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BTp Italia e quei segnali che potrebbero arrivare dagli istituzionali

di Gianfranco Ursino

2' di lettura

In ambito finanziario è sempre importante monitorare e capire dove si stanno dirigendo i capitali dei grandi investitori, che sui mercati non solo fanno tendenza, ma anche il bello e cattivo tempo. I movimenti degli investitori istituzionali sono infatti in grado di anticipare e influenzare quelli dei mercati, ma sono anche utili per percepire la bontà di un investimento. Anche nel caso del collocamento dei BTp Italia per i piccoli risparmiatori potrebbe essere quindi molto importante cogliere l’interesse degli istituzionali per valutare l’offerta del Tesoro.

Nella realtà, ormai da alcuni anni, il collocamento del BTp Italia prevede invece la raccolta degli ordini degli investitori retail nei primi giorni di offerta e soltanto successivamente quella che arriva dagli istituzionali. E non viceversa.

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Dal 2012, nel complesso delle 19 edizioni, con i BTp Italia sono stati raccolti 203 miliardi di euro, di cui solo 93,3 (46%) assegnati al retail. Eppure fin dalla prima emissione di marzo 2012, i ministri e gli alti dirigenti che si sono avvicendati al Mef, hanno sempre ribadito che il BTp Italia è stato confezionato con caratteristiche ritagliate su misura delle famiglie. Ma per andare incontro ai piccoli risparmiatori, si potrebbe fare l’ulteriore passo di fargli cogliere in anticipo e non ex-post l’interesse manifestato dagli istituzionali.

Del resto se la quota minima destinata ai grandi investitori viene predefinita, non c’è più neanche il rischio che quest’ultimi facciano incetta, non lasciando così tanto spazio alle richieste dei piccoli risparmiatori. Dall’altra parte, in ogni caso con l’attuale sistema quando la domanda totale ha superato l’ammontare offerto, agli istituzionali è stata assegnata comunque una quota non evadendo tutte le richieste del retail.

Il Tesoro, però, potrebbe non gradire un’inversione della tempistica di adesione al collocamento tra le due tipologie di investitori, perché avrebbe minori garanzie di successo dell’operazione. Se gli istituzionali snobbassero un’emissione, anche il retail potrebbe agire di conseguenza. In quest’ultimo collocamento, per esempio, gli istituzionali hanno sottoscritto poco meno di 1,4 miliardi di euro, non acquistando tutto l’ammontare a loro disposizione.

Anticipare la fase di adesione dei grandi investitori, potrebbe quindi non essere in linea con la strategia del Mef finalizzata alla crescita della quota dei risparmiatori retail. Un obiettivo sicuramente raggiunto con l’ultimo collocamento chiuso in settimana, dove su un totale assegnato di 9,9 miliardi ben 8,6 miliardi (86%) sono stati richiesti dalle famiglie. Un record. Proprio adesso che la storica convenienza del BTp Italia rispetto ai BTp nominali inizia a vacillare.

Se guardiamo l’inflation breakeven del BTp Italia 2028 emesso nel novembre scorso e il BTp nominale di pari scadenza siamo attorno al 2,08%: se l’inflazione sarà superiore a tale valore sarà quindi preferibile il BTp Italia, in caso contrario, il nominale. In ogni caso se l’inflazione rimane un’incognita da remunerare, la scelta dei BTp Italia consente di coprirsi da dinamiche penalizzanti ed è meno volatile/rischioso. A parità di rendimento atteso, il BTp Italia è quindi da preferire.

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  • Gianfranco UrsinoResponsabile Plus24

    Luogo: Milano

    Argomenti: Fondi comuni, Etf, Assicurazioni, Conti correnti, Conti deposito, Mutui, Polizze fideiussorie, Anatocismo, Usura, Risparmio postale, Libretti Coop, Banche, Borsa, Consob, Banca d’Italia, Abf, Acf, Oam, Ocf, Consulenza finanziaria, Fondi pensione, Casse di previdenza, Fintech

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