Bruges l’«italiana»: viaggio nel luogo dove è nata la Borsa
Il palazzo dei Van der Beurze, nel cuore della città gioiello delle Fiandre, fu il primo luogo di contrattazioni d’Europa. Dominato dagli italiani
di Enrico Marro
I punti chiave
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Se in italiano si chiama Borsa, in tedesco Börse, in francese Bourse e in spagnolo Bolsa, il merito è di questo palazzo medievale dalle linee vagamente razionaliste. L’albergo della famiglia Van der Beurze. Costruito nel 1285, è presto diventato il luogo delle contrattazioni tra i mercanti di tutt’Europa che approdavano in uno dei centri più ricchi dell’epoca: Bruges.
In questo palazzo, nel cuore della città fiamminga patrimonio Unesco, suonò per la prima volta nella storia la campana che ancor oggi avvia le contrattazioni in tutto il mondo. E a fianco di questo edificio, nella Wall Street del Medioevo, troviamo i tre palazzi dei consolati stranieri più potenti dell’epoca: quelli di Genova, di Venezia e di Firenze. Simboli della ricchezza dei mercanti italiani, i grandi protagonisti dei traffici commerciali europei legati alle Fiandre.
Italia e Fiandre, così lontane e così vicine
Quello tra Bruges e l’Italia è un legame forte, antico e profondo, ricordato anche da Dante e Lodovico Guicciardini. Un rapporto che affonda le sue radici nel commercio, certo, ma anche nell’arte (con il sorprendente intreccio tra Rinascimento e pittura fiamminga) e nelle relazioni tra prestigiose università medievali come Lovanio e Bologna.
Un legame che ha i suoi protagonisti, come il fiorentino Tommaso Portinari (1424-1501), parente della Beatrice di Dante, uomo di fiducia di Pietro Medici, che nelle Fiandre diventò prima banchiere dei Duchi di Borgogna e poi del re di Scozia. Un personaggio poliedrico e controverso, la cui eleganza fu immortalata nel famoso Trittico Portinari di Hugo van der Goes (oggi agli Uffizi) e nelle tele di Hans Memling.
Mecenate e grande amico di Carlo il Temerario, Portinari a Bruges acquistò Palazzo Bladelin, dimora patrizia costruita nel 1440 a due passi dalla Piazza della Borsa. Da pochi mesi è stata riaperta al pubblico, con i suoi stemmi dei Medici e i ritratti di Lorenzo il Magnifico e della moglie Clarice Orsini.
Ma nella storia di Bruges è scolpita anche la storia degli Adorno, genovesi, che nel Quattrocento fecero costruire la Cappella di famiglia ancor oggi visitabile nel centro della città.
Il più famoso fu Anselmo Adorno (1424-1483), rappresentante del re di Scozia che venne assassinato durante uno dei suoi viaggi diplomatici. Zenone, protagonista dell’“Opera al nero” di Marguerite Yourcenar, torna a Bruges per fare affari proprio con gli Adornes, che ancor oggi vivono nella città fiamminga.
«Gli italiani furono i primi ad approdare qui e gli ultimi ad andarsene, quando la scoperta del Nuovo Mondo aveva ormai tagliato fuori Bruges dalle rotte commerciali», spiegano al Sole 24 Ore gli archivisti Jan Anseeuw e Dieter Viaene.
«I fiamminghi impararono molto dai mercanti della Penisola, dai sistemi di assicurazioni delle navi alla logistica dei trasporti - continuano gli studiosi - . Attirati dal sistema di privilegi di Bruges (gli incentivi di quello che era un piccolo “paradiso fiscale” medievale), gli italiani portarono qui spezie, tinture, tessuti e diamanti».
Un viaggio nel Medioevo
Le tracce dei Portinari, degli Adorno, dei Tani e degli Arnolfini si respirano ovunque in questa città medievale perfettamente conservata: un viaggio nel tempo che come una tela fiamminga è ricco di dettagli, angoli, scorci, canali, luci e profumi tutti da scoprire. Intima, preziosa, a tratti malinconica come notava lo scrittore simbolista Georges Rodenbach.
Una melodia senza sbavature anche dal punto di vista architettonico. A partire dalla Piazza del Mercato dominata dal Belfort, la torre civica alta 83 metri, una “scalata” di 366 gradini che svela dall’alto l’attigua piazza del Municipio con il Burg, centro del potere cittadino, con le affascinanti volte della sua Sala Gotica.
Accanto c’è la Basilica del Sacro Sangue, una delle poche chiese romaniche nella regione ancora perfettamente conservate. Con la cappella privata di Diederik van de Elzas, Conte delle Fiandre, che al ritorno da Gerusalemme dopo la seconda crociata portò in questa chiesa una reliquia speciale: un’ampolla che conterrebbe il sangue di Gesù.
Mentre nella Chiesa di Nostra Signora, all’ombra del secondo campanile in mattoni più alto del mondo (115 metri), è conservata una monumentale Madonna con Bambino di Michelangelo: un capolavoro scolpito in due tonnellate di marmo di Carrara, unica opera del Buonarroti a lasciare l’Italia mentre lui era in vita.
La magia dei Primitivi fiamminghi
Senza dimenticare la Cattedrale di San Salvatore con il suo campanile gotico-romanico di 79 metri, ricca di arazzi di Bruxelles e perle di Primitivi Fiamminghi come Dirk Bouts e Hugo van der Goes.
A proposito dei Primitivi: oltre alle opere conservate nell’Ospedale di San Giovanni e nella Chiesa di Nostra Signora, è assolumanente da vedere il Museo Groeninge, dove sono conservati tra gli altri il famoso Trittico Moreel di Hans Memling, la Madonna del canonico van der Paele di Jan van Eyck e importanti opere di van der Goes e Bosch.
I legami tra le Fiandre e il nostro Paese sono così profondi da risultare quasi difficili da raccontare. Incredibile per esempio come ancor oggi, per i giovani fiamminghi, resista l’antica tradizione di fare l’ultimo viaggio scolastico delle superiori in un posto ben preciso: l’Italia. Il Paese “gemello diverso”. Così lontano ma anche così vicino.
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