Borse, nel 2021 il rally lo vince Parigi. Milano +23% con Unicredit a +77%
Nel corso del 2021 il Bitcoin ha guadagnato oltre il 64%. Sono saliti anche i prezzi del greggio, provocando inflazione: il Wti ha messo a segno una corsa del 58,3%
di Eleonora Micheli
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - E' stato un 2021 da ricordare per Piazza Affari, che ha chiuso l'anno con una delle migliori prestazioni tra le Borse europee. Il Ftse Mib milanese ha infatti registrato un incremento del 23%, superiore alla media dello Stoxx Europe (+22,47%). Tra gli altri principali listini fanno meglio Parigi (29,21%) e Amsterdam (28,12%), mentre Francoforte si ferma a +15,79%, Madrid a +7,9% e Londra a +14,6%. L'indice di Piazza Affari supera anche il Dow Jones, che si avvia a chiudere l'anno con un +19,3%. A Wall Street svetta invece l'S&P500, che al momento vanta un progresso del +27,79%. Sul mercato valutario l'euro è sceso del 7,3% nei confronti del dollaro, mentre sul fronte dei titoli di Stato lo spread BTp-Bund si è allargato del 23,7%. Quanto alle materie prime, il progresso del prezzo del petrolio ha contribuito al caro energia e alla crescita delle pressioni inflazionistiche: il prezzo del Wti ha messo a segno una corsa del 58,3% e quello del Brent è salito del 52,8%. Debole invece l'oro, che nel corso degli ultimi dodici mesi ha perso il 4,3%. Anno da ricordare, infine, per il Bitcoin, il cui valore è aumentato del 64,13%.
Riguardo ai titoli, la maglia rosa del 2021 di Piazza Affari è andata a Unicredit. L'arrivo del nuovo amministratore delegato, Andrea Orcel, il possibile coinvolgimento in operazioni di M&A e la presentazione del piano industriale hanno sostenuto il titolo di Piazza Gae Aulenti, che ha chiuso l'anno con un rialzo del 77,19%. Completano il podio due big industriali come Cnh Industrial (+65,37%) e Interpump (+59,27%), mentre Banco Bpm si colloca in quarta posizione con un +45,85%. Bene anche StMicroelectronics (+43,25%), Eni (+42,81%), Banca Generali (42,18%), Stellantis (+41,18%), Amplifon (+39,18%) e Tenaris (+38,73%). A soffrire la peggiore performance dell'anno è invece Saipem, che nel 2021 ha perso il 16,16%. Bilancio in rosso anche per Enel (-14,77%), Nexi (-14,4%) e Diasorin (-1,8%). Tra le performance peggiori Buzzi Unicem (+0,7%), Leonardo (+6,4%), Inwit (+7,5%), Prysmian (+13,9%), Terna (+14%) e Tim (+14,8%). Allargando l'analisi all'intero listino, il risultato migliore del 2021 è quello messo a segno da Alkemy (+216,3%), seguita da Gabetti (+213,69%) e Alerion (+179,2%). Anno da dimenticare, invece, per Eprice (-177,5%), Bioera (-63,49%) e Aedes (-56,7%).
Giovedì 30 dicembre seduta di consolidamento per l'Europa
Quanto alla seduta di giovedì 30 dicembre, è stata di consolidamento per le Borse europee, che hanno difeso le posizioni dopo i guadagni realizzati nel corso del 2021, un anno generoso per i listini di tutta Europa. Listini che sono stati incoraggiati anche da Wall Street, dove il Dow Jones e S&P 500 hanno aggiornato nuovi massimi di sempre. Milano ha terminato invariata, con lo spread in rialzo a 135,9 punti. Nel resto d'Europa, Parigi ha guadagnato lo 0,16%, Francoforte lo 0,21%, Madrid lo 0,46% e Amsterdam lo 0,52%. Londra ha limato dello 0,24%. Gli investitori si interrogano sul 2022 e intanto tengono gli occhi puntati sull’andamento della pandemia, i cui contagi salgono in modo esponenziale. La variante Omicron, ad ogni modo, sembra provocare sintomi più lievi. Inoltre la maggior parte dei Paesi ha ridotto le misure di quarantena per evitare stop ai sistemi produttivi.
Investitori scrutano il 2022 tra pandemia e dati macro
Le Borse europee hanno vissuto una seduta incolore. Del resto nell’ultimo giorno di contrattazione dell’anno, gli scambi sono risultati ridotti e le operazioni di compravendita sono state dettate più che altro da piccoli aggiustamenti di portafoglio. Gli investitori si interrogano sulla ripresa del 2022, anno che potrebbe rivelarsi complicato, con le banche centrali pronte a stringere la cinghia per combattere l’impennata dell’inflazione. Anche se, sottolineano gli esperti, il rialzo dei prezzi è da attribuire in larga parte ai colli di bottiglia e alla carenza di prodotti intermedi che si è creata dopo gli stop alla produzione dovuti alla pandemia. La Federal Reserve ha già preannunciato un massiccio tapering e possibili tre rialzi dei tassi di interesse nel corso del 2022. La Banca centrale europea per adesso si è dimostrata più cauta, pur indicando per marzo la fine degli acquisti introdotti nel periodo pandemico. Sullo sfondo rimangono inoltre le tensioni geo-politiche, con i rapporti tesi tra Usa e Cina e anche tra Usa e Russia. Intanto sul fronte macro è emerso che negli Stati Uniti il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 18 dicembre, è diminuito di 8.000 portandosi a 198.000 unità, secondo quanto riportato dal Dipartimento del Lavoro. Il dato è risultato migliore delle attese. Così il numero complessivo dei lavoratori che ricevono i sussidi di disoccupazione – relativo alla settimana terminata il 18 dicembre, l'ultima per la quale è disponibile il dato – ha registrato un calo di 140.000 unità a 1,716 milioni di unità, il dato più basso dal 7 marzo 2020. Il numero totale delle persone che ricevono gli aiuti dei vari programmi statali e federali, compresi quelli per l'emergenza Covid-19, era di 2.177.355 nella settimana conclusa l'11 dicembre novembre, in aumento di 39.363 unità dalla settimana precedente. Inoltre l'indice Pmi di Chicago, che misura l'andamento dell'attività aziendale e manifatturiera nell'area di Chicago, è aumentato a dicembre più delle attese, salendo dai 61,8 punti del mese precedente a 63,1 punti, contro attese per un dato a 62.
A Piazza Affari sotto osservazione Mediobanca e Generali
A Piazza Affari i titoli hanno risentito di movimenti di piccolo cabotaggio. Sono salite le Mediobanca (+0,65%), con il mercato che si interroga sulle intenzioni per l’istituto del suo primo azionista, Leonardo Del Vecchio. Secondo indiscrezioni dell’ultimo periodo Del Vecchio sarebbe pronto a salire fino al 25% del capitale, nel caso in cui ottenesse le autorizzazioni della Bce. Non è chiaro tuttavia quali siano i piani dell’imprenditore per Piazzetta Cuccia. Hanno invece battuto la fiacca le Generali (-0,27%), sebbene la guardia rimanga alta nell’attesa delle mosse di Del Vecchio e di Francesco Gaetano Caltagirone. Intanto il patron di Luxottica, assieme a Francesco Caetano Caltagirone e a Crt, riuniti in un patto di consultazione, detengono il 16,09% del capitale della compagnia, quota non distante dal 17,22% dei diritti di voto su cui potrà contare Mediobanca nell’assemblea di fine aprile per il rinnovo del board del Leone.
Rialzano la testa Exor e Ferrari, sotto la lente Tim
Sono andate bene le azioni della galassia Agnelli da Exor (+0,6%), fino a Ferrari (+0,75%. Stellantis, ben impostata per gran parte della seduta, ha rallentato sul finale e chiuso invariata. Hanno battuto la fiacca le Cnh Industrial (-0,58%), dopo la corsa delle ultime sedute, messa a punto nell’attesa dello spin off di Iveco, società che debutterà a Milano il 3 gennaio. Ogni azionista Cnh riceverà un’azione Iveco ogni cinque titoli posseduti. Telecom Italia, in rialzo nel durante della seduta, ha chiuso sui valori della vigilia, mentre il mercato continua a interrogarsi sull’opa del fondo Usa, Kkr. Intanto è stato dato il via libera i voucher per incentivare l’upgrade tecnologico dei servizi di Tlc delle PMI, con il decreto che assegna 608 milioni di risorse. Equita stima che per Telecom potrebbe trattarsi di circa 100 milioni di fondi per le attivazioni e 30 milioni di ricavi addizionali. Hanno perso quotaEnii (-0,4%), Saipem (-0,4%) e Tenaris (-0,8%). Hanno ingranato la retromarcia anche Atlantia (-0,8%) e Moncler (-0,8%).
Euro resta in area 1,13 dollari, petrolio in lieve rialzo
Sul mercato dei cambi, l'euro vale 1,1324 dollari (1,1349 ieri in chiusura) e 130,41 yen (130,445), quando il dollaro passa di mano a 115,15 yen (114,906). Infine, per quanto riguarda il prezzo del petrolio, il contratto sul Wti scadenza Febbraio sale dello 0,26% a 76,76 dollari al barile.
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