Botticelli e i caravaggeschi sostengono la pittura antica da Sotheby’s
Metà del risultato grazie ad una riattribuzione al maestro fiorentino; nonostante il ruolo chiave delle garanzie, molti i dipinti invenduti. Importante risultato per una scultura egizia fuori catalogo
di Giovanni Gasparini
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La prima asta multimilionaria del 2022 si è tenuta a New York la mattina del 27 gennaio, disperdendo un catalogo di 55 lotti (due ritirati) proposto da Sotheby's dal titolo«Master Paintings & Sculpture Part I». Il risultato complessivo di quasi 91 milioni di dollari, verso la stima alta, uno dei più elevati di sempre per la categoria, può però trarre in inganno e sintetizza malamente una realtà assai diversificata fra i diversi segmenti del mercato.
L'asta ha infatti riportato ben 14 invenduti anche ‘di peso', e ben 13 aggiudicazioni abbondantemente sotto il tetto dei 200mila dollari, mentre ha beneficiato dell'inserimento (inusuale per un catalogo di dipinti) di tre statue, fra cui una egizia del terzo millennio AC, che ha raddoppiato la stima alta contribuendo con ben 9,9 milioni di $ al risultato complessivo, senza bisogno di alcuna garanzia a proteggerla, forte solo della rarità di opere del periodo di questa dimensione e compiutezza, nonché provenienza museale.
Ben 11 i lotti garantiti, un quinto del totale, un numero insolitamente alto per un catalogo di dipinti antichi, in parte dovuto alla presenza di diversi lotti provenienti dalla collezione di J.E. Safra, consegnati protetti da garanzia.
In termini di valore circa i due terzi dell'asta erano garantiti, allineando così il settore a quello delle principali aste di arte moderna e contemporanea, dove l'aspetto finanziario e d'investimento predominano oramai sull'effettivo valore individuale delle opere offerte.
Botticelli riattribuito
Ben metà del ricavo viene da un solo lotto, una raffigurazione del Cristo dolente già da tempo riferibile a Botticelli e alla sua bottega come dipinto del suo tardo periodo di inizio Cinquecento (morirà del 1510). Di recente l’opera è stata riattribuita secondo diversi studi anglosassoni e secondo il parere della casa d'aste direttamente alla mano del Maestro, spingendo così la stima a richiesta attorno ai 40 milioni di dollari. Soggetto a una garanzia di parte terza, il dipinto però sembra aver lasciato spazio ad altri compratori a 45,4 milioni di $ una volta aggiunte le commissioni al prezzo d'aggiudicazione, appena inferiore alla soglia dei 40 milioni di $. Il soggetto non particolarmente gradevole della Passione di Cristo incoronato di spine cui viene in supporto una corona di angeli a mostrare gli strumenti della Passione, è eseguito secondo uno stile piuttosto severo che si discosta fortemente dalla luminosità dei dipinti carichi del simbolismo rinascimentale conservati agli Uffizi e che hanno reso celebre l'artista fiorentino, mentre ricalca da vicino alcune impostazioni della produzione di bottega di dipinti religiosi tipica del periodo post-Savonarola, oggetto di analisi critiche già dai coevi come il Vasari. Con ogni probabilità queste considerazioni sono largamente irrilevanti nel contesto in cui avviene il riposizionamento di quest'opera quale ‘dipinto trofeo' di uno dei più noti nomi del ‘400, il Botticelli.
L'arte italiana fra trofei e cadute
Questo fenomeno del trofeo d'autore rigorosamente protetto da una garanzia finanziaria si è ripetuto per metà dei primi cinque realizzi, fra cui spiccano due tavole di Artemisia Gentileschi, aggiudicate per quasi 5 milioni complessivi: 2,7 milioni di $ per un elaborato e inusuale ritratto femminile seduto che ha raggiunto la stima di 2-3 milioni di $, e 2,1 milioni per una classica scena biblica, soggetto di diverse ripetizioni e ai tempi apprezzata per la sua ambiguità ed erotismo, “Susanna e i vecchioni”, sempre entro la stima di 1,8-2,5 milioni di $. Entrambi i dipinti provenivano dalla collezione del banchiere J.E.Safra, e hanno riportato il secondo e terzo prezzo in asta per l'artista, consolidandone il mercato. Ha raggiunto, invece, a stento la stima bassa un raffinato ritratto (forse di un membro della famiglia dei Medici) di Andrea del Sarto, a 2,2 milioni (stima 2-3 milioni di $), evitando di rimanere invenduto in quanto non garantito, sorte toccata invece a ben due opere italiane potenzialmente milionarie, una «Maria Maddalena» del Correggio, pannello di ridotte dimensioni ma supportato da nobili provenienze (d'Este e Farnese) e stimato 4,5-5,5 milioni di $, invenduto forse a causa di una precedente attribuzione all'Allori, e una «Madonna e Bambino» su fondo oro del veneziano Giovanni Bellini, ferma alla stima di 3-5 milioni nonostante le generose dimensioni e la provenienza importante. Rimane al palo anche una seconda «Madonna» a fondo oro, lavoro di Lorenzo Monaco e bottega stimato 400-600mila $, mentre una «Maria Maddalena Penitente» di Filippino Lippi trova un compratore a 565mila $, entro la stima di 500-700mila solo grazie alle commissioni.
Ben 24 lotti provenivano da artisti di scuola italiana, di cui però ben un terzo sono rimasti invenduti, e solo tre aggiudicati oltre le stime alte prima dell'aggiunta delle commissioni, rendendo l'arte italiana protagonista del catalogo nel bene e nel male.
Record per fiamminghi e francesi
Sebbene di origine fiamminga, va ricondotto ad una fusione fra l'ambito caravaggesco e l'insegnamento di Rembrandt il lavoro di maggior successo dell'asta, una raffigurazione di “Diogene che cerca con la lanterna un uomo onesto”, lavoro seicentesco di Pieter van Mol, artista non particolarmente noto al grande pubblico, nato ad Anversa ma vissuto e deceduto a Parigi, beniamino di diversi grandi collezionisti del calibro di Lebrun e Luciano Bonaparte, dei Rothschild e, infine, di J.E. Safra, nomi che hanno sospinto la tela ben oltre la stima garantita di 2-3 milioni, fino a 5,8 milioni di $, ovviamente un nuovo record per l'artista. Dei ben 17 lavori fiamminghi presenti in catalogo solo tre non hanno trovato compratori, mentre oltre la metà hanno superato le stime alte anche senza le commissioni, fra cui una deliziosa «Natura Morta con fragole di bosco» di Adriaen Coorte, specialista del settore, aggiudicata a 2,4 milioni da una stima di 1,5-2 milioni di $, e una «Maria Maddalena» di Ambrosius Benson, che sfiora 2 milioni, quattro volte la stima bassa di 500-700mila $.
Successo per l’allievo di Rembrandt, Gerrit Dou: il piccolo pannello ovale con un «Giovane che disegna a lume di candela» dalle stime tra 150- 250mila $ ha agevolmente raggiunto 746.000 $ con le commissioni. A lungo l’opera dell’aritsta di Leida fu più apprezzata e valutata di quella dello stesso Jan Vermeer. La coppia di pannelli di Nicola Eliaz. Pickenoy con «Ritratto di un uomo in nero che tiene un paio di guanti in pelle di capretto; Ritratto di una signora in nero con in mano un paio di guanti in pelle di capretto e seta corallo» ha superato facilmente la stima di 450.000 - 550.000 dollari e la garanzia per arrivare a 1.084.800 $ con le commissioni. Esposto a Madrid al Museo Thyssen-Bornemisza in «Rembrandt e Ritrattistica ad Amsterdam», aveva una provenienza illustre.
Il secondo nuovo record della serata va, invece, ad una meno nota artista francese del ‘700, Anne Vallayer-Coster, con una complessa e leziosa «Natura morta floreale» anch'essa proveniente dalla collezione Safra, che conferma la stima di 1,5-2,5 milioni passando di mano a 1,8 milioni di $, grazie anche alle dimensioni generose, e si pone alla guida di un gruppo di sette lotti francesi che hanno visto un solo invenduto. Un'altra artista francese ottiene un prezzo record grazie alla protezione della garanzia: Sophie Fremiet Rude, alunna di Jacques-Louis David, con una scena mitologica dipinta nel primo ‘800, tela di oltre due metri che conferma la stima di 500-700mila $ a 685mila $. Un ritratto nobiliare francese settecentesco di Nicolas de Largilliere, tela di grandi dimensioni conferma la stima minima garantita di 1-1,5 milioni a 1,2 milioni di $, grazie anche alla sua provenienza ex-museale, poiché immessa sul mercato poco dopo la restituzione agli eredi del noto collezionista Jules Strauss, spogliato dal regime nazista....
Gli spagnoli
Risultati oltre le aspettative anche per tre grandi nomi della pittura spagnola: Goya con un ritratto di corte conteso fino a 2,2 milioni di $, ben oltre la stima di 400-600mila $, Murillo con una “Vergine con Bimbo” che supera la stima alta di 800mila $ a 867mila $ con le commissioni, e una versione del “San Francesco in Estasi” che sfiora 1,2 milioni da una stima di 600-800mila $. Mentre resta al palo un «San Giuseppe» dello Spagnoletto.
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