Borse chiudono in rosso tra variante Delta e inflazione. Milano perde l’1,3%
Le parole di Powell non hanno rassicurato i mercati. Anche Wall Street debole. A Piazza Affari sotto pressione i petroliferi con il nuovo calo del greggio. Spread in rialzo in area 105 punti
di Andrea Fontana e Eleonora Micheli
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4' di lettura
Le Borse europee chiudono in chiara flessione complici i timori sull'inflazione e sulla diffusione della variante Delta del Covid-19. Tutti in rosso i principali indici europei, con il FTSE MIB di Milano tornato sotto i 25mila punti, ma sono molti i listini ad arretrare di almeno un punto percentuale colpiti dalle vendite sul settore energia, sulle auto, sui retailer e sui viaggi.
L'avanzata dei contagi da variante Delta, insieme alla sua capacità di imporre nuove restrizioni, e il rebus sulle mosse della Federal Reserve sul rallentamento degli stimoli all'economia restano i due fattori a cui guardano gli investitori. Mercoledì il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha rassicurato il mercato definendo transitoria l'inflazione in aumento negli Stati Uniti (dopo il dato sopra le attese di giugno) e confermando il sostegno all'economia, visto che il mercato del lavoro non è ancora abbastanza robusto, ma le sue parole non sono bastate a spingere i mercati verso l'alto.
In Cina la crescita dell'economia del secondo trimestre è stata del 7,9% (+1,3% sul trimestre precedente dopo il +0,4% del primo) ed ha rassicurato dopo le perplessità suscitate dall'intervento della banca centrale cinese a favore della liquidità, una decisione che aveva fatto temere per il ritmo della ripresa.
Usa, in calo i sussidi di disoccupazione. Wall Street debole
Dagli Stati Uniti , le richieste di sussidio di disoccupazione sono tornate a calare nell'ultima settimana (quella chiusa il 9 luglio) registrando un dato (-26mila a 360mila) in linea con le previsioni degli analisti. Dati contrastanti dagli indici manifatturieri di luglio: meglio delle stime l'Empire State relativo allo Stato di New York e in calo invece la rilevazione relativa al distretto di Filadelfia.
Wall Street chiude contrastata (DJ+0,16%, Nasdaq -0,70%, S&P 500 -0,33%): le vendite colpiscono soprattutto la tecnologia. Tra le banche anche Morgan Stanley ha superato le previsioni riportando un utile trimestrale a 3,51 miliardi di dollari, in aumento del 10%. Lo stock trading, uno dei punti di forza di Morgan Stanley, ha prodotto 2,83 miliardi di dollari di ricavi, superando le attese degli analisti di oltre 400 milioni. Nel secondo trimestre Bank of New York Mellon, tra le più grandi banche depositarie al mondo, ha battuto le stime degli
analisti, grazie all'aumento dei clienti e delle commissioni incassate (+4% i ricavi legati a queste ultime) in scia al miglioramento dei mercati. Nei tre mesi a giugno l'istituto
ha registrato un utile netto di 1,027 miliardi di dollari in rialzo del 6% rispetto ai 965 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso.
A Piazza Affari giù le banche, dietrofront St
A Piazza Affari sono risultate deboli le banche, con Unicredit e Intesa Sanpaologiù: l'appeal da aggregazioni in arrivo sembra per il momento messo da parte tra le indiscrezioni che vogliono Unicredit meno interessata a un'operazione straordinaria e le difficoltà a trovare compratori per Monte dei Paschi e Banca Carige. L'ambizioso piano ambientale presentato dalla presidente della Commissione Ue, von der Leyen, ha pesato su alcuni settori come quello auto e del cemento. Stellantis, ad esempio, è stata colpita dalle vendite così come Buzzi Unicem. Dopo il balzo della vigilia, ha battuto in ritirata Stmicroelectronics. Male i petroliferi.
Fuori dal listino principale, in salita Trevi Fin dopo l'accordo con le banche, mentre perde terreno Brunello Cucinelli dopo che la holding della famiglia, che controlla il gruppo, ha collocato lo 0,95% sul mercato a sconto. Giù Unieuro all'indomani di una trimestrale positiva con forte incremento dei ricavi (+35%) e la conferma della guidance sul 2021. Acquisti su Giglio Group che ha annunciato un importante accordo commerciale in Cina.
Euro/dollaro poco mosso, petrolio ancora in calo
Sul fronte valutario, euro/dollaro appena sopra 1,18 dopo la discesa della vigilia del biglietto verde. Petrolio ancora in forte flessione, dopo le indiscrezioni di un accordo tra Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita sulla produzione, che dovrebbe sbloccare lo stallo in seno al gruppo Opec+. Pesa anche il calo della domanda di carburante negli Usa, emerso dal rapporto dell'Eia sulle scorte, ancora in calo.
Opec: forte domanda di greggio in 2022, rischi da inflazione
Una forte ripresa della domanda mondiale di petrolio il prossimo anno potrebbe accelerare il ritmo dell'inflazione e mettere sotto pressione i paesi con alto debito. Lo sostiene l'Opec nel rapporto mensile, che contiene le prime previsioni 2022: un aumento di domanda di greggio di 3,3 milioni di barili al giorno per una media di 99,9 milioni di barili al giorno; le scorte petrolifere dei paesi ricchi di nuovo al di sotto delle medie 2015-2019. L'Opec vede dunque un rischio aumento per l'inflazione e, di conseguenza, tassi di interesse più elevati, "onere considerevole per la salute fiscale di molte economie". L'Opec prevede che benzina e diesel tireranno la ripresa della domanda nel 2022, con il trasporto su strada che aumenterà in Usa, Europa e Cina: la domanda americana sarà poco al di sotto dei livelli 2019, mentre per Cina e India supererà i livelli pre-Covid.
Spread in lieve rialzo a 104 punti
Andamento in rialzo per lo spread tra BTp e Bund. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (IT0005436693) ha chiuso a 104 punti base dai 102 della vigilia. Il rendimento dei titoli italiani decennali sale allo 0,73% dallo 0,71% precedente.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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