Borse, per operatori rialzi anche con la guerra. Ma c'è rischio stagflazione
Fiducia nell'azione delle banche centrali per fronteggiare la corsa dei prezzi ma la maggioranza degli operatori ritiene che l'impatto dell'invasione russa su prezzi e fiducia possa impattare significativamente la ripresa dell'eurozona
di Corrado Poggi
3' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Assorbito il primo impatto della guerra in Ucraina, i mercati finanziari sembrano avviati verso un trend rialzista nel corso dei prossimi mesi. E’ quanto ritiene la maggioranza degli operatori di mercato che hanno preso parte al sondaggio condotto da Assiom Forex fra i suoi associati in collaborazione con Il Sole 24 Ore Radiocor. Secondo il 54% degli operatori, infatti, i mercati metteranno a segno nuovi rialzi nei prossimi sei mesi, rialzi che per l’8% degli intervistati saranno superiori al 10%. Indici stabili sono invece attesi dal 18% degli operatori mentre ribassi sono attesi dal 28% di quanti hanno preso parte al sondaggio, con un 2% che prevede ribassi in doppia cifra. “Nel mese appena concluso, gli operatori dei mercati finanziari hanno fornito una chiave di lettura piuttosto positiva sulle prospettive per i prossimi sei mesi – spiega il presidente di Assiom Forex Massimo Mocio - Infatti, rispetto alle ultime rilevazioni effettuate a gennaio (il sondaggio di febbraio non è stato pubblicato in quanto realizzato prima dell’avvio del conflitto in Ucraina), il mercato, a 30 giorni circa dall’avvio delle ostilità, da una parte pare aver “scontato” i primi effetti negativi derivanti dalla guerra, dall’altra si concentra su due fattori costruttivi: la capacità delle banche centrali di gestire il rialzo dei prezzi causato dallo shock dell’offerta di prodotti energetici e quella delle società meglio posizionate e dotate di un pricing power tale che permette loro di sopportare tali rincari”.
Cambi: 76% operatori vede euro stabile o in rialzo su dollaro
Il mercato dei cambi non dovrebbe registrare forti variazioni nell’arco dei prossimi sei mesi con un trend all’insegna di una sostanziale stabilità. Secondo il 50% degli operatori infatti il cross fra le due principali divise mondiali dovrebbe rimanere stabile sui livelli attuali mentre per il 26% del campione l’euro potrebbe mettere a segno rialzi che per il 4% potrebbero essere in doppia cifra. Sul fronte opposto un ribasso è messo in preventivo dal 24% degli operatori. “Sul fronte dei tassi nonostante Christine Lagarde abbia insistentemente respinto l'idea che la Bce debba agire rapidamente per allentare la pressione sui prezzi al consumo – spiega Mocio - il mercato in realtà inizia a prepararsi ad un aumento di 50 punti base - finalizzato a domare l'inflazione - prima della fine dell'anno. Di conseguenza, la maggior parte degli operatori crede che il cambio euro/dollaro possa apprezzarsi o comunque non arretrare dagli attuali livelli”.
Spread: 62% operatori lo vede stabile fra 150 e 200 punti
La prospettiva di una politica monetaria più restrittiva che si è già tradotta nella fine degli acquisti netti del Pepp ha fatto salire nel corso degli ultimi mesi lo spread fra Btp a 10 anni e Bund di analoga durata e per la maggioranza degli operatori il differenziale non riuscirà nei prossimi mesi a ridurre nuovamente le distanze. Secondo il 62% del campione infatti lo spread è destinato a rimanere nella fascia di oscillazione compresa fra i 150 e i 200 punti (oggi ha aperto a 155) mentre per un ulteriore 6% è possibile uno sforamento di quota 200 punti. Sul fronte opposto solo il 32% operatori ritiene possibile un ritorno sotto quota 150 punti con un 4% di ultra-ottimisti che non esclude addirittura una discesa sotto la soglia fatidica dei 100 punti.
Per 72% guerra Ucraina soffoca ripresa, rischio di stagflazione
La guerra in Ucraina e il conseguente impatto su inflazione e fiducia dei consumatori rischiano di soffocare la ripresa in atto e avvicinare il rischio di una stagflazione. Secondo il 72% degli operatori infatti il balzo dei prezzi non è più limitato ai prodotti energetici e alimentari e in un contesto di alta incertezza e con l’impatto delle sanzioni, l’economia dell’eurozona è destinata a far registrare una frenata significativa con il rischio che si entri in una fase di stagflazione. Secondo il rimanente 28% invece l’impatto sull’inflazione, per quanto rilevante, è destinato a essere riassorbito e i fondamentali dell’economia europea restano solidi. In prospettiva – secondo questa minoranza - si tornerà a un solido ritmo di crescita una volta superata la fase iniziale di risposta alla guerra in Ucraina. “Per quasi due terzi del campione – spiega il presidente di Assiom Forex Massimo Mocio - il rialzo generalizzato dei prezzi e il contesto di elevata incertezza (che include anche l’impatto delle sanzioni) rischiano di produrre una frenata significativa dell’economia con il rischio ultimo di entrare in una fase di stagflazione”.
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