Maxi-rally a Wall Street (+5%) aspettando la Fed. Milano limita i danni nel finale
Trump invita la Fed a tagliare velocemente i tassi d'interesse e il Dow Jones accelera. Parigi e Londra chiudono positive. Rimbalza il greggio
di Eleonora Micheli e Cheo Condina
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Donald Trump striglia Fed e Big Pharma e alimenta il rimbalzo di Wall Street (+5,1% il Dow Jones, +4,6% lo S&P 500, +4,5% il Nasdaq), che a sua volta nell'ultima ora di contrattazioni rimette parzialmente in carreggiata le principali Borse europee dopo i crolli di settimana scorsa legati al Coronavirus. Il presidente americano da una parte ha accusato la Fed di essere lenta ad agire sui tassi (ma Goldman oggi prevede un taglio di 100 punti entro giugno) e dall'altra ha invitato le case farmaceutiche ad accelerare nella ricerca di un vaccino. La prossima riunione della Fed è in agenda il 17-18 marzo.
Così Parigi e Londra hanno chiuso sopra la parità e Milano con un passivo più che dimezzato (-1,5%) rispetto ai minimi di giornata mentre il greggio rimbalza del 3,1% con il Wti sopra 46 dollari: in Europa corrono così i titoli del comparto energetico e le utility, tradizionale comparto rifugio mentre banche e viaggi restano i segmenti più penalizzati.
A Piazza Affari le banche restano le più penalizzate sui timori di un aumento delle sofferenze per una frenata dell'economia (a causa del Coronavirus): Bper cede il 5,4%, Banco Bpm oltre il 6%, Unicredit il 4,4%. Giù anche la Juventus Fc (-5,2%) e Salvatore Ferragamo (-3,7%) mentre tra i titoli più brillanti spiccano Terna (+1,3%), Nexi (+1,8%) ed Hera (+0,7%), tiene anche Eni (+0,4%). Lo spread chiude in rialzo ma sotto i 180 punti.
Sul fronte dei cambi continua la marcia al rialzo dell'euro nei confronti del dollaro: la moneta unica vale 1,115 dollari (venerdì in chiusura si attestava a 1,10). Vale inoltre 120,4 yen (119,11), mentre il dollaro/yen si attesta a 108.
Timori di recessione e scommesse su mosse banche centrali
Sui mercati è tornato a prevalere il timore che l'emergenza sanitaria possa provocare uno stop delle principali economie al mondo. Ad ogni modo gli investitori si interrogano sulle mosse delle autorità per far fronte all’emergenza sanitaria. Venerdì scorso Jerome Powell, il numero uno della Federal Reserve, ha detto che la banca centrale Usa agirà «in modo appropriato» per cercare di attutire gli eventuali impatti negativi del coronavirus. Questa mattina anche Haruhiko Kuroda, il governatore della Banca centrale del Giappone, ha assicurato tutto il possibile da parte dell’istituto centrale «per garantire la stabilità dei mercati finanziari». La scorsa settimana Valdis Dombrovskis, numero due della Commissione europea, aveva aperto alla possibilità di concedere all’Italia un po’ di respiro sui conti pubblici e sul rispetto del patto di stabilità. In aggiunta il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, questa mattina ha annunciato che mercoledì avverrà una riunione telefonica di G7 Finanze ed Eurogruppo per valutare una azione concertata per fronteggiare l'emergenza sanitaria. D’altra parte la situazione è fluida e preoccupa il fermo dell’attività economica mondiale provocata dal virus. In Cina l’indice Caixin che misura l'attività manifatturiera cinese è sceso a febbraio al livello più basso mai registrato dalla pubblicazione del 2004, esattamente a 40,3 punti, contro i 51,1 di gennaio.
Per economista Nelson ci sarà azione congiunta banche centrali
Le banche centrali potrebbero scendere in campo a stretto giro per arginare la performance dei mercati finanziari provocata dall'emergenza sanitaria che ormai sta coinvolgendo quasi tutti gli stati del mondo. Reuters cita le indicazioni di Bill Nelson, capo economista del Bank Policy Institute, che contribuì alle azioni della Fed contro la crisi del 2007-2008. L'esperto, nel suo blog «Don't keep your powder dry» (ossia non mantenere la polvere da sparo asciutta, che riprende il detto inglese, «affidati a Dio e mantieni asciutta la polvere da sparo»), ha preannunciato un'azione coordinata da parte delle principali banche centrali del mondo, che già questo mercoledì, prima che apra Wall Street, potrebbero tagliare i tassi di interesse, un po' come avvenne nell'ottobre 2008, quando la Fed e altre cinque banche centrali del mondo abbassarono il costo del denaro. Secondo l'economista questa volta saranno coinvolte anche la Banca centrale cinese e quella di Hong Kong.
Per Nelson la Fed attuerà un taglio di almeno mezzo punto percentuale dei tassi che scenderanno rispetto all'attuale livello dell'1,50 e 1,75%. Del resto i mercati stanno già ipotizzando un ribasso di 25 punti base nella riunione del Fomc in calendario il 17 e 18 marzo, per cui l'unico modo per stupirli sarà un taglio superiore. «L'unico modo per ottenere una reazione positiva del mercato è quello di offrire più del previsto», ha scritto Nelson, che inoltre ipotizza anche un cambio della 'forward guidance' degli istituti centrali. D'altra parte, ha concluso Nelson nel suo blog, se lunedì e martedì i mercati saranno calmi, è possibile che non succederà nulla mercoledì.
Ocse lancia l'allarme, il pil mondiale salirà del 2,4% o forse meno
L'Ocse ha lanciato l'allarme, avvertendo che il pil mondiale quest'anno crescerà solamente del 2,4% e non del 2,9% come indicato a novembre e rispetto al 2,9% registrato nel 2019. «Il coronavirus rischia di dare un altro colpo all'economia globale che era già indebolita dalle tensioni commerciali e politiche», ha spiegato la capo-economista dell'organizzazione, Laurence Boone, auspicando che i Governi agiscano presto. La Boone ha per altro spiegato che una crescita del 2,4% presuppone lo scenario migliore, ossia di un virus che alla fine venga contenuto. Se invece si verificasse «un effetto domino», con un'epidemia più prolungata e diffusa, l'impatto sull'economia mondiale sarebbe molto più grave, con una crescita ridotta che potrebbe attestarsi a solo all’1,5%.
In particolare l’Ocse ipotizza una crescita della Cina attorno al 4,9% (rivisto da +5,7%) e una crescita europea solamente pari allo 0,8% (da +1,1%). Gli Usa continueranno invece a vantare un rialzo dell’1,9%, rivisto di poco rispetto al 2% indicato in precedenza. Quanto all’Italia, nella migliore delle ipotesi il pil rimarrà al palo.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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