ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa giornata dei mercati

Seduta in profondo rosso, Milano chiude a -2%. I tech affondano il Nasdaq

I timori sulle capacità di approvvigionamento della Cina a causa della crisi energetica e il rally dei tassi sui bond hanno incoraggiato le vendite

di Eleonora Micheli

La Borsa, gli indici del 28 settembre 2021

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pioggia di vendite sulle Borse europee, con gli investitori preoccupati per il caro petrolio e per il movimento registrato dai tassi di interesse mondiali. Come se non bastasse dalla Cina sono arrivate notizie su rallentamenti e blocchi alla produzione provocati dall’aumento del prezzo del carbone, oltre che dalla normativa più stringente in tema di emissioni nocive.

Situazione che nel complesso mette a repentaglio soprattutto la filiera di produzione dei microchip e del settore tech e che testimonia che i così detti colli di bottiglia alla produzione potrebbero effettivamente rallentare la ripresa. Milano ha terminato le contrattazioni in calo del 2,14%, con il FTSE MIB in retromarcia sotto la soglia dei 26 mila punti. Lo spread è risalito in area 104 punti.

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Prezzo petrolio - Brent
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Il rialzo dei tassi e il caro petrolio creano allarme

Le Borse europee hanno imboccato la strada del ribasso sin dalle prime ore di contrattazione e poi sono peggiorate nel pomeriggio, risentendo dell’apertura in calo di Wall Street, che ha poi chiuso in pesante ribasso nella peggior seduta da maggio (Dow Jones -1,63%, S&P 500 -2,04%, Nasdaq -2,83%). Gli investitori temono che il rialzo dell’inflazione possa indurre le principali banche centrali del mondo a rivedere le proprie politiche monetarie. Jerome Powell, il numero uno della Fed è tornato a rassicurare che l’inflazione, adesso elevata, rimarrà tale nei prossimi mesi, ma poi rallenterà riportandosi verso il 2%. Il banchiere, però, ha anche messo le mani avanti asserendo che i colli di bottiglia alle attività produttive e le difficoltà di assunzione, insieme ad altri vincoli potrebbero rivelarsi maggiori e più duraturi del previsto, ponendo rischi al rialzo per l'inflazione. «Se l'aumento dell'inflazione dovesse diventare una seria preoccupazione, risponderemmo sicuramente e useremmo i nostri strumenti per garantire che l'inflazione raggiunga livelli coerenti con il nostro obiettivo», ha concluso Powell, non escludendo cambi di passo di politica monetaria. Prospettiva, quest’ultima, che sta spingendo in basso i prezzi dei bond e in alto i rendimenti dei titoli di Stato a livello globale. Quello sul decennale Usa ha superato la soglia dell’1,54%, per tornare poi all'1,529%. Per altro lo scenario di un rialzo dell’inflazione è stato supportato anche dalle notizie provenienti dalla Cina, dove sono in atto blocchi o rallentamenti della produzione.

Come se non bastasse, Oltreoceano pesa anche la preoccupazione per il debito pubblico. La segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha ammonito che «il mancato aumento del limite del debito sarebbe catastrofico» e che le risorse sono ormai quasi esaurite. «Stimiamo che il Tesoro esaurirà probabilmente le sue misure straordinarie se il Congresso non agirà per alzare o sospendere il limite del debito entro il 18 ottobre», ha dichiarato. In Europa, intanto, la numero uno della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito che l’inflazione, passata la pandemia, dovrebbe tornare verso il 2%, prospettiva che invita la politica economica a non reagire in modo eccessivo agli shock temporanei dell'offerta. D’altra parte visto che il pil europeo sta registrando la maggiore ripresa dal 1975, gli operatori non escludono una revisione delle linee guida di politica monetaria prima del previsto. Non a caso anche in Europa i rendimenti dei bond sono saliti, con i tassi sui bund tedeschi al -0,19%, quelli sui Btp italiani a dieci anni saliti allo 0,86%. Movimenti che alla fine favoriscono vendite sui settori come quelli tecnologici a favore dei titoli bancari. A rendere ancora più complesso il quadro è stato il rialzo del petrolio, che in giornata ha aggiornato massimi dall’autunno 2018, spinto dalla ripresa dell’economia. L’Opec, tra l’altro, ha annunciato di prevedere che la domanda di petrolio, a livello globale, continuerà a crescere nei prossimi 25 anni. L’incremento sarà di 17,6 milioni di barili al giorno dal 2020 (90,6 milioni) al 2045, quando raggiungerà 108,2 milioni di barili al giorno.

A Piazza Affari corre solo Eni tra le blue chips

A Piazza Affari pochi titoli si sono sottratti alle vendite. La performance del greggio, sugli scudi per quasi tutta la seduta, ha incoraggiato gli acquisti sui titoli 'oil'. Il valore dell'oro nero, però, si è indebolito sul finale (wti di novembre cede lo 0,4% attestandosi a 75,11 dollari al barile, il Brent, dopo aver superato gli 80 dollari, si è riportato in area 79 dollari al barile) e così solamente Eni ha chiuso in rialzo dello 0,7%. Sono inoltre andate bene le Banca Mediolanum, anche se poi hanno chiuso sulla parità. Il cda si è espresso a favore della nomina di Ennio Doris a presidente onorario. ha preso le redini da presidente, Giovanni Pirovano. Hanno arginato le perdite allo 0,5% le Banca Pop Era , mentre il mercato si interroga sul futuro della banca che intanto ha annunciato nei giorni scorsi l’uscita di 1.700 dipendenti. Per contro tra i titoli del Ftse Mib, hanno guidato i ribassi Amplifonn (-5,15%) e Stmicroelectronics (-5%). Quest’ultima in scia al Nasdaq. Fuori dal paniere principale si sono distinte leDanieli Ord(+9,47%), premiate dopo la pubblicazione dei conti 2020-21 superiori alle attese, con l'utile netto in rialzo del 28% a 80,2 milioni di euro e una posizione finanziaria netta che ha superato il tetto del miliardo di euro (1,002 mld euro).

BoT in asta, rendimento al nuovo minimo storico -0,545%

Il Tesoro ha collocato in asta 5,5 miliardi di BoT semestrali scadenza 31/03/2022 con un rendimento che ha ritoccato il minimo storico a -0,545 per cento (-3 punti base sull'asta di fine agosto). La domanda è stata di poco superiore ai 7 miliardi di euro per un rapporto di copertura di 1,29. Il regolamento dell'asta cade sul prossimo 30 settembre.

Negli States sale oltre le attese il deficit commerciale

Il deficit commerciale preliminare degli Stati Uniti di agosto è aumentato rispetto al mese precedente più di quanto atteso dagli esperti. Stando a quanto annunciato dal Dipartimento del Commercio, il deficit della bilancia commerciale è cresciuto dello 0,9% a 87,6 miliardi di dollari, contro attese per 87 miliardi. La stima preliminare tiene conto solo dei beni. Le importazioni sono aumentate dello 0,8%, le esportazioni dello 0,7%. Il dato di luglio è stato rivisto da 86,4 a 86,8 miliardi di dollari. Intanto il numero uno della Fed sostiene che l'inflazione è elevata e resterà probabilmente così nei prossimi mesi, prima di rallentare. «Con l'economia che continua a riaprire e con il rimbalzo delle spese, stiamo vedendo pressioni al rialzo sui prezzi, dovute soprattutto ai colli di bottiglia nelle forniture in alcuni settori- ha spiegato - questi effetti sono più grandi e duraturi di quanto atteso, ma diminuiranno e, così facendo, l'inflazione dovrebbe tornare indietro verso il nostro obiettivo del 2% a più lungo termine».

Euro sotto soglia di 1,17$, giù la sterlina

Acquisti sul dollaro grazie alla crescente fiducia degli investitori che il tapering della Fed inizierà a novembre, dopo il forte segnale della scorsa settimana che il momento della stretta si stia avvicinando rapidamente. Il cambio euro/dollaro è sceso sotto quota 1,17 ed è scambiato a 1,1680 (1,1698 ieri alla chiusura dei mercati continentali). Euro/yen a 129,96 (da 129,81), dollaro/yen a 111,26 (da 110,96). Si è inoltre indebolita la sterlina, risentendo della mancanza di approvvigionamenti a causa della mancanza di autotrasportatori. La divisa è indicata 0,8626 per un euro (da 0,8542 ieri in chiusura) e vale anche 1,3544 dollari (da 1,3704).

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