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British museum, dopo 2mila opere sottratte si dimette il direttore

Recuperati alcuni dei pezzi rubati

di Nicol Degli Innocenti

Londra, il direttore del British Museum si dimette dopo i furti

3' di lettura

LONDRA - British museum nella bufera: il museo più visitato in Gran Bretagna e una delle istituzioni culturali più celebri al mondo è scosso da uno scandalo che ha portato alle dimissioni del direttore e alla sospensione del suo vice. La polizia ha aperto un'inchiesta e il consiglio di amministrazione del museo si è formalmente scusato.

Oltre 2mila reperti, alcuni di inestimabile valore, sono scomparsi dagli archivi del museo negli ultimi anni. Si tratta di gioielli, gemme e altri piccoli oggetti preziosi che non erano in mostra nelle teche del museo ma conservati nei depositi.

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I più antichi risalgono al 15esimo secolo a.C., i più recenti al 19esimo secolo d.C. La cosa più grave è che i responsabili del museo erano stati avvertiti già nel febbraio 2021 che alcuni reperti, tra cui un cammeo romano, circolavano sul mercato antiquario ed erano addirittura in vendita su eBay.

L'accademico danese Ittai Gradel aveva segnalato la cosa ma i dirigenti del museo avevano insabbiato tutto, presumibilmente per evitare danni alla reputazione del British Museum.Hartwig Fischer, il direttore del museo, aveva negato ci fosse un problema e aveva addirittura criticato Gradel per le sue “insinuazioni”.

Ieri Fischer ha dato le dimissioni, ammettendo che “il museo non ha agito come avrebbe dovuto” e scusandosi tardivamente con l'antiquario danese. Il suo vice, Jonathan Williams, è stato sospeso dall'incarico.La vicenda è venuta alla luce pochi giorni fa, quando si è saputo che il museo in febbraio aveva licenziato uno dei suoi esperti di antiquariato, dipendente del British da oltre trent'anni. La polizia ha avviato un'inchiesta e sta interrogando l'ex dipendente del museo, che non può essere nominato per questioni legali.

Osborne ha detto che alcuni dei reperti scomparsi sono già stati recuperati, grazie alla collaborazione di esperti e antiquari in tutto il mondo. Altri saranno ritrovati nei prossimi mesi, ma l'ex cancelliere ha ammesso che difficilmente sarà possibile rintracciare tutti i reperti scomparsi, anche perchè non tutti sono stati catalogati.

“Riteniamo che i furti siano stati commessi per un lungo periodo di tempo e, francamente, avremmo potuto fare di più per prevenirli -, ha detto Osborne -. Il British museum chiaramente deve accelerare la catalogazione completa di tutti i reperti della sua collezione”.

Lo scandalo al museo ha risollevato la vexata quaestio di quale sia la giusta collocazione per reperti inestimabili che in passato sono stati rubati, saccheggiati o comunque trafugati in modo illecito durante l'era imperiale o coloniale. Mentre numerosi musei e istituzioni culturali, anche in Gran Bretagna, hanno restituito volontariamente reperti al loro Paese d'origine, il British museum ha sempre adottato una linea dura, dichiarando di essere il luogo migliore e più sicuro per mostrare i tesori di tutto il mondo.

Le richieste di restituzione

Ora che la competenza e le misure di sicurezza del museo sono state messe in dubbio dallo scandalo, torna alla ribalta ad esempio la richiesta della Grecia di tornare in possesso dei Marmi del Partenone, trafugati da Lord Elgin nel 1801.

La ministra della Cultura greca, Lina Mendoni, ha ribadito “la legittima richiesta del mio Paese per la restituzione definitiva dei marmi del Partenone, in modo che possano essere riuniti con le altre sculture nel museo dell'Acropoli di Atene”. Il partito conservatore al potere a Londra ha accusato la Grecia di “opportunismo sfacciato”.

Anche la Nigeria però ha colto l'occasione per chiedere formalmente la restituzione dei Bronzi del Benin rubati dai soldati britannici a fine Ottocento. La polemica è solo agli inizi.


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