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Borse, probabile recessione alle porte: lo dice l’«indice del teschio» inventato dal Mit

Mentre Wall Street mette a segno record a raffica, un nuovo indice basato sulla “distanza Mahalanobis” parla di probabile recessione. Ecco perché

di Enrico Marro

Il 2020 porta vulnerabilità ai mercati

2' di lettura

Qualcuno l’ha ribattezzato “indice del teschio”. E non è un caso. Per due motivi. In primo luogo, il nuovo indice messo a punto dalla Mit Sloan School of Management assieme a State Street Associates, divisione di ricerca di State Street Corporation (colosso dei servizi finanziari con circa 30mila miliardi di dollari in custodia e amministrazione e 3mila miliardi in gestione), si basa su un modello econometrico in grado di processare milioni di dati relativi a quattro macroaree: produzione industriale, occupazione, ritorni azionari e curva dei tassi. E il teschio cosa c’entra? C’entra perché il modello di distribuzione delle probabilità del nuovo indice si basa sulla “distanza Mahalanobis”, creata quasi un secolo fa proprio per individuare le somiglianze tra teschi umani.

Crani indiani, auto a guida autonoma e finanza
La “distanza Mahalanobis” venne introdotta nel 1927 e modificata nel 1936 appunto per confrontare crani umani in India. È una misura di distanza che serve determinare quanto uno spazio ignoto sia simile a uno noto, attraverso le correlazioni dei dati. A dispetto delle sue origini macabre, di recente la “Mahalanobis” è diventata di moda per individuare possibili avarie negli algoritmi delle auto a guida autonoma, nel diagnosticare malattie e appunto nel cercare di prevedere turbolenze sui mercati.

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Arriva la recessione nei prossimi sei mesi
Il secondo motivo per cui l’“indice del teschio” è chiamato così mette un po’ più di paura: i ricercatori che l’hanno testato sulle serie storiche dal 1956 in poi prevedono che entro i prossimi sei mesi ci sia il 70% di probabilità che l’economia statunitense entri in recessione. E questo nonostante Wall Street continui a macinare nuovi record a raffica. «Il nostro indice si basa sui big data, sulla statistica pura - spiegano i ricercatori - non è presente nessun tipo di giudizio arbitrario umano». In condizioni normali la probabilità media di una recessione a breve è il 17%, ma in queste settimane l’indice econometrico del Mit e di State Street ha superato i 70 punti, indicando appunto secondo i ricercatori una probabilità del 70% di una recessione nei prossimi sei mesi.

Statistici contro gestori
Divertente notazione a margine: mentre State Street Associates - assieme come abbiamo visto alla Mit Sloan School of Management - indica come probabile una recessione entro sei mesi, State Street Global Advisors nel suo outlook di fine anno proclama che il 2020 non sarà un «anno di recessione», perché bassa inflazione e robusta tenuta dei consumi prolungheranno la fase espansiva del ciclo.

Detto altrimenti: all’interno dello stesso gruppo, ovvero State Street Corporation, teschi alla mano come nell’Amleto di Shakespeare gli statistici sono pervasi da pessimismo cosmico, mentre i gestori sfoggiano un radioso ottimismofiduciosi in un 2020 senza recessioni all’orizzonte. Come andrà a finire? Quello degli statistici verrà archiviato come “Molto rumore per nulla” o, per restare alle metafore shakespeariane, sui mercati si abbatterà “La Tempesta”? Aspettiamo sei mesi e vedremo chi ha ragione: se l’indice del teschio o la materia grigia dei gestori.

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