Boss in regime di alta sicurezza evade a Nuoro
Si tratta di Marco Raduano, classe 1983. L'uomo, conosciuto anche come “Pallone” o “Woolrich”, è ritenuto un elemento di vertice dell'omonimo clan che opera a Vieste.
di Davide Madeddu
2' di lettura
Evasione con scene da film dal carcere di massima sicurezza di Badu e Carros a Nuoro. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio dove un boss della Sacra corona unita pugliese è fuggito dalla struttura penitenziaria dopo essersi calato dal muro di cinta utilizzando un lenzuolo annodato e attorcigliato.
Il clan di Vieste
Si tratta di Marco Raduano, nato nel 1983 a Vieste. L'uomo, conosciuto anche come “Pallone” o “Woolrich”, è ritenuto un elemento di vertice dell'omonimo clan che opera a Vieste. Recentemente è stato condannato in via definitiva a 19 anni di reclusione più tre di libertà vigilata per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravata dal metodo mafioso e dall'impiego di armi, anche da guerra.
Una struttura di massima sicurezza
L’uomo era rinchiuso nel braccio di massima sicurezza del carcere nuorese che in passato aveva ospitato terroristi e mafiosi e da cui nessuno era riuscito a fuggire. Per la fuga, che secondo una prima ipotesi sarebbe stata pianificata e organizzata da tempo, ha utilizzato quello che viene definito il più classico dei modi, ossia ha attorcigliato un lenzuolo trasformandolo in corda per calarsi dal muraglione e dopo il salto sull’erba è scappato facendo perdere le tracce. L’allarme, secondo una prima ricostruzione, è scattato alle 19.
La caccia all’uomo
Subito dopo l’allarme lanciato dalla Polizia penitenziaria sono scattate le procedure anticrimine con una serie di controlli e posti di blocco in tutta la zona e anche nel resto dell’isola. Una vera e propria caccia all’uomo in cui sono stati allertati anche i posti di frontiera. Controlli e presidi anche nei porti e negli aeroporti, passaggi obbligati per lasciare l’isola. Questa mattina le indagini e ricerche sono scattate anche nel Gargano e nel Foggiano dove il latitante potrebbe trovare aiuto e protezione.
Le indagini
Ora si cerca di ricostruire la dinamica e capire come l’uomo possa aver eluso la sorveglianza ed essere riuscito ad allontanarsi. La Polizia penitanziaria ha avviato una serie di accertamenti con l’analisi di testimonianze e dei filmanti delle telecamere del carcere. Manca personale Davanti alla fuga non mancano le reazioni. «Questa evasione nel disastrato sistema carcerario, è l’ennesima conferma dell’inadeguatezza, anche dello speciale circuito definito ad alta sicurezza - è la denuncia di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria -. Un fatto che provoca come effetto collaterale l’inflazione della restrizione al carcere duro del 41-bis. Abbiamo organici della Polizia penitenziaria carenti di 18mila unità, equipaggiamenti inadeguati, sistemi tecnologici ed elettronici inesistenti o non funzionanti. Questo mentre sin dall’insediamento del Governo siamo in attesa di essere convocati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, o almeno dal sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove, che sembra preferire le gite nei territori e gli incontri ’privati’ a quelli ufficiali dei sindacati».
Serve una riforma della polizia penitenziaria
Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, “quelche è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezze delle carceri. Per Mimmo Nicotra, presidente della ConfederazioneSindacati penitenziari (Con.Si.Pe.) serve una «riforma del Corpo, che permetta agli agenti di svolgere i propri compiti in una cornice istituzionale strutturata, con un proprio Dipartimento, come avviene nellealtre Forze di Polizia».
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