Brexit, la nuova proposta di Johnson in 5 punti. Juncker: ancora problemi aperti
Boris Johnson ha presentato il 2 ottobre le sue proposte per un accordo rivisto con l’Unione Europea da approvare in tempi strettissimi per evitare una Brexit senza accordo il 31 ottobre
di Nicol Degli Innocenti
3' di lettura
LONDRA - Boris Johnson ha presentato oggi le sue proposte per un accordo rivisto con l’Unione Europea da approvare in tempi strettissimi per evitare una Brexit senza accordo il 31 ottobre. Il premier britannico ha avvertito Bruxelles che le sue proposte «costruttive e ragionevoli» sono l’unica alternativa a un “no deal” che in ogni caso non spaventa la Gran Bretagna. E chiederà alla Regina una nuova sospensione del Parlamento dall’8 ottobre, questa volta di pochi giorni, per poter poi pronunciare il discorso della Regina lunedì 14. Lo rende noto in un comunicato di Downing Street. Il discorso della Regina, in cui viene presentata la nuova linea programmatica del governo, può essere pronunciato solo dopo una sospensione del Parlamento.
In una lettera inviata al presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, Johnson ha delineato le proposte britanniche in cinque punti e le conditio sine qua non del suo Governo. In primo luogo va eliminata la backstop, la polizza di assicurazione concordata da Londra e Bruxelles ai tempi di Theresa May per evitare un ritorno a controlli alla frontiera interna irlandese.
La backstop deve sparire, ha spiegato Johnson, non solo perché è stata respinta per tre volte dal Parlamento britannico che ha votato contro l'accordo May, ma anche perché è stata concepita come un “ponte” verso una futura stretta integrazione con la Ue.
Nelle intenzioni del Governo britannico, scrive il premier, «i rapporti futuri devono essere basati su un accordo di libero scambio da delineare in futuro che lasci la Gran Bretagna libera di decidere la propria politica commerciale». Agli occhi di Johnson quindi la backstop è «un ponte verso il nulla».
Nel suo applauditissimo discorso di chiusura al Congresso del partito conservatore il premier ha ribadito che la Gran Bretagna lascerà la Ue il 31 ottobre «a qualsiasi costo» e ha usato toni da ultimatum, presentando alla Ue un piano da prendere o lasciare.
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Le proposte britanniche sono articolate in cinque punti. Il Governo si impegna a trovare soluzioni che siano compatibili con gli accordi del Venerdì Santo perché tutelare la pace in Irlanda del Nord è la «priorità assoluta». Londra inoltre conferma l’impegno a mantenere gli stretti legami tra Gran Bretagna e Irlanda, compresa la libera circolazione dei cittadini.
Il terzo punto, il più cruciale ai fini dei negoziati con la Ue, prevede la creazione di una zona di regolamentazione che comprende l'intera isola irlandese, unendo quindi Dublino e Belfast in un sistema unico di leggi che riguarda tutte le merci, compresi i prodotti agroalimentari, «eliminando quindi la necessità di controlli». Questa zona unica proseguirebbe almeno fino al 2024, ben oltre il periodo di transizione.
Il quarto punto sottolinea che la creazione di questa zona non può essere imposta ma deve dipendere dal consenso delle persone coinvolte. Il Governo e il Parlamento di Belfast dovranno quindi esprimere il loro assenso perché la proposta diventi operativa, e grazie a questo diritto di veto Johnson ha ottenuto la benedizione del Dup, il partito unionista che in passato aveva bloccato l’accordo May.
Dopo la fine del periodo di transizione l’Irlanda del Nord non farà più parte dell'unione doganale Ue, ma sarà «parte integrante del territorio doganale britannico». Questo ultimo punto è il più controverso e difficile da comprendere, perché l'Irlanda del Nord lascerebbe l'unione doganale ma resterebbe parte del mercato unico. Il problema non indifferente dei controlli doganali può essere risolto con «soluzioni flessibili e creative», secondo Londra.
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L'Unione Europea ha risposto con cautela. Juncker ha accolto con favore la presentazione delle proposte e ha detto di essere «incoraggiato» dall'idea di un sistema di regolamentazione unico per tutta l’Irlanda, ma ha avvertito che ci sono diversi punti problematici che andranno discussi. I negoziati tra le parti ripartiranno già domani.
Il leader dell'opposizione laburista ha dichiarato che le proposte «sono peggio dell'accordo di Theresa May». Secondo Jeremy Corbyn sono volutamente irricevibili, studiate per essere respinte da Bruxelles. L'intenzione di Johnson sarebbe di procedere verso un “no deal”, ma dare la colpa alla Ue, accusando i 27 di non avere accettato le sue proposte. Johnson «sa benissimo che le sue proposte non saranno accettate. La sua vera intenzione è andare a un no deal».
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