la difficile trattativa

Brexit, l’Ue avverte Londra: azioni legali se la Gran Bretagna non onorerà gli impegni

Bruxelles minaccia il Governo britannico: ha tempo fino alla fine di settembre per ritirare il disegno di legge che concede a Londra il potere di violare alcune clausole-chiave dell'accordo di recesso, soprattutto sull'Irlanda del Nord

di Nicol Degli Innocenti

Monito Ue a Londra: "Rispetti gli accordi sulla Brexit"

3' di lettura

LONDRA - Si va allo scontro legale tra Unione Europea e Governo britannico. L'auspicato chiarimento non c'è stato: l’incontro bilaterale straordinario a Londra, richiesto con urgenza da Bruxelles, non ha colmato il profondo divario causato dalla decisione del premier Boris Johnson di violare parti dell’accordo di recesso siglato con la Ue pochi mesi fa.

Al termine dei colloqui tra il vicepresidente della Commissione Maroš Šefčovič e Michael Gove, cancelliere del Ducato di Lancaster e responsabile di Brexit, la Ue ha rilasciato un comunicato che è anche un ultimatum. Il Governo britannico ha tempo fino alla fine di settembre per ritirare il disegno di legge in questione, altrimenti la Ue passerà alle vie legali.

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L’accordo rimesso in discussione

L'Internal Market Bill, presentato mercoledì in Parlamento, concede a Londra il potere di violare alcune clausole-chiave dell'accordo di recesso, soprattutto sull'Irlanda del Nord. Secondo Johnson le misure sono necessarie per tutelare l'integrità del mercato interno del Regno Unito. La Ue ha dichiarato che la legge «ha gravemente danneggiato la fiducia tra la Ue e la Gran Bretagna» e ha respinto le giustificazioni di Gove che il Parlamento di Westminster è sovrano e libero di approvare leggi anche se violano gli accordi internazionali già sottoscritti da Londra.«Né la Ue né la Gran Bretagna possono unilateralmente cambiare, chiarire, emendare, interpretare, ignorare o non applicare l'accordo», afferma il comunicato Ue.

Se la legge fosse approvata, rappresenterebbe secondo Šefčovič una «violazione estremamente grave dell'accordo di recesso e della legge internazionale».Se il Governo britannico non ritirerà il disegno di legge al più presto, ha ricordato Šefčovič, «l'accordo di recesso prevede una serie di meccanismi e rimedi legali per gestire violazioni degli obblighi legali contenuti nel testo, che l'Unione Europea non esiterà ad usare».

Il Governo Johnson ha subito respinto l'ultimatum di Bruxelles. Gove ha detto di avere «messo in chiaro che non possiamo e non vogliamo» ritirare la legge. Il procuratore generale Suella Braverman ha pubblicato una giustificazione legale, ribadendo «il principio fondamentale della sovranità del Parlamento» e il suo diritto a violare anche trattati internazionali firmati dalla Gran Bretagna. Mark Elliott, docente di diritto pubblico all'Università di Cambridge, ha definito le motivazioni della Braverman «un ridicolo non sequitur». Se Londra non farà marcia indietro dovrà rendere conto delle sue azioni alla Corte europea di Giustizia, che potrebbe imporre pesanti multe e anche sanzioni commerciali al Governo britannico. Ogni azione legale da parte dei 27 dovrà attendere l'approvazione della legge, che inizierà a essere discussa lunedì dal Parlamento di Westminster.

Approvazione non scontata

La Camera dei Lord, dove i conservatori non hanno la maggioranza, ha già promesso battaglia sulla questione. Il Pari del Regno Michael Howard, ex leader dei Tories, è stato l'ultimo di una lunga serie di notabili del partito a criticare Johnson, dichiarando che le sue azioni danneggeranno la reputazione della Gran Bretagna. «Come possiamo rimproverare la Russia o la Cina o l'Iran quando la loro condotta cade al di sotto degli standard accettati a livello internazionale quando noi mostriamo così poco rispetto per i trattati e gli obblighi che ne derivano?», ha chiesto Howard. Anche il leader dell'opposizione, il laburista Keir Starmer, ha invitato il Governo a pensare «al rischio reputazionale che sta prendendo con le misure proposte». Alla Camera dei Comuni i conservatori hanno una maggioranza schiacciante, ma anche qui l’approvazione della legge non è affatto scontata perché molti deputati Tory hanno espresso il loro dissenso o perlomeno disagio per la decisione di Johnson di non rispettare un accordo da lui stesso firmato pochi mesi fa. Sembra infatti ormai certo che questa fosse l'intenzione di Johnson fin dall'inizio, seguendo i consigli di Gove e di Dominic Cummings, il suo più fidato consigliere.

Nel suo blog lo scorso anno Cummings aveva scritto a proposito degli accordi con la Ue che «gli impegni cosiddetti permanenti non lo sono, perché un Governo serio che non si fa intimidire dai funzionari e dagli esperti legali che trattano i ministri come pecore potrà ignorare questi impegni». Intanto l'ottava tornata di negoziati bilaterali tra Michel Barnier e David Frost si è conclusa a Londra con un nulla di fatto. Sia Johnson che Frost hanno più volte espresso la convinzione che un'uscita dalla Ue senza accordo sarebbe «un buon esito» per la Gran Bretagna e hanno stabilito una scadenza ultima del 15 ottobre. Se entro la data del Consiglio europeo non sarà trovata un'intesa allora entrambe le parti dovrebbero «accettare un no deal e andare oltre».


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