea con il Dax40 (+2,6%), quando il Cac40 di Parigi è salito dell'1,7 per cento. Hanno chiuso praticamente piatte rispetto a venerdì scorso, invece, le Borse di Londra (+0,4% il Ftse100) e di Madrid (+0,2% l'Ibex35). Con un occhio alle trimestrali, il miglior titolo di Piazza Affari è stato Unicredit (+17,8%) che ha annunciato l'avvio di un piano di buyback da 1,58 miliardi di euro e l'iter per la vendita delle attività in Russia. Seguono Bper (+13,6%) e St (+9,1%) che ha tratto vantaggio dalla presentazione dei target di medio-lungo termine in occasione del Capital markets day, Interpump (+7,9%) e Poste Italiane (+7,4%). Il balzo di venerdì 13 maggio (+9,29%), non è bastato a Saipem per raddrizzare la settimana, che chiude con un -5,8% rispetto alla scorsa. Bilancio negativo anche per Prysmian (-5,7%), Unipol (-4,7%) che ha pagato il selloff di oggi, Hera (-4%) e Nexi (-3,6%).
Venerdì positivo per l'Europa sulla scia del Nasdaq
Chiusura in deciso rialzo per le Borse europee nell'ultima seduta di una settimana ad alta tensione. Con gli indici a Wall Street in progresso (Dow +1,47%, S&P 500 +2,39%) e il Nasdaq che sale del 3,8%, a Piazza Affari il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni con un +2,05%, a Parigi il Cac40 +2,52% e a Francoforte il Dax40 +2,1 per cento. Restano alte le preoccupazioni per l'aumento dell'inflazione sulla crescita e su possibili mosse più restrittive da parte della Federal Reserve: il presidente Jerome Powell ha detto che la via per riportare l'inflazione sotto controllo non sarà semplice e che al momento non è possibile dare per scontato un "soft landing", un atterraggio morbido, per l'economia. Tuttavia, oggi c'è stato un tentativo di rimbalzo, complici le notizie che arrivano dalla Cina, dove Pechino punta ad allentare le restrizioni per il Covid e spera di vedere azzerati i nuovi casi tra persone non già in quarantena già dalla settimana prossima. In rialzo Wall Street ma la storia del giorno è lo stop annunciato da Elon Musk sull'operazione Twitter che ha fatto precipitare le quotazioni del social network in pre-mercato e poi con l'avvio delle contrattazioni.
Wall Street in rialzo
Chiudono dunque in rialzo gli indici a Wall Street dopo una settimana turbolenta. Ieri, il Dow Jones ha registrato il sesto calo consecutivo e lo S&P 500, pur perdendo solo lo 0,12%, è ora in calo del 18% rispetto al record di gennaio, vicino ormai all'ingresso in un mercato "orso". Il Dow Jones va verso il settimo calo settimanale consecutivo, lo S&P 500 e il Nasdaq verso il sesto. L'inflazione resta molto alta, vicina ai massimi degli ultimi 40 anni, ma ad aprile è leggermente scesa rispetto a marzo, come si evince dai dati sui prezzi alla produzione, pubblicati ieri 12 maggio, e da quelli al consumo, pubblicati mercoledì 11 maggio. Al contempo, il mondo del lavoro si conferma solido, con il numero delle persone che ricevono i sussidi di disoccupazione ai minimi dal gennaio 1970 e la disoccupazione al 3,6%, il miglior dato dall'inizio della pandemia. Dati che sosterranno l'approccio aggressivo intrapreso dalla Fed che, dopo un rialzo di 25 punti base a marzo e di 50 punti a maggio, si avvia a sostenere altri due rialzi da mezzo punto percentuale a giugno e luglio, come ribadito ieri dal presidente della Fed, Jerome Powell, la cui nomina per un secondo mandato alla guida della Banca centrale è stata confermata ieri dal Senato. «Non sarà facile» portare l'inflazione al 2%, che è l'obiettivo della Fed, «ma crediamo che esistano dei modi per arrivarci», ha detto ieri Powell, avvertendo che l'azione per far abbassare i prezzi potrebbe creare dei problemi all'economia.
Unipol presenta piano al 2024, ma titolo cade
Con il greggio in rialzo, tra i titoli Saipem ha chiuso in testa al Ftse Mib a +9,29 per cento. Seduta positiva anche i farmaceutici, Diasorin ha guadagnato il 6,39% seguita da Amplifon +5,97%. Segno opposto Unipol (-8,25%), nel giorno della presentazione dei conti del primo trimestre 2022 e del piano al 2024. Dopo i recenti acquisti, sono scattate vendite di realizzo anche per la delusione di parte degli investitori perché non ci sarà un accorciamento della catena. «In più occasioni ho detto che l’accorciamento della catena non è sul tavolo, non è stato e non sarà all’ordine del giorno del cda, siamo soddisfatti dell’assetto del gruppo. Il doppio livello, Unipol-UnipolSai, di consente di avere flessibilità strategica per un’eventuale crescita dimensionale nel nostro settore», ha dichiarato Carlo Cimbri, presidente di Unipol. UnipolSai ha perso il 3,17 per cento.
Ancora in evidenza St, recupera l'auto
Nel comparto petrolifero, Tenaris ha guadagnato il 3,76% ed Eni il 2,13% e tra i farmaceutici Recordati il 3,61%. Tra i migliori della giornata anche St (+6,03%), all'indomani del Capital Markets Day, durante il quale sono state presentate le ambizioni di crescita di medio-lungo termine del gruppo dei semiconduttori (ricavi per 20 miliardi di dollari e oltre tra il 2025 e il 2027, con un margine lordo di circa il 50%), partendo dalla crescita attesa già per il 2022 (confermata la guidance per ricavi tra 14,8 e 15,3 miliardi di dollari) e con la prospettiva di fare passi avanti anche nel 2023, sovraperformando il mercato di riferimento e continuando a pagare dividendi, con un occhio a possibili operazioni di M&A "mirate e specializzate". Ha recuperato terreno il comparto auto, con Stellantis +3,89%. In evidenza anche Cnh Industrial (+4,08%), con la controllante Exor (+3,19%). Nella galassia Agnelli-Elkann bene anche Ferrari +2,59% e più indietro Iveco Group +1,07 per cento. Dopo i conti trimestrali, ha chiuso in rialzo Interpump (+4,32%). Il gruppo ha registrato un utile netto di 66,1 milioni di euro, in crescita del 22,8% rispetto ai 53,8 milioni del corrispondente periodo dell’esercizio precedente. Le vendite nette sono state di 488,7 milioni di euro, +30,1 % rispetto ai 375,6 milioni del corrispondente periodo dell’esercizio precedente (+15,5% la crescita a parità di perimetro). Sottotono, invece, Inwit (-1,27%), Banco Bpm (-0,78%) e Nexi (-0,73%).
Spread BTp/bund chiude in rialzo a 189 punti
Chiusura in rialzo per lo spread tra BTp e Bund. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato a 189 punti base dai 183 punti base registrati al closing di ieri. Risale anche il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un'ultima posizione al 2,85% dal 2,76% dell'ultimo riferimento registrato ieri.
Euro ritrova 1,04 dollari, greggio in salita
Sul fronte dei cambi, la moneta unica ha recuperato la soglia di 1,04 e passa di mano a 1,0414 dollari (1,0391 in avvio e 1,0508 ieri in chiusura) e a 134,569 yen (133,745 e 133,85). Il cambio dollaro/yen è a 129,211 (128,72 in avvio). In rialzo il prezzo del greggio: il contratto consegna Luglio sul Brent sale del 3,11% a 110,79 dollari al barile e quello scadenza Giugno sul Wti del 3,47% a 109,81 dollari al barile. Con il greggio in rialzo, tra i titoli Saipem ha chiuso in testa al Ftse Mib a +9,29%.
Il rischio di stagflazione
Sui mercati ormai il timore è la stagflazione. Negli ultimi giorni, anzi, l’ago della bilancia delle preoccupazioni si è spostato più sulla parte “stag” (cioè sul rischio di frenata economica e forse di recessione) che sulla parte “flazione” (cioè sulla corsa dei prezzi). Il mercato inizia infatti a scontare, sia in Europa sia negli Stati Uniti, che l’azione delle banche centrali ridurrà un po’ la corsa dell’inflazione ma colpirà soprattutto la crescita economica. Lo dimostra il fatto che le aspettative di inflazione di lungo termine (in un arco decennale) stanno calando da entrambe le parti dell’Atlantico: in Europa l’attesa solo il 2 maggio scorso era per un’inflazione media nei prossimi 10 anni del 2,49%, mentre ora l’aspettativa è scesa a 2,16%. Per contro cresce la preoccupazione per l’economia.
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