Borse, prima settimana dell’anno positiva ma la Fed stoppa il rally. Piazza Affari +1%
Inizio 2022 a due velocità per i listini. La corsa delle prime tre sedute è stata interrotta dall’ipotesi di un rialzo dei tassi Usa più rapido del previsto. Bene automotive, banche e materie prime, giù il settore tech
di Enrico Miele e Stefania Arcudi
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le Borse europee chiudono in rialzo la prima settimana del 2022. Si è trattato di un'ottava a due velocità che ha visto un vero e proprio rally nelle prime tre sedute - quando Parigi ha aggiornato i massimi storici e Milano ha superato la soglia dei 28mila punti per la prima volta da settembre 2008, qualche giorno prima del crack Lehman Brothers - seguito poi da due giornate di cali, sulla prospettiva di una Federal Reserve più aggressiva suo tassi e con un inflazione in continuo rialzo. Nell'ottava, il Ftse Mib ha così guadagnato lo 0,99%, Parigi lo 0,93%, Francoforte lo 0,4%, Madrid lo 0,44% e Londra l'1,36%. In Europa, a segnare le performance migliori sono il comparto automotive (+6,4% lo Stoxx Europe 600), quello bancario (+6,7%) e le materie prime (+5,5%), mentre l'andamento peggiore è toccato ai tecnologici (-4,4%) e al settore salute (-3,3%). Per quanto riguarda i singoli titoli, sul Ftse Mib, su base settimanale i rialzi maggiori sono per Stellantis (+7,9%), Intesa Sanpaolo (+7,8%) e Banco Bpm (+7,1%), mentre le vendite penalizzano Amplifon (-8,2%), Diasorin (-7,6%) e Campari (-6,3%).
Nell'ultima seduta il lavoro Usa pesa sui listini
L'ultima seduta della settimana, quella del 7 gennaio, ha registrato un ribasso per le Borse europee, rallentate dai timori legati alla prospettiva di una svolta “hawkish” (più aggressiva) della Federal Reserve, ai nuovi rialzi dell’inflazione (in Eurozona +5% a dicembre su anno) e alla diffusione sempre più aggressiva della variante Omicron. A far chiarezza sulle prossime mosse della Banca centrale americana non è bastato il dato sul lavoro americano, che ha messo in luce un rialzo molto inferiore alle stime dei nuovi occupati (+199mila contro i 422mila attesi), ma ha anche evidenziato un calo della disoccupazione dal 4,2% al 3,9%, il minimo da inizio pandemia). Così a prevalere è stata la cautela: a Milano ha chiuso in calo il FTSE MIB, poco sopra i minimi di giornata e lontano dai 28mila punti, superati nelle scorse sedute per la prima volta da settembre 2008. Anche il CAC 40 di Parigi ha perso terreno a fine seduta, così come il DAX 30 di Francoforte e l'IBEX 35 a Madrid.
A Milano spiccano St e Bpm, momento verità per Carige
A Piazza Affari, l'attenzione è stata alta per tutta la seduta del 7 gennaio sul gruppo Stmicroelectronics che ha realizzato ricavi netti per 3,56 miliardi di dollari nel quarto trimestre, cifra al di sopra delle stime diffuse dalla società a ottobre. Chiude ai primi posti del listino Banco Bpm assieme al risparmio gestito di Banca Mediolanum. Il focus è rimasto anche sul risiko bancario dopo che il Fondo interbancario di tutela dei depositi, azionista di controllo della Bca Carige, ha annunciato l'intenzione di completare entro lunedì 10 gennaio l'esame delle offerte ricevute per la banca ligure: Banca Pop Er e Credit Agricole sono i due istituti al lavoro sull'operazione anche se è possibile un ritorno del fondo Cerberus. In fondo al listino tra le peggiori Nexi, il lusso con Moncler, Davide Campari e Iveco Group.
Timidi gli indici anche a Wall Street (che chiude negativa con il Dow Jones cede lo 0,01% a 36.231,66 punti, l’S&P 500 lo 0,41% a 4.677,03 punti, il Nasdaq perde lo 0,96% a 14.935,90 punti) dopo che sono risultati ben al di sotto delle previsioni i nuovi posti di lavoro creati negli Usa a dicembre: +199mila, meno della metà delle aspettative, con un tasso di disoccupazione però inferiore al 4%. Un dato atteso per le reazioni che la Federal Reserve - aggressiva sulla politica monetaria futura come emerso dai verbali delle ultime riunioni pubblicate mercoledì 5 gennaio - potrà mettere in campo. Il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, ha infatti detto che il primo rialzo dei tassi d'interesse, negli Stati Uniti, potrebbe esserci a marzo.
Eurozona: inflazione stimata al 5% a dicembre
L'inflazione a livello tendenziale nell'area dell'euro è stimata a dicembre scorso in crescita del 5 per cento. E' quanto emerge dalla stima flash di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, ricordando che nel precedente mese di novembre l'aumento su anno è stato pari al 4,9%. Per quanto riguarda le principali componenti dell'inflazione nell'area dell'euro, per l'energia a dicembre è stimato il tasso annuo più elevato (+26%, rispetto al +27,5% di novembre), seguita da alimentari, alcol e tabacco (+3,2%, rispetto a +2,2% a novembre), beni industriali esclusa energia (+2,9%, rispetto a 2,4% a novembre) e servizi (+2,4%, rispetto a +2,7% a novembre).
Spread chiude in rialzo a 139 punti, tasso all'1,32%
Chiusura in rialzo per lo spread BTp/Bund. A fine seduta, il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il pari scadenza tedesco è indicato a 139 punti base, in rialzo rispetto ai 137 punti base registrati al closing della vigilia. In netto aumento anche il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un'ultima posizione all'1,32% dall'1,27% della chiusura di giovedì 6 gennaio.
Sul mercato delle valute, l'euro resta ancorato a 1,13 dollari mentre arresta la sua corsa il prezzo del petrolio. Pesa la situazione di tensione in Kazakhistan che produce circa 1,6 milioni di barili al giorno e dove ci sarà una riduzione della produzione in uno dei principali campi petroliferi del Paese, quello di Tengiz, a causa delle proteste.
Produzione industriale in calo in Germania e Francia
Produzione industriale in calo nel mese di novembre sia in Germania sia in Francia. La produzione dell'industria tedesca a novembre ha registrato un calo dello 0,2% mensile, secondo le indicazioni dell'ufficio federale di statistica, Destatis, mentre su base annua la flessione è stata del 2,4% e rispetto a febbraio 2020, mese precedente alle prime restrizioni prese in Germania a causa della pandemia, il calo è del 7%. Contrazione anche in Francia a novembre: per l'Insee, -0,4% mensile e -5% rispetto ai livelli di febbraio 2020.
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