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BTp, fondi hedge all’attacco? Ecco perché la speculazione non è al record

Il «Financial Times»: record di BTp presi in prestito per speculare al ribasso. Ma gli indicatori del mercato (dai futures allo spread) riducono l’allarme

di Morya Longo

(Adobe Stock)

4' di lettura

Italia sotto attacco dalla speculazione finanziaria? A dispetto di uno spread tra BTp e Bund piuttosto stabile (giovedì ha chiuso in calo da 231 a 223 punti base), è il «Financial Times» a lanciare l’allarme: secondo i dati di S&P Global Market Intelligence, la quantità di titoli presi in prestito dagli hedge fund per vendere allo scoperto i BTp italiani è attualmente di 39 miliardi di dollari. Livello massimo mai visto dal gennaio 2008. Cioè dall’anno della crisi dei mutui subprime. Insomma: secondo questi dati, i titoli di Stato italiani presi in prestito dagli investitori per speculare al ribasso sull’Italia sono oggi maggiori rispetto anche a quelli del 2011-2012, quando ci fu la vera crisi dello spread.

Una domanda viene spontanea: siamo davvero all’alba di un attacco speculativo senza precedenti contro l’Italia? Molteplici fonti di mercato sentite dal Sole 24 Ore tendono a ridimensionare l’allarme. È vero che le tensioni sui mercati ci sono, e ci saranno, ma - almeno per ora - restano relativamente contenute. Vari indicatori lo dimostrano. Uno fra tutti: i 39 miliardi di titoli in prestito sono poca cosa in un debito pubblico da 2.766 miliardi.

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Allarme ridimensionato/1: Spread e Cds

I primi indizi che suggeriscono cautela arrivano dal mercato: oggi né lo spread tra BTp e Bund né le polizze anti-default dell’Italia (i cosiddetti Cds) sono su livelli drammatici. Sono saliti, certo, ma senza strappi. In un momento di elevata inflazione e di rendimenti che crescono in tutta Europa, è anche normale che gli spread (non solo quello dell’Italia) si allarghino. Oggi il differenziale tra BTp e Bund è a 223 punti base: livello certamente più elevato rispetto a quello dell’anno scorso, ma nulla di paragonabile agli oltre 500 del 2011 e agli oltre 400 del 2012.

L’ALTALENA DELLO SPREAD
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Stesso discorso per le polizze anti-default: oggi assicurarsi contro l’insolvenza dell’Italia costa l’1,51% dell’importo da coprire, mentre nel 2011 abbiamo sfiorato il 6%. E nel 2018, durante il Governo Conte 1, il 3%. Appare dunque strano che, di fronte a un mercato che in passato ha avuto momenti molto più drammatici, oggi ci possa essere una speculazione ribassita da record.

Allarme ridimensionato/2: i rapporti di grandezza

C’è poi un altro dato che suggerisce cautela. I 39 miliardi di euro di BTp presi in prestito dagli hedge fund per speculare al ribasso contro il nostro debito pubblico sono poco paragonabili a quelli analoghi presi in prestito nel 2008: a quei tempi il nostro debito pubblico era di 1.700 miliardi, mentre oggi è di mille miliardi più grosso.

E anche i volumi sui mercati dei titoli di Stato oggi non sono paragonabili a quelli del passato: secondo i dati di Mts, ad agosto 2022 i pronti/termine in cui sono stati usati i BTp si sono attestati sui 130 miliardi giornalieri, in linea con le medie del periodo, mentre nell’agosto 2008 si viaggiava intorno a 70 miliardi. Insomma, oggi il mercato ha numeri strutturalmente molto maggiori di allora. Paragonare i 39 miliardi di oggi con quelli del 2008 rischia insomma di essere fuorviante.

Allarme ridimensionato/3: i BTp futures

Non solo. Un altro modo per speculare contro l’Italia è usando i futures sui BTp. Ma se si guardano questi contratti derivati, non si nota una drammaticità paragonabile a quella segnalata dal «Financial Times»: il cosiddetto «open interest» (cioè le posizioni aperte sui futures) in realtà è calato ad agosto, da circa 50mila posizioni aperte di inizio mese alle 43mila attuali. Se si estende lo sguardo agli ultimi due anni, si nota un leggero aumento a partire da gennaio (nel 2021 siamo sempre stati tra 30 e 40mila), ma nulla di eclatante. Per contro sono aumentate in maniera costante le posizioni aperte sui Bund future, cioè sui titoli tedeschi: da 1,15 milioni di inizio 2021 a 1,19 di agosto 2022. Anche qui, insomma, non si vede alcun attacco.

Allarme ridimensionato/4: i fondi hedge

È vero infine che molti fondi hedge hanno aperto di recente posizioni ribassiste sul nostro debito, ma è anche vero che molti di questi fondi - riferiscono gli esperti - erano ribassisti da molto tempo. Avevano chiuso le loro speculazioni a luglio, quando il mercato era tornato positivo, e ora le hanno riaperte. Inoltre - osserva un addetto ai lavori - «la loro attività di prestito titoli è episodica e scarsamente significativa data l’esiguità dei numeri».

Ma le tensioni ci sono: ecco perché lo spread può salire

Detto questo per l’Italia, sui mercati, si profila un periodo sfidante. Per almeno tre motivi. Da un lato la crisi del gas pesa sul nostro Paese (ma ancora più sulla Germania) e peserà su economia, entrate fiscali e debito/Pil. Dall’altro il sostegno della Bce (che non è venuto meno totalmente) è molto ridimensionato rispetto a mesi fa. Infine le elezioni politiche - come sempre - generano incertezza. Dunque il mercato entrerà probabilmente in fibrillazione. Lo spread forse aumenterà. Tanti sul mercato se l’aspettano. E la speculazione farà la sua parte, come sempre. Ma da qui a vedere già oggi il più grande attacco contro l’Italia, ce ne passa.

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