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BTp Italia, cedole sempre più ricche: ora superano anche il 5%

Con il carovita, per i 4 titoli che «staccano» a maggio in arrivo pagamenti semestrali lordi compresi fra il 4,82% e il 5,66%. E negli ultimi 12 mesi i flussi sfiorano ormai l’8 per cento

di Maximilian Cellino

“Finance Day” - Mercati, risparmio e cripto: le strategie antivolatilità

3' di lettura

Il rendimento dei BTp decennali, balzato proprio questa settimana oltre la soglia del 3% e ai massimi da oltre tre anni e mezzo, è di sicuro un segnale poco gradito per il Tesoro e per gli oneri che dovrà sostenere per finanziare il debito italiano. Le spese medie per l’emissione di nuovi titoli sul mercato sono già più che quintuplicate nei primi quattro mesi dell’anno, passando allo 0,54% dal minimo storico dello 0,10% registrato in un 2021 forse irripetibile, ma è chiaro che si tratta di un bilancio soltanto provvisorio.

Il rincaro sarà infatti verosimilmente ben superiore e legato anche a un ulteriore aspetto, forse non del tutto preventivato: quello delle cedole più «salate» che dovranno essere corrisposte ai bond indicizzati all’inflazione. A partire da quei BTp Italia legati al carovita del nostro Paese, e in origine pensati proprio per il risparmiatore italiano, che dopo anni di «vacche magre» vedono adesso lievitare i versamenti effettuati con cadenza semestrale. La faccenda assume quindi il classico doppio volto e un aggravio per il Mef e le casse dello Stato si traduce in un sollievo, se pur parziale, per chi a suo tempo ha investito in questo strumento e ora riceve quantomeno una minima ricompensa al corrispondente aumento generale dei prezzi che sperimenta sulla propria pelle ogni giorno.

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Le cedole previste a maggio

Se per i quattro titoli che prevedevano versamenti di cedole semestrali il mese scorso la remunerazione lorda già si era attestata attorno al 4 per cento, i BTp che si presenteranno all’appuntamento a maggio (anche stavolta saranno quattro) godranno di un’ulteriore accelerazione. Secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore sui dati forniti da Skipper Informatica si andrà infatti dal 4,82% lordo che verrà corrisposto il 20 di questo mese dal titolo con scadenza novembre 2023 (il dodicesimo della serie emessa dal Tesoro) al 5,66% pagato il 25 maggio dal BTp Italia numero sedici con scadenza maggio 2023, l’ultimo collocato ormai due anni fa poco dopo lo scoppio della pandemia.

LA SUPERCEDOLA
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ALL’INCASSO

Valore lordo delle cedole lorde comprese di rivalutazione del capitale, che maturano sui BTp Italia a maggio e complessivamente negli ultimi 12 mesi solari

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IL CONFRONTO
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Si tratta quindi senza dubbio di uno scatto significativo rispetto agli anni precedenti, quando in molti casi ci si era dovuti accontentare della cedola minima reale stabilita per questo particolare strumento e nell’ordine dei qualche decimo percentuale. Volendo poi estendere il bilancio agli ultimi dodici mesi, se si ricomprendono anche i pagamenti ricevuti lo scorso novembre sugli stessi titoli si può anche arrivare a totalizzare un flusso cedolare non così distante dall’8% (7,62% lordo e 6,67% al netto della ritenuta, che come per tutti i titoli di Stato è pari al 12,5%) che rievoca tempi ormai oggettivamente lontani.

Il confronto con i BTp nominali

Inevitabile a questo punto il paragone con i titoli del Tesoro «tradizionali», quelli cioè nominali e non indicizzati. Qui non c’è da sorprendersi tanto del fatto che la bilancia penda ormai a favore del BTp Italia, quanto della distanza di rendimento, che inizia a farsi sostanziale e in alcuni casi più che doppia. Attraverso gli strumenti di Skipper Informatica si può infatti stabilire che, se si fosse investito un ammontare di 10mila euro nel titolo indicizzato emesso a maggio 2017 (il più longevo dei quattro che pagheranno le cedole nelle prossime settimane), si potrebbe ottenere fra un anno alla sua scadenza un guadagno pari a circa 1.730 euro. Questo sempre nell’ipotesi che l’inflazione si mantenga stabile ai livelli attuali nei prossimi 12 mesi.

A conti fatti si tratta insomma di una performance complessiva lorda del 17,3%, che quando viene annualizzata diventa un 2,69% tutt’altro che disprezzabile per uno strumento simile e tenendo conto del periodo caratterizzato (almeno fino a pochi mesi fa) da tassi rasoterra, se non addirittura negativi. Ma che soprattutto si confronta con l’1,02% racimolato a malapena da chi lo stesso giorno avesse preferito puntare su un BTp nominale con la medesima scadenza.

Nuove emissioni in arrivo?

Il merito va al fatto che, in uno scenario che ha visto l’improvvisa impennata dei prezzi al consumo, il BTp Italia sia un’obbligazione con caratteristiche «Inflation Protected»: difende cioè l’investitore - sul capitale, come sugli interessi - dall’andamento dell’inflazione italiana calcolata attraverso l’indice Foi, che misura i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. E che, per i tempi in cui si parlava ancora di deflazione, il Tesoro garantisse che il tasso cedolare non potesse scendere sotto il valore reale minimo stabilito all’emissione (fra lo 0,25% e l’1,4% per i quattro titoli considerati in questo articolo).

Il tutto oltre a un «premio fedeltà» del quattro per mille (raddoppiato per l’ultima emissione) per chi avesse sottoscritto i titoli al collocamento e li mantenesse in portafoglio fino alla scadenza. I BTp Italia mancano all’appello fra le emissioni governative appunto dal maggio 2020: i prossimi mesi ci sveleranno se il Tesoro avrà la necessità (o la convenienza) di collocarne di nuovi.

Riproduzione riservata ©
  • Maximilian CellinoRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese, tedesco

    Argomenti: Mercati finanziari, politiche monetarie, risparmio gestito, investimenti, fonti alternative di finanziamento, regolamento del sistema finanziario

    Premi: Premio State Street 2017 per il giornalista dell'anno - Categoria Innovazione

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