Boschi, arte, antiche città: viaggio nei misteri della Tuscia
Monumenti nascosti tra la vegetazione, palazzi rinascimentali, città romane pronte a tornare alla luce: nel viterbese quanto serve per viaggiatori in cerca di autenticità
di Chiara Beghelli
I punti chiave
3' di lettura
La fortuna può rivelare la segnalazione almeno dell’inizio del sentiero. Poi, la maggior parte delle volte, a fare da guida resta solo la curiosità, l’intuito, insieme alle indicazioni di chi abita nei dintorni o raccolte nei forum digitali. Basta girare intorno a un leccio, o che la luce del sole penetri tra il bosco fitto, ed ecco la rivelazione.
La Tuscia è terra perfetta per chi è in cerca: identificata con la provincia di Viterbo, ed estesa dal nord del Lazio fino a confluire nella Maremma toscana, nei suoi paesaggi fitti di boschi e tufo la sua antichissima storia è strettamente legata a quella degli Etruschi, delle nobili famiglie che vi prosperarono, come i Farnese, dei Papi che scelsero proprio Viterbo come sede alla fine del Duecento. L’essere defilata dai flussi del turismo verso Roma e la Toscana l’ha in un certo modo preservata, e quello che fino a qualche anno fa poteva essere un limite ora è una miniera. Che attrae, appunto, i cercatori di storie, monumenti, arte, borghi di cui pochi hanno sentito parlare e conoscono le coordinate.
Percorsi esoterici dagli Etruschi al Rinascimento
Questo senso di mistero, di accorto disvelamento, attraversa capillarmente la Tuscia. Per esempio, intorno a una delle sue destinazioni più celebri, il Sacro Bosco di Bomarzo, percorso artistico, filosofico ed esoterico voluto da Vicino Orsini a metà Cinquecento, si cela uno dei monumenti più misteriosi dell’antichità italiana, la Piramide Etrusca: per raggiungerla, più che il gps sono utili le indicazioni dei residenti della zona. Custodito da almeno 24 secoli in un fitto bosco, questo enorme masso di peperino scolpito con gradini e nicchie ricoperte di muschi è il più grande altare rupestre d’Europa, con possibili valenze di osservatorio astronomico. Nelle vicinanze, le cascate di Chia sono un altro luogo di culto etrusco immerso nella vegetazione, insieme a resti di mulini: Pier Paolo Pasolini le scelse per girare alcune scene del suo Vangelo secondo Matteo e visse per gli ultimi anni della sua vita nella vicina Torre di Chia, ultimo, solitario baluardo di un castello medievale.
Pasolini è solo il nome più recente e più noto di chi nei secoli ha amato questa regione e la sua energia primordiale, che proviene quasi tangibilmente da un terreno di origine vulcanica: a metà Ottocento il diplomatico britannico George Dennis, dopo aver visitato a lume di candela la necropoli rupestre di Castel d’Asso, con le sue iscrizioni coperte della vegetazione, la paragonò persino alle piramidi egizie; David H. Lawrence esplorò le necropoli etrusche del territorio, arrivando fino a Cerveteri e Tarquinia, a ridosso del mar Tirreno, e raccontò la sua esperienza nell’emozionante libro Luoghi etruschi del 1932; re Gustavo VI Adolfo di Svezia scavò personalmente la città rupestre dell’Acquarossa.
Borghi e palazzi aristocratici che sorgono dal tufo
Se la Tuscia sembra una scultura a cielo aperto il merito va alla sua roccia vulcanica, il tufo, nel quale sono stati scavati tunnel, come nelle vie cave con pareti a strapiombo, o che ha dato vita a borghi scenografici come la celebre Civita di Bagnoregio, immersa nei canyon dei calanchi, Vitorchiano (dove si trova l’unico Moai realizzato fuori dall’Isola di Pasqua, scolpito da Maori nella pietra locale), Sutri (con le sue grotte dove si dice sia nato il paladino Orlando), il paese ormai fantasma di Celleno. Ma sul tufo sono anche sorti i rinascimentali palazzi aristocratici che punteggiano la Tuscia, Palazzo Farnese a Caprarola, Palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano e Villa Lante a Bagnaia, con i suoi giardini fra i più belli d’Europa insieme a quelli del Castello Ruspoli di Vignanello, perché la Tuscia, fra l’altro, vanta anche la più alta concentrazione mondiale di giardini storici.
Un’antica città pronta a tornare alla luce
Come spiega Project Tuscia, progetto visivo e culturale di Sigfrido Junior Hobel, storico dell’arte appassionato di questa terra, che offre una guida esperta e originale, c’è ancora molto da scoprire fra questi inesauribili paesaggi: va indagato il sito di Norchia, dove i resti dell’abside della duecentesca chiesa di San Pietro emergono come un’installazione fra gli alberi, e dove si trova la tomba di papa Alessandro IV, nascosta nella cattedrale di Viterbo da 750 anni. A fine maggio inizieranno gli scavi per riportare alla luce la città di Falerii Novi, individuata con il georadar nei pressi della Via Amerina, che in antichità collegava Roma all’Umbria. Oggi se ne può percorrere un tratto a piedi: la troverete grazie alle poche indicazioni disponibili, ma non dimenticherete più dove si trova.
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