Bottiglie pesanti e tappi in sughero: i pregiudizi che limitano la sostenibilità del vino
Donatella Cinelli Colombini: «Occorrono linee guida precise sull’uso del vetro». Solo per gli spumanti è giustificata una grammatura importante. Le chiusure artificiali dovrebbero essere preferite rispetto a una risorsa limitata come il sughero
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
Le fake news sono un fenomeno diffuso anche nel mondo del vino. Ma ora convincimenti radicati in particolare sui tappi e sul peso e spessore delle bottiglie rischiano di avere un impatto negativo anche sul fronte della sostenibilità rallentando dei processi di efficientamento all'interno del settore.
Sono diffuse, in particolare, alcune credenze in tema di qualità del prodotto e riguardo ai fattori che determinano la qualità che di certo rispecchiano alcune tradizioni ma che in realtà non incidono sul livello qualitativo del vino.
Una di queste è da tanti anni la preferenza accordata da molti consumatori al tappo di sughero nonostante sia ampiamente dimostrato che l’utilizzo del sughero nelle chiusure delle bottiglie non ne garantisce la perfetta tenuta nel tempo e soprattutto porta con sé i rischi legati alla molecola Tca ovvero il tricloroanisolo molto più semplicemente la molecola responsabile del cosiddetto “sentore di tappo”.
Insomma, nonostante i tappi di sughero abbiano – storicamente – controindicazioni, nonostante siano stati compiuti anche significativi passi avanti nella ricerca e messa a punto di soluzioni alternative e nonostante sotto il profilo della sostenibilità tali soluzioni alternative dovrebbero essere preferite rispetto a una risorsa limitata come il sughero, i consumatori continuano a preferire di gran lunga le chiusure tradizionali e in particolare per i vini Premium. Sono infatti tanti quelli che storcerebbero di certo il naso nel vedere una bottiglia di Barolo o di Brunello chiusa con un tappo in silicone, in vetro o – anatema – con un tappo a vite.
Adesso un analogo cortocircuito si sta registrando sul fronte del vetro, delle bottiglie di vetro. I vini di qualità continuano a essere immaginati dall'universo dei consumatori confezionati in bottiglie di vetro pesante. Nonostante lo spessore della bottiglia, né tantomeno il suo colore, non abbiano alcun effetto sulla qualità del vino contenuto.
L’unica eccezione riguarda gli spumanti per i quali, a causa della pressione dovuta all’anidride carbonica, è sconsigliabile utilizzare bottiglie leggere e con uno spessore ridotto che non garantirebbe la tenuta della bottiglia stessa.
Ma per tutti gli altri vini, fermi, non ci sono controindicazioni che tengano e che sconsiglino di ricorrere a bottiglie leggere con conseguente risparmio in termini di energia e di materie prime. Se ne è discusso nei giorni scorsi in un appuntamento voluto dall'Associazione Donne del Vino presso la Vetreria Etrusca di Montelupo Fiorentino.
«L'uso del vetro leggero –- ha commentato la delegata e past president delle Donne del Vino toscane, Donatella Cinelli Colombini – è fondamentale per la sostenibilità del comparto enologico così determinante per l'economia delle Regione Toscana, perché la produzione di ogni chilogrammo di vetro equivale all'emissione di 2,7 chilogrammi di CO2 nell'atmosfera. Occorre lavorare in questa direzione definendo linee guida precise sull'utilizzo del vetro, sul suo smaltimento. A questo proposito ci sono quindi molti passi ancora da compiere e soprattutto bisognerà pesare di mettere a punto linee guida precise».
«In genere – hanno spiegato all'Associazione Donne del Vino - la capacità di comunicare le proprie scelte ambientali è invece generalizzata e più efficace nelle aziende grandi (sopra 50 milioni di fatturato), con particolare riferimento ai mercati scandinavi e anglosassoni. Purtroppo, in Italia, questi sforzi diventano invece quasi irrilevanti. Anzi da noi l'utilizzo di vetro leggero porta anzi uno svantaggio competitivo per la cantina produttrice perché si ritiene che il vetro leggero faccia passare la luce e danneggi il prodotto oppure che bottiglie più leggere siano il frutto di scelte aziendali votate al risparmio».
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