Borse, seduta in rosso con rischi tassi e lockdown. Corre il petrolio, BTp sopra 1%
Dopo l'Austria, anche la Germania non esclude nuove misure restrittive per arginare la quarta ondata. Prese di beneficio su Tim dopo il rally, Rendimento BTp sopra 1%
di Andrea Fontana e Paolo Paronetto
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5' di lettura
Le Borse europee chiudono in netto rosso scontando il timore per una stretta sui tassi da parte della Fed e il rischio di nuovi lockdown a causa del l peggioramento della situazione sanitaria. Se i mercati avevano inizialmente accolto positivamente la riconferma di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve, è poi riemersa la preoccupazione che la Banca centrale Usa possa andare verso un incremento dei tassi di interesse già nel 2022, specie se l'inflazione non calasse. A calmare gli investitori non basta dunque il fatto che Joe Biden abbia voluto alla Fed una vicepresidente democratica, Lael Brainard, nota per la sua visione più accomodante, che in un certo senso «stempera» il rischio di una politica monetaria stringente. Così corrono i tassi di interesse nel mercato secondario dei titoli di Stato dalle due sponde dell'Atlantico mentre sul tema della pandemia si guarda a nuove restrizioni dopo le scelte dell'Austria. "La situazione in alcuni Stati tedeschi e' davvero drammatica", "non possiamo escludere nessuna misura, incluso il lockdown" ha detto il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, intervistato dall'emittente radiofonica Dlf.
Il FTSE MIB di Piazza Affari è stato insieme all'AEXdi Amsterdam il più penalizzato della giornata complice anche il parziale dietrofront di Telecom Italia dopo il +30% di lunedì innescato dalla proposta di KKR. Il rendimento del BTp italiano a 10 anni torna sopra 1%.
Si impennano intanto i prezzi del petrolio: la mossa Usa, con altri Paesi, di usare le riserve di greggio per raffreddare le quotazioni delude le aspettative. Il Wti supera i 78 dollari al barile, il Brent sopra 81. Secondo alcuni analisti comunque il rilascio delle riserve non è sufficiente a compensare gli squilibri strutturali tra domanda e offerta e non è escluso che l'Opec+ possa reagire modificando il proprio output nei prossimi mesi.
Wall Street contrastata, tassi Usa salgono
Contrastati gli indici di Wall Street (che in chiusura fanno registrare Dow Jones +0,55%, Nasdaq -0,50% e S&P500 +0,17%), mentre il rendimento dei titoli di Stato Usa a dieci anni corre all'1,66%. Nell'avvio di settimana l'annuncio della conferma di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve era stato positivamente accolto dai mercati ma gli indici avevano perso terreno nel finale con il riemergere delle preoccupazioni per un possibile aumento dei tassi d'interesse già nella prima metà del 2022, vista l'inflazione ai massimi degli ultimi 30 anni. Ad agitare i mercati sono anche l'aumento dei casi di Covid-19 e le nuove restrizioni imposte in alcuni Paesi europei. La Casa Bianca ha dichiarato di non avere intenzione di usare nuovamente i lockdown per ridurre la diffusione del coronavirus; il governo federale, invece, farà affidamento sui vaccini e sulle cure.
Sul fronte macroeconomico, l'indice dell'attività manifatturiera statunitense è aumentato a novembre più di quanto atteso dagli esperti. Il dato preliminare - stilato da Ihs Markit - che ne misura l'andamento e' salito dai 58,4 punti di ottobre (dopo i 59,2 della lettura flash) a 59,1 punti, con gli analisti che attendevano un dato a 58,6 punti. Un dato al di sopra dei 50 indica un'espansione rispetto al mese precedente, mentre uno al di sotto dei 50 indica una contrazione.
BTp, rendimento 10 anni sopra 1%
Seduta decisamente negativa per il reddito fisso europeo con i titoli di Stato sotto pressione per i timori di un cambiamento di strategia di politica monetaria della Bce a causa del rialzo dell'inflazione in Europa. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (IT0005436693) e il titolo di pari durata tedesco e' indicato a 128 punti base, in allargamento rispetto ai 122 punti della vigilia. In netta salita anche il rendimento del BTp decennale benchmark, che e' tornato sopra la soglia dell'1%, all'1,05%, dallo 0,94% precedente.
Il caso Telecom: il titolo frena
In Italia il focus del mercato resta sul caso Telecom Italia, dopo la notizia che il fondo Usa Kkr è pronto a lanciare un’Opa. Nella seduta di lunedì 22 novembre il titolo è salito del 30,24%, ma chiudendo a 0,451 euro è rimasto ben sotto il prezzo di 0,505 euro a cui Kkr potrebbe lanciare la sua Offerta pubblica d’acquisto. Questo significa che il mercato vede ancora molta incertezza in questa partita, nonostante l’atteggiamento in apparenza positivo del Governo. Il titolo Telecom Italia resta comunque sorvegliato speciale anche in Borsa, come anche quello di Inwit (le torri) a causa delle ricadute di una eventuale offerta sul gruppo tlc.
Male Juventus dopo ok a condizioni aumento da 400 mln
Segno meno per Juventus Fc, dopo il via libera del cda alle condizioni definitive dell’aumento di capitale da 400 milioni di euro. I nuovi titoli saranno offerti in opzione agli attuali azionisti nel rapporto di nove azioni ogni 10 possedute al prezzo di sottoscrizione di 0,334 euro per azione, da imputarsi quanto a 0,01 euro a capitale sociale e a 0,324 euro a sovrapprezzo. Il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni oggetto dell’offerta in opzione, sottolinea una nota, incorpora così uno sconto del 35,32% circa rispetto al prezzo teorico ex diritto (Terp) sulla base del prezzo di chiusura di Borsa della vigilia.
Migliora l'indice Pmi manifatturiero in Europa
L'indice Pmi manifatturiero dell'Eurozona sale a novembre a 58,6 (58,3 a ottobre). E' la stima flash diffusa da Ihs Markit. L'indice composito è stimato a 55,8 (54,2 a ottobre), mentre l'indice dei servizi si attesta a a 56,6 (54,6 a ottobre). «La più forte espansione dell’attività economica di novembre - ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist di Ihs Markit - ha confuso le aspettative di rallentamento degli economisti. Detto ciò, è difficile scongiurare una decelerazione della crescita dell’Eurozona nel quarto trimestre, soprattutto in vista di un aumento dei contagi che a dicembre probabilmente causerà ulteriori sconvolgimenti all’economia». Peraltro, «considerando la combinazione tra i ritardi nelle forniture, i forti aumenti dei costi e le rinnovate preoccupazioni per il Covid-19, non a caso l’ottimismo delle aziende è crollato al livello minimo da gennaio, aggiungendo notevoli rischi a breve termine per l’economia dell’Eurozona».
Euro/dollaro scende, mercato valuta le mosse di Powell
Euro/dollaro ai minimi da giugno 2020. «La forza del biglietto verde segue la nomina da parte del presidente Biden di Jerome Powell per un secondo mandato come presidente della Federal Reserve - dicono gli analisti di ActivTrades - il fatto che Powell sia stato riconfermato, avendo la meglio sulla candidata Lael Brainard, vista come un'alternativa più accomodante, è un implicito avallo del presidente americano per un inasprimento della politica monetaria da parte della Fed, riconoscendo il rischio inflazione». Secondo gli analisti, è probabile che questo scenario «continui a sostenere il dollaro, poiché la Fed dovrebbe ora accelerare il ritmo del tapering e stabilire i tempi per gli aumenti dei tassi nel nuovo anno».
Petrolio, gli Usa usano le riserve ma i prezzi volano
Gli Usa hanno intenzione di utilizzare 50 milioni di barili di petrolio facendo ricorso alle proprie riserve strategiche, nel tentativo di far abbassare i prezzi. Lo annuncia una nota della Casa Bianca. Questa operazione viene fatta di concerto con altri Paesi intenzionati ad effettuare operazioni simili, quali Cina, India, Corea del Sud, Giappone e Gran Bretagna. "Il Presidente resta pronto a prendere iniziative aggiuntive ed e a usare tutte le sue prerogative, lavorando in coordinazione con il resto del mondo, per mantenere un'offerta adeguata, mentre usciamo dalla pandemia", sottolinea ancora la Casa Bianca. Un'iniziativa coordinata tra grandi Stati non e' un inedito ma per trovare un caso analogo bisogna risalire al 2011 quando gli Usa e altri 27 Paesi concordarono di rilasciare 60 milioni di barili per tamponare l'emergenza di offerta petrolifera che la guerra in Libia stava determinando. I prezzi del greggio hanno ingranato la quarta tornando in area 80 dollari al barile.
La mossa non sembra quindi portare gli effetti sperati: a spiegare l'andamento dei corsi
del barile, secondo gli operatori, e' in primo luogo il fatto che gran parte della quota prelevata dalla riserve lo sara' sotto forma di prestito, vale a dire che dovra' essere
restituita in seguito. L'utilizzo netto delle riserve e' quindi inferiore a quanto stimato dagli osservatori. In secondo luogo, secondo gli esperti il tentativo dei paesi consumatori di abbassare la bolletta energetica potrebbe tradursi in un'immediata contromossa da parte dei paesi produttori dell'Opec+, che la prossima settimana potrebbero decidere di sospendere il previsto incremento dell'output di 400mila barili al giorno.
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